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Antonino Lo Re

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Giovanni Pizzo  |
martedì 25 Luglio 2023

Il clima terribile che spinge i siciliani all’oblio descritto da Tomasi di Lampedusa ha colpito Palermo

È knock out per la Sicilia. Il clima terribile che spinge i siciliani all’oblio descritto da Tomasi di Lampedusa ha colpito Palermo, dopo aver già messo in ginocchio Catania. Palermo brucia, lo scirocco affliggeva da giorni la città, un caldo asfissiante, poche persone per strada, mentre si chiacchera a vuoto sulle sospensioni dal lavoro. Poi in serata le scintille si accendono, come falene di distruzione, e partono i roghi. Capo Gallo, la riserva che domina Mondello è in fiamme, passano radenti i Canadair alternati alle Frecce tricolori, in un festival aereonautico dell’assurdo che avrebbe mandato Beckett in visibilio.

Chiude l’aeroporto di Punta Raisi, così siamo al crollo del sistema trasporti, le fiamme lambiscono le piste. Brucia soprattutto Bellolampo, Beautifulflash detta dai palermitani, un luogo che non ha niente oggi di bello. È una bomba ecologica Bellolampo, un disastro ambientale annunciato già per l’inquinamento delle falde acquifere. Prende fuoco una delle tante vasche sovraccariche di “munnizza”. La Protezione Civile avverte la popolazione di stare in casa per il rischio diossina. Quegli appelli inutili, che servono solo per difendersi burocraticamente oggi o domani un concorso, di colpa. Se questa bomba ecologica mette a rischio la salute dei palermitani perché non si fanno questi “cabaso” di termovalorizzatori in Sicilia? Per aspettare un disastro che le Cassandre locali avevano predetto?

Era stata realizzata una procedura per realizzarli alla fine, forse troppo tardi, della scorsa governance regionale. Ed oggi questa procedura è stata stoppata, forse non c’erano i giusti vincitori, visto che i progetti erano stati approvati. Nel frattempo la natura ha deciso lei di incenerire tutto, fa lei da termovalorizzatore, mica può aspettare l’insipienza dei siciliani, mentre l’uomo siculo discute fino all’asfissia da diossina.

Ora tutta la Sicilia è out, altro che boom del turismo, boomerang dell’inconsistenza infrastrutturale. Treni fermi o antidiluviani, strade interrotte o fatiscenti, aeroporti senza investimenti, posseduti da soci pubblici al dissesto, seppur pervicaci. Errare è umano, perseverare diabolico, e noi siculi le corna e la coda teniamo. Le cabine Enel saltano per il sovraccarico, i condizionatori si spengono con 40 e passa gradi all’ombra, al sole non li contiamo per non spaventarci. Ma la politica cosa fa?

Si avventura, in questa calura insopportabile, in un falò delle vanità, tra polemiche del cerino in mano, di colpe addossate ad amici e concorrenti, per recuperare poltrone inconsistenti per questa terra. Hai ragione Don Fabrizio, secca terribilmente dovertelo dire, ma siamo irredimibili, abbiamo l’arroganza di essere perfetti, di assomigliare agli Dei. Ma al contrario degli esseri divini cadiamo come mosche impazzite nella rovente estate siciliana. Se cadono gli Dei figuriamoci i siciliani. La Sicilia brucia di roghi fisici e morali, ettari bruciati e supponenze svanite, inadeguate, impotenti. Odio l’estate, cantava Bruno Martino, il sole che ogni giorno ci donava, gli splendidi tramonti che creava, adesso brucia solo con furor.

Cosi è se vi pare

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