In Sicilia il lavoro c’è, ma la formazione non si vede e ignora i profili ricercati dal mercato - QdS

In Sicilia il lavoro c’è, ma la formazione non si vede e ignora i profili ricercati dal mercato

Raffaella Pessina

In Sicilia il lavoro c’è, ma la formazione non si vede e ignora i profili ricercati dal mercato

martedì 19 Marzo 2024

Un sistema ingolfato, che fa fatica a stare al passo con i tempi e le necessità del mondo delle imprese

PALERMO – Da decenni la Sicilia presenta, sul fronte occupazionale, dati scoraggianti e così si dice spesso che nell’Isola il lavoro non c’è. Ma in realtà il 40% dei posti disponibili resta vacante per mancanza di un reale collegamento tra il mondo del lavoro con quello della formazione. In cinque anni il divario tra formazione terziaria e sbocco lavorativo è quasi raddoppiato, così come illustrato in uno studio della Fondazione nazionale Consulenti per il lavoro che ha organizzato ieri un convegno a Palazzo Steri, in piazza Marina, dedicato al tema “Favorire l’occupabilità e accompagnare i giovani nelle transizioni”.

All’incontro hanno preso parte, tra gli altri, l’Università di Palermo, Sicindustria, la Consulta regionale dei consulenti del lavoro della Sicilia e l’Ordine dei consulenti del lavoro di Palermo. “In Sicilia – si legge nella relazione – tanti cercano un lavoro e tante imprese cercano di assumere, ma domanda e offerta non riescono a incontrarsi: quasi sempre la causa sta nella corsa delle imprese a specializzarsi per competere, mentre il settore dell’istruzione e formazione professionale non riesce a tenere il passo”.

Misurata la distanza tra formazione e mondo del lavoro in Sicilia

Il Bollettino annuale Excelsior realizzato da Unioncamere e Anpal ha misurato la distanza in Sicilia tra formazione e mondo del lavoro. Nel 2023 le imprese siciliane che hanno provato ad assumere sono state il 59% del totale, rispetto al 57% del 2022, e hanno programmato 301.190 ingressi di personale, cioè 13.150 in più rispetto al 2022, e nel 28% degli annunci si ricercavano espressamente giovani. La difficoltà di reperire candidati idonei è aumentata dal 35 al 40% e nel 15% dei casi le imprese hanno dovuto fare ricorso all’assunzione di immigrati.

Per Maurizio Adamo, presidente della Consulta regionale dei consulenti del lavoro, un laureato su due è a spasso: “Da un lato ci sono troppo pochi laureati (quasi il 30% dei giovani fra i 25 e i 34 anni, contro la media europea del 42%) ma, dall’altro lato, pesa una preparazione spesso non legata alle esigenze delle imprese, unita alla mancanza di esperienza pratica. I laureati che risiedono al Nord o al Centro hanno, rispettivamente, il 32,1% e il 12,7% di probabilità in più di trovare un’occupazione rispetto a quanti risiedono nel Mezzogiorno. Occorrono corsi di laurea sempre più incentrati sull’interdisciplinarità, per tenere conto della grande complessità e velocità di cambiamento che il mercato del lavoro sta vivendo in questo periodo storico”.

Gli fa eco Antonino Alessi, presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Palermo: “L’impatto delle tecnologie digitali e della transizione verde è destinato a esasperare queste contraddizioni. Per investire sull’adeguamento della formazione occorrono risorse, ma in Sicilia si avverte un forte squilibrio, dato che la maggior parte dei fondi europei, nazionali e regionali è destinata a incentivare l’offerta di lavoro (assunzioni) piuttosto che a sostenere una più adeguata preparazione dei candidati che li renda più occupabili attraverso tirocini in azienda e aggiornamento delle competenze”.

“In Sicilia – ha aggiunto Vincenzo Silvestri, presidente nazionale della Fondazione consulenti per il lavoro – è positiva l’iniziativa dell’Università di Palermo che finanzia direttamente tirocini curriculari di propri studenti presso le aziende convenzionate. È un ottimo esempio che andrebbe replicato su vasta scala”.

Le professioni maggiormente richieste

Il Bollettino Excelsior di Unioncamere e Anpal rileva inoltre che le professioni maggiormente richieste dalle imprese siciliane sono state: addetti alla ristorazione (52.520), addetti alle vendite (31.390), operai edili specializzati (25.370), addetti alle pulizie (23.490), conduttori di veicoli (19.800) e tecnici della salute (10.650). Ma le prospettive offrono molti più spazi ai laureati (14,5%) soprattutto ad indirizzo economico, sanitario, ingegneristico, insegnamento-formazione, tecnologie dell’informazione e della comunicazione, efficienza energetica; agli specializzati Its (0,5%), ai diplomati professionali (33,9%), purché ci siano competenze certificate (35,7%) ed esperienza, che è richiesta nel 67% dei casi. Quanto ai settori per l’intera collettività, l’offerta di lavoro riguardava 67.560 ingressi nel turismo e ristorazione, 47.740 nelle costruzioni, 46.530 nel commercio, 26.630 nella sanità e nei servizi alla persona e 20.090 nei servizi di trasporto e logistica.

Nuove esigenze del mondo del lavoro

Gli indirizzi di studio che offrono maggiori sbocchi lavorativi, ma che necessitano di un profondo adeguamento alle nuove esigenze del mondo del lavoro, secondo il Bollettino Excelsior, sono l’istruzione terziaria (15%, ma con il 43% di difficoltà per preparazione insufficiente), quella secondaria (67%, col 73% di difficoltà) e la scuola dell’obbligo (18%, col 63% di difficoltà). Nell’ambito dell’istruzione terziaria, la laurea è richiesta nel 96% dei casi, nel 90% con esperienza, e il 42% delle offerte resta senza risposta. Quanto agli Its Academy, il 73% richiede esperienza e non trova candidati il 63% delle volte. Anche per l’istruzione secondaria superiore tecnico-professionale il 74% richiede esperienza e il 39% non trova risorse idonee; le richieste riguardano soprattutto amministrazione, finanza e marketing; turismo ed enogastronomia, sanità, ristorazione, edilizia e meccanica.

UniPa: percorso virtuoso a beneficio degli studenti

UniPa rettore Midiri
Massimo Midiri rettore di UniPa

Alla luce di questi dati poco confortanti ci si chiede che cosa le istituzioni siciliane possano fare per colmare il gap esistente tra formazione e lavoro, quesito che il Quotidiano di Sicilia ha girato al rettore dell’Università di Palermo, Massimo Midiri. “Il divario tra istruzione-formazione e mercato del lavoro, in Sicilia come nel resto d’Italia, è un fatto innegabile – ha ammesso – ma l’Università di Palermo già da due anni ha invertito la tendenza. Abbiamo stipulato accordi con oltre tremila imprese siciliane e del resto d’Italia che, da un lato, intervengono nella definizione della nostra offerta formativa modulandola con elementi di vita pratica che interessano alle loro attività e, dall’altro lato, accettano di ospitare nostri studenti in tirocini curriculari pre-laurea di almeno quattro mesi, a nostre spese”.

“Abbiamo dedicato – ha concluso Midiri – uno stanziamento di un milione di euro e quest’anno, il secondo, abbiamo avviato ben 450 studenti in tirocinio. Speriamo che si concludano con l’assunzione e anche nelle mansioni da loro auspicate”.

La mission della Regione: invertire il trend dei ragazzi che si lasciano l’Isola alle spalle

L'assessore regionale al Lavoro, Nuccia Albano

Quindi il lavoro in sicilia c’è ma molti giovani siciliani vanno via anche a causa di una formazione professionale che non riesce a garantire le giuste nozioni professionali. Abbiamo chiesto all’assessore regionale al Lavoro, Nuccia Albano, se vi siano in atto iniziative per migliorare l’offerta. “I giovani vanno via – ha affermato la rappresentante del Governo retto da Renato Schifani – perché non sono formati per i lavori che vengono offerti. Dobbiamo tutti fare squadra per far sì che l’incrocio tra domanda e offerta e tra le aziende e il mercato del lavoro possa funzionare”.

“Come Regione, con l’Osservatorio del Mercato del lavoro – ha aggiunto – abbiamo messo in atto tante disposizioni che sicuramente faciliteranno questo incontro. Per esempio, stiamo aprendo degli sportelli dei centri per l’impiego nei piccoli comuni. Queste realtà hanno la necessità di avere uno sportello dell’impiego perché molto spesso, soprattutto i comuni montani o quelli lontani dalle grosse città, sono penalizzati perché i cittadini devono, ogni qualvolta hanno bisogno di un’informazione oppure di essere catalogati, raggiungere le città. Per questo, a istanza dei sindaci che ci mettono a disposizione una location che generalmente è all’interno del comune, provvediamo a inviare settimanalmente e a seconda delle esigenze dei dipendenti provenienti dai capoluoghi per agevolare i cittadini dei piccoli centri a mettere le proprie disponibilità per trovare un adeguato lavoro o per ricevere utili informazioni senza doversi spostare dal proprio centro abitativo”.

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