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Sicilia, consumo di crack sempre più diffuso

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Sicilia, consumo di crack sempre più diffuso

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sabato 21 Gennaio 2023

Cresce il consumo di stupefacenti. Anna Maria Garufi, presidente della Lelat e presidente regionale del Cnca, parla della questione.

Tra i drammi che si stanno consumando a livello nazionale nel post pandemia non c’è soltanto quello economico. Il dramma di cui stiamo parlando ha radici ben più profonde e radicate nel malessere di un’intera società ed è connesso al consumo di stupefacenti, testimoniato dai dati in continuo aumento riguardanti l’accesso nei Sert (Servizio per le tossicodipendenze) e nei Serd (Servizi per le dipendenze patologiche) nelle Aziende sanitarie provinciali della Sicilia.

Un fenomeno che si espande, e che pian piano sta allungandosi anche sui ragazzi provenienti da ceti sociali più abbienti, come sta avvenendo per esempio a Messina. La conferma arriva da Anna Maria Garufi, presidente della Lelat (Lega lotta Aids e tossicodipendenza) e presidente regionale del Cnca (Coordinamento nazionale comunità accoglienti) fino allo scorso dicembre.

Anna Maria Garufi da oltre quarant’anni combatte sul territorio di tutta la provincia di Messina il fenomeno della tossicodipendenza. Negli ultimi trenta, anche grazie alla comunità Lelat: “Dai noi non c’è più la richiesta che c’era una volta e il motivo dipende dalla fluidità della società in cui viviamo. Giovani e adulti che consumano cocaina o crack non ritengono infatti di poter essere considerati al pari dei tossicodipendenti”.

Il consumo viene ritenuto come una droga voluttuaria ed è per questo che in molte città si fa fatica a parlare di emergenza. E se la cocaina è entrata sempre più in profondità nei ceti abbienti, l’allarme crack sta adesso interessando i giovanissimi. “A Messina – racconta la presidente della Lelat – ci siamo ritrovati a dover far togliere alla famiglia una ragazzina di tredici anni che fumava crack con dei coetanei in piazza Unione europea, proprio di fronte il Municipio, dove ogni sera si riuniscono tanti gruppi di ragazzi”.

Un fenomeno, quello dell’assunzione di crack, che diventa quindi sempre più trasversale e non più legato al ceto sociale di appartenenza: “Non stiamo parlando – conferma Garufi – sempre di famiglie disagiate. Anzi, nella maggior parte dei casi parliamo di ragazzi provenienti da quartieri anche bene del centro città con genitori spesso distratti”.

E mentre il crack si diffonde nei salotti buoni, le comunità si svuotano e operano principalmente nei confronti dei detenuti, come nel caso della Lelat e della comunità Faro, le due presenti sul territorio peloritano. Il tutto mentre i Sert scontano un ricambio generazionale non operato dalle Asp. Come spiega una fonte interna, che però preferisce rimanere anonima, “un tempo erano in nove e adesso sono in tre o addirittura in due a dover garantire la stessa presenza del passato sul territorio: semplicemente impossibile. Con l’aumento dei tossicomani queste strutture stanno collassando. E non sono previste nuove risorse umane all’orizzonte”.

Un quadro, dunque, su cui le istituzioni devono porre necessariamente maggiore attenzione: da un lato l’aumento dei consumi di droghe chimiche e quelle liquide, soprattutto fra i più giovani; dall’altro il calo delle richieste di confronto e informazione sul fenomeno e i presidi una volta impegnati in prima linea messi in difficoltà dalla burocrazia. Una combinazione che rischia di rivelarsi esplosiva tanto a livello locale che nazionale e davanti a cui non è più possibile voltarsi dall’altra parte.

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