Sicurezza, competenze e giovani in fuga: in Sicilia il lavoro fa acqua da tutte le parti - QdS

Sicurezza, competenze e giovani in fuga: in Sicilia il lavoro fa acqua da tutte le parti

redazione

Sicurezza, competenze e giovani in fuga: in Sicilia il lavoro fa acqua da tutte le parti

Roberto Pelos e Patrizia Penna  |
martedì 13 Dicembre 2022

In Sicilia il lavoro ha assunto i contorni dell’emergenza. Dai neet alla carenza di competenze, dalla sicurezza all’obiettivo mancato di reinserimento lavorativo dei disoccupati

In Sicilia il lavoro ha i contorni dell’emergenza: dai neet alla carenza di competenze, dalla sicurezza all’obiettivo mancato di reinserimento lavorativo dei disoccupati. Ne abbiamo parlato con Nuccia Albano neo assessora al ramo, che ha fatto il punto della situazione sui programmi del Governo regionale.

Nuccia Albano

Assessore, quale sarà la road map delle emergenze legate al lavoro?
“La prima problematica che va affrontata è quella del Reddito di cittadinanza. Aspettiamo che il governo nazionale voti la legge per attivarci di conseguenza. Nell’ultimo periodo si è creata molta confusione sul contenuto del disegno di legge: ad esempio tra occupabili e non occupabili ma in realtà per alcuni soggetti fragili sembra non ci sarà alcun taglio. Di certo, per gli occupabili c’è l’obbligo, per tutti, di provvedere alla frequenza di corsi per almeno sei mesi e quindi l’assessorato in tale direzione si attiverà intensificando l’azione, attraverso i Centri per l’impiego, individuando i soggetti per avviarli ai corsi, così come voluto dalla legge nazionale. La Regione ha un’attenzione particolare su tutte le emergenze legate al mondo del lavoro che hanno ricadute sociali e che colpiscono le fasce più fragili. Vogliamo rinforzare ancor di più i Centri per l’impiego che possono avere un ruolo strategico. Mi attiverò con i colleghi dell’assessorato all’Agricoltura e Pesca, alla Sanità, ai Beni Culturali e alle Attività Produttive, affinché, in funzione dei finanziamenti comunitari che ricevono le imprese, tramite la Regione si possa meglio programmare il rapporto offerta e domanda di lavoro. Bisogna far sì che il Rdc, che oggi è assistenza economica, si trasformi, attraverso la formazione, in una opportunità di lavoro. Per riuscire nel nostro obiettivo dobbiamo lavorare tutti insieme, deve essere messa in campo un’azione sinergica che coinvolga il mondo delle imprese, del commercio, i servizi sociali e sanitari”.

Quali iniziative ha in programma per scongiurare ulteriori migrazioni di giovani siciliani?
“Ogni regione ha una sua caratteristica, la nostra economia si basa molto sul turismo, ma abbiamo poche risorse di materia prima, tecnologiche ed energetiche e quelle presenti non sono state sfruttate per un rapporto costo-benefici. Gli investimenti futuri nel campo energetico e alimentare, oggi più che mai necessari a causa del conflitto russo ucraino, così come la ricerca anche nel campo medico post Covid, sono un’opportunità per le imprese di creare lavoro e attrarre delle eccellenze nostre che, negli anni passati, sono andate via per mancanza di opportunità di lavoro. Io spero nel possibile ritorno di giovani in Sicilia. Il mercato del lavoro nell’Isola non ha offerto loro la possibilità di trovare un’occupazione. Sostengo che i giovani debbano partire, fare esperienze all’estero, essere competitivi in Europa e nel mondo ma devono tornare per far crescere la Sicilia. A vantaggio del ritorno, per cui sono fiduciosa, c’è l’attaccamento alla nostra terra e spero che tanti giovani possano tornare ricchi della loro esperienza”.

Che tipo di richieste pensa di avanzare al Governo nazionale?
“Ci sono sicuramente alcune priorità, le richieste al governo nazionale non le pone l’assessore ma il Presidente della Regione e il governo nella sua interezza. I temi del mio assessorato li rappresenterò al tavolo della Giunta, così come faranno tutti i miei colleghi. Il governo nazionale ha dimostrato attenzione alle problematiche del mondo lavoro e lo dimostra anche attraverso la rilettura del Reddito di cittadinanza”.

Ha in programma di collegare i centri per l’impiego con la formazione professionale? E in che modo?
“Il collegamento tra Centri per l’impiego e Formazione è insito nello stesso percorso del Rdc, nel momento in cui il Cpi individua i cittadini per avviarli ai corsi di formazione. Come detto prima, dobbiamo interfacciarci con imprese e mondo del commercio, sociale, sanitario, per creare presupposti lavorativi. Noi dobbiamo puntare ad una formazione di qualità per rendere il soggetto occupabile o che possa comunque spendersi sul mercato del lavoro. Se la Formazione non centrerà l’obiettivo della specializzazione avremo speso soldi senza soddisfare un’offerta di lavoro che ci viene dal mondo delle imprese e di conseguenza avremo un Rdc che sarà sempre assistenziale”.

mannino cgil

L’intervista al segretario regionale Cgil Alfio Mannino

“Aprire tavolo tra Regione, sindacati e datori di lavoro”

Segretario Mannino, avete avviato un’interlocuzione con il neo assessore Nuccia Albano per capire come la Regione intenda fronteggiare l’emergenza lavoro?
“Noi abbiamo mandato richiesta di incontro al Governo, sia al presidente Schifani che agli assessori tutti, ma ad oggi non è arrivata nessuna convocazione. Comprendiamo comunque come ciò sia dovuto al fatto che il nuovo Governo si è insediato troppo di recente. C’è stato per la verità qualche incontro, ma del tutto informale”.

Quali proposte avete intenzione di avanzare al nuovo presidente della Regione?

“Abbiamo tanti temi da discutere con il nuovo Governo Regionale che riguardano la riforma del ciclo rifiuti, la riforma delle Province, la formazione e l’istruzione, dobbiamo discutere della sanità, delle politiche di sviluppo legate ai fondi Psr, ai fondi Fesr e ai fondi di Coesione e dobbiamo aprire un tavolo di confronto per discutere del Pnrr. Riguardo ai giovani, per prima cosa noi abbiamo la necessità di realizzare un piano straordinario di assunzioni nella pubblica amministrazione: abbiamo vuoti in organici per 40 mila addetti e questo significa offrire ai ragazzi e alle ragazze della nostra terra la possibilità di accedervi. Dobbiamo aumentare il tempo-scuola, anche solo del 10%, per essere alla pari col resto del Paese. Questo consentirebbe di disporre di centinaia di cattedre in più e dunque i nostri ragazzi potrebbero insegnare qui invece di essere costretti ad emigrare e poi ci occorre ristrutturare in profondità il nostro modello economico e produttivo. Ci sono settori importanti che però forniscono solo lavoro povero, a partire da quello del turismo, che potrebbe offrire invece tante opportunità ma che ha bisogno di destagionalizzarsi, di fare i giusti investimenti per essere in grado di mettere a disposizione non solo lavoro precario e stagionale ma consentire a chi vi si immette di potere lavorare in un contesto molto più maturo rispetto a quello attuale”.

I centri per l’impiego sono come “contenitori vuoti”: la dotazione informatica è insufficiente, sono scollegati dal mondo della formazione e sono dotati di personale non qualificato ai fini dell’attuazione del programma Gol. Da dove dobbiamo ripartire?

“Innanzitutto, ci vorrebbe una riforma del mercato del lavoro visto che in questo campo la Regione ha competenze primarie nel far sì che l’incrocio tra domanda e offerta avvenga in un luogo pubblico e non attraverso soggetti privati. Questo ovviamente richiede la necessità di potere disporre di politiche attive per il lavoro molto più efficienti ed efficaci di quelle sinora messe in atto. Ci vuole un rafforzamento dei ruoli e delle funzioni dei centri per l’impiego attraverso la digitalizzazione, l’informatizzazione, attraverso una grande riforma della nostra formazione professionale, attualmente slegata a quelle che sono le nostre necessità. Non abbiamo una formazione professionale che riguardi l’utilizzo delle nuove tecnologie né per il personale idoneo al comparto ambientale e alle fonti rinnovabili. Sono tutte professioni innovative, che possono essere molto più performanti ma noi non riusciamo più a ‘sfornarle’. Gol costituisce una grande opportunità, sia perché fornisce risorse utilizzabili sul terreno della formazione, sia perché può rafforzare il ruolo dei centri per l’impiego. Occorre inoltre, dal nostro punto di vista, aprire un tavolo di concertazione tra Regione, organizzazioni sindacali e datori di lavoro perché le aziende possano essere protagoniste in un processo di maggior professionalizzazione e formazione professionale rispetto ai ragazzi”.

Un’anticipazione del Rapporto Inail Sicilia che sarà presentato oggi a Palermo

779 aziende ispezionate e 20 progetti per favorire la cultura della sicurezza

Oltre 25.000 prestazioni per “prime cure” erogate in favore di lavoratrici e lavoratori infortunati residenti in Sicilia, 779 aziende ispezionate nel territorio siciliano e 20 progetti ed eventi realizzati per accrescere la cultura della sicurezza. Ed ancora, oltre 18 milioni di euro stanziati in favore delle imprese siciliane e destinati ad aumentare i livelli di salute e sicurezza sul lavoro con il bando ISI e oltre 4.800 attività di verifica su attrezzature, macchine ed impianti con la principale finalità di accertare i livelli di sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro.
Questi sono solo alcuni dei numeri del rapporto regionale Inail Sicilia che Carlo Biasco, direttore regionale dell’Istituto in Regione, presenterà oggi, martedì 13 dicembre presso la sala Matterella dell’Assemblea regionale siciliana.

È opinione comune che gli infortuni sul lavoro siano in aumento? Lo abbiamo chiesto al direttore Inail Sicilia, Carlo Biasco.

“La numerosità degli infortuni è senza dubbio in aumento rispetto ai dati dello stesso periodo del 2021, ma i risultati degli ultimi anni sono viziati dalla pandemia e dalla successione delle diverse ondate. Al netto degli infortuni Covid, i dati non sarebbero significativamente differenti rispetto a quelli del 2019. Sono in calo, soprattutto, in alcuni settori, come l’agricoltura, che non si sono mai fermati durante la pandemia”.

Da anni l’Istituto eroga finanziamenti in favore delle imprese e degli artigiani. Quali risultati state ottenendo?
“I finanziamenti che eroghiamo, per centinaia di milioni annui a livello nazionale, stanno facilitando la sostituzione di macchinari obsoleti e la diffusione di buone prassi. La diffusione della prevenzione è favorita da una serie di azioni sinergiche: oltre all’investimento in formazione, nelle scuole e nelle aziende (in questo senso, il recente bando ha stanziato in regione circa 800.000 euro per formazione delle varie figure del sistema di prevenzione aziendale) l’innalzamento del livello intrinseco di sicurezza, con l’introduzione di fattori produttivi sempre più sicuri, contribuisce a far diminuire l’incidenza degli infortuni, riducendo gli effetti negativi degli stessi sulla vita dell’azienda, effetti che sono tanto maggiori quanto più l’azienda è piccola, come nella pressochè totalità dei casi se parliamo del settore artigianato.

Come si può intervenire per incrementare la “cultura della sicurezza”?
“Serve intervenire, da un lato, su chi adesso sta lavorando, con particolare riferimento ai settori più a rischio, formando e informando i lavoratori sui rischi che si corrono a lavorare senza opportuni dispositivi di protezione individuale e senza attenzione al corretto utilizzo dei macchinari. Dall’altro, bisogna formare le nuove generazioni, già nelle scuole, per introdurre nel medio periodo un più alto livello di cultura della sicurezza da parte di tutti. I lavoratori del domani dovranno considerare gli standard di sicurezza, per fare un esempio, con la stessa logica con la quale, al giorno d’oggi un certo numero di optional per la sicurezza delle automobili, pur se non obbligatori, sono considerati irrinunciabili”.

Con la presentazione del rapporto regionale si conclude il suo mandato nell’Isola. Quale il bilancio?
“Il bilancio è sicuramente positivo. Ho avuto modo di conoscere, collaborare e apprezzare tanti colleghi che, soprattutto a partire dal 2020, mai hanno fatto mancare il loro apporto per garantire ai nostri assistiti il livello di servizi che l’Istituto si impegna a erogare. Abbiamo sfruttato il livello tecnologico assicurato dagli uffici centrali competenti per lavorare anche durante il lockdown, senza però chiudere mai gli ambulatori per assicurare ai nostri assistiti le prestazioni sanitarie cui hanno diritto. Abbiamo partecipato con il personale sanitario alla campagna vaccinale in Regione. Ma soprattutto, in questi quattro anni abbiamo recuperato posizioni nel confronto con altre realtà territoriali del Paese. Abbiamo dimostrato che Inail Sicilia riveste per l’Istituto un ruolo di traino dal punto di vista dei livelli di servizio. È una cosa che ci rende orgogliosi, ma soprattutto è importante nei confronti della nostra utenza. Lascio inail Sicilia perché i nostri incarichi sono soggetti ad avvicendamento periodico, ma la Sicilia la porterò sempre nel cuore. L’unico rimpianto è non aver potuto visitare bene la Regione anche a causa della pandemia, ma non mancherà occasione di tornare per visitare altri luoghi di questa terra meravigliosa”.

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