I settecento anni di Marco Polo - QdS

I settecento anni di Marco Polo

Carlo Alberto Tregua

I settecento anni di Marco Polo

martedì 25 Giugno 2024

Il Milione, un grande viaggio

Chi ha letto Il Milione, anche più volte – scritto da quel grande viaggiatore veneziano che fu Marco Polo (1254-1324), ben settecento anni fa – forse non si rende conto dell’immensità di difficoltà che un uomo del 1300 ha affrontato in un viaggio di sola andata lungo circa diecimila chilometri fra Venezia e Pechino.

In quell’epoca in Cina vi erano i Tartari che dominavano quel Paese estremamente arretrato e che viveva sostanzialmente di agricoltura e allevamento di bestiame. Però vi erano artigiani di primo livello e la cultura della lavorazione della seta, che si diffuse in tutto il mondo dopo essere stata portata in Occidente.

Insomma, Marco Polo fu un antesignano dei rapporti con l’altra parte del mondo, più lontana dell’Argentina (come disse Papa Francesco). Ed è importante leggere la descrizione sia di ciò che egli trovò, sia delle innumerevoli peripezie incontrate lungo la strada per capire come funzionavano (o non funzionavano) le cose in quell’epoca. Epoca in cui Dante (1265-1321) scrisse la Divina Commedia.

Marco Polo, dunque, e il suo Milione – titolo che deriva probabilmente da “Emilione”, nome che l’Autore e la sua famiglia usavano per distinguersi dalle diverse altre famiglie Polo che esistevano nel Duecento a Venezia – descrivono un viaggio attraverso le alte valli del Pamir, il deserto di Lop e del Gobi, attraversando steppe mongoliche infinite per arrivare ai confini del “Catai” (Cina) e, infine, arrivando a Pechino dopo oltre tre anni e mezzo.

Polo si installò in quel Paese dopo aver ottenuto la fiducia del sovrano e vi rimase per ben diciassette anni, visitando tante zone e approfondendo le condizioni di vita, lingue e costumi dell’Asia orientale.
Approfittò di una spedizione navale in Persia e, invitato, si imbarcò e raggiunse quel Paese ove stette quasi due anni. Ma poi ripartì per Costantinopoli e Negroponte, ritornando a Venezia dopo venticinque anni di assenza.

Polo fu incarcerato a Genova e parlò di quello che aveva fatto, cioè dei suoi viaggi, a un compagno di cella chiamato Rustichello, che trascrisse tutto in francese in un libro dal titolo Livre des merveilles du monde. Poi esso assunse la denominazione de Il Milione, che si diffuse rapidamente in tutta Europa.
I viaggi e la scoperta di terre nuove furono la molla che spinse Cristoforo Colombo ad attraversare l’Oceano per approdare, egli pensava, alle Indie. Cosicché salpò dal porto di Palos il 3 agosto del 1492 con le tre caravelle, la Niña, la Pinta e la Santa Maria.

Com’è noto, le navi stettero in bonaccia, cioè senza vento, per oltre tre mesi, ma poi per fortuna il vento spirò, ripresero la navigazione e approdarono sulle coste “indiane” il 12 ottobre dello stesso anno.
Dal suo nome prese la denominazione una città che ancora esiste, cioè Columbia, mentre negli Stati Uniti viene ricordato il navigatore genovese ogni anno durante il Columbus day.
Poi però egli non ebbe la fortuna di lasciare il suo nome a tutto il continente, che invece prese il nome da Amerigo Vespucci (1454-1512).
Viaggi mitici, pieni di rischi e di suspance, che hanno fatto evolvere l’Occidente.

Perché vi abbiamo parlato di questi viaggi? Per sottolineare l’invincibile voglia di uomini e donne di scoprire l’arcano, ciò che non si sa, ma che esiste, anche se fino a un certo punto l’umanità confondeva l’esistenza con l’ignoranza.

Nota è la più grande diatriba di tutti i tempi tra la concezione tolemaica e copernicana della Terra: Tolomeo nel 100 d.C. affermò che la Terra fosse piatta e Copernico lo smentì dicendo che era rotonda e che girava intorno al Sole. Dopo, Galileo Galilei avrebbe pronunciato la celebre frase: “Eppur si muove” per la quale il Papa dell’epoca lo costrinse all’abiura.

L’umanità va sempre avanti perché alcuni/e dei/lle suoi/e figli/e sognano traguardi che gli altri non vedono e cercano di raggiungerli con mezzi terreni.

In questo quadro non possiamo non citarvi Fabiola Gianotti, attuale direttrice del Cern (Conseil européen pour la recherche nucléaire) di Ginevra, che indaga con strumenti eccezionali i misteri dell’universo e che porterà certamente a scoperte altrettanto eccezionali.

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