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Sicilia zona rossa, il consiglio del Cts, regole e quando potrebbe scattare

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Sicilia zona rossa, il consiglio del Cts, regole e quando potrebbe scattare

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domenica 09 Gennaio 2022

Dopo la richiesta di un parere, il Cts siciliano ha detto questo alla Regione, al presidente Nello Musumeci e all'assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza: chiudere, semplicemente

Zona rossa. Subito. E senza pensarci due volte. Dopotutto, con gli ospedali pieni e con ormai quella che sembra una caccia al posto letto, Covid e non Covid, con le ambulanze in fila e gli ospedali da campo, quale poteva essere il consiglio se non chiudere tutto e subito? Il Cts siciliano ha detto questo alla Regione, al presidente Nello Musumeci e all’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza: chiudere, semplicemente.

Il resto, i compromessi, non fanno parte della scienza, e se tu alla scienza chiedi cosa fare per non soccombere ad un virus così subdolo, la risposta non può che essere quella: restrizioni, subito.

Il parere

Una zona rossa che duri almeno 2 settimane, o una arancione che ne duri tre, giusto per cercare di spezzare le innumerevoli catene di trasmissione presenti nel territorio siciliano (oggi oltre 12000 casi). Il tracciamento, dopotutto, è praticamente saltato, e non poteva essere altrimenti. 

Non se ne parla di riaprire le scuole, almeno per tutto il mese di gennaio, e il comitato tecnico scientifico dell’Isola trova una sciocchezza anche l’uso indiscriminato del tampone rapido sia per entrare negli ospedali sia per accertare le negatività: visto il numero, alto, di falsi negativi, è considerato inutile e rischio. Sottolineiamo: sono solo consigli, con tanto di documenti “secretati”, che la Regione sta vagliando.

Il no delle associazioni di commercianti

Già CNA, Confartigianato, Casartigiani,  Claai e Confcommercio non solo hanno detto no, ma hanno espressamente scritto a Musumeci, Razza e all’assessore alle attività produttive Turano che non solo di rossa non se ne parla nemmeno, ma di volere rassicurazioni che la Sicilia rimarrà in giallo. 

 “Rassicurazioni che si rendono necessarie – affermano i rappresentanti delle cinque sigle – a seguito della dichiarazione a mezzo stampa del Direttore Generale dell’Asp di Enna, dottor Iudica, il quale ha anticipato la richiesta che l’Azienda intende fare o ha già fatto per istituire una zona rossa provinciale alla luce del numero dei contagi in tutti i comuni.  In realtà il parametro richiamato, che fa leva sul rapporto dei contagi per 100.000 abitanti, adesso è superato dai nuovi indici che si basano sulle ospedalizzazioni.  Se così non fosse, il numero dei contagi non salverebbe nessuna provincia italiana”.

Comuni e provincie

L’Asp di Trapani, però, ha già chiesto l’arancione per tutta la provincia, e il sindaco di Messina Cateno De Luca si è spinto fino a chiedere addirittura il rosso. Lo stesso Musumeci, qualche giorno fa, ha profetizzato l’arancione in tempi brevi, così come Sebastiani (Cnr) ha detto che l’Isola arriverà a quei dati nel giro di 10 giorni o poco più. Già 46 comuni sono in arancione, come deciso ieri con un’ordinanza.

La pressione negli ospedali

Il problema vero sono gli ospedali e la sanità in generale, che in questi giorni è sembrata in nettissima difficoltà. I ricoverati attualmente sono 1187, in terapia intensiva sono 137. Lo scorso anno, Il 17 gennaio 2021, primo giorno ufficiale di Sicilia zona rossa, i morti furono 38, in ospedale c’erano 1649 persone e in terapia intensiva 205. Con una crescita così, è facile che ci si arrivi a quei numeri, da qui a lunedì prossimo. Nonostante i vaccini.

Il problema no vax

Ecco, i vaccini. I componenti del Cts fanno notare che i no vax rappresentano l’80% degli ospedalizzati, l’oltre 90% in terapia intensiva, i ricoverati con terza dose sono l’1% e nessuno grave. Facile intuire che se la campagna vaccinale fosse stata più veloce e incisiva con meno indecisi, le cose sarebbero ben diverse.

Quando si va in zona rossa

Secondo le ultime disposizioni, incidenza cumulativa settimanale, calcolata sulla popolazione residente del Comune, viene definita “condizione necessaria ma non sufficiente”. Sia per la zona rossa che per quella arancione si valuta il provvedimento con un’incidenza negli ultimi 7 giorni maggiore o uguale a 150 casi su 100 mila abitanti. Gli ulteriori criteri cogenti da considerare per la zona rossa sono: l’aumento nel numero dei ricoveri nel territorio interessato negli ultimi 7 giorni; i decessi tra i residenti negli ultimi 7 giorni; il tasso di positività (casi confermati/tot soggetti testati per settimana) superiore di 5 o più punti rispetto alla settimana precedente, ovvero della media della provincia di riferimento, nel medesimo periodo; una percentuale di popolazione residente immunizzata minore alla media regionale; una percentuale di soggetti sintomatici rispetto al totale dei nuovi casi negli degli ultimi 7 giorni maggiore al 20%. 

Le possibili date

Praticamente raggiungere la zona rossa, se si dovessero seguire le regole, sarebbe impossibile. Se però tutti i punti sopra dovessero malauguratamente avvenire o se gli ospedali arrivassero al punto di non di ritorno (la settimana prossima sarà decisiva in questo senso), si potrebbero ipotizzare una Sicilia arancione, o peggio rossa, tra il 17 e il 24 gennaio. Speriamo di no, ovviamente.

Le regole in zona rossa

In zona rossa non si può uscire dal Comune di residenza se non per motivi di lavoro, necessità o urgenza. Ristoranti e bar sono chiusi, consentito soltanto l’asporto e la consegna a domicilio. Restano chiusi tutti i negozi ad esclusione di quelli con codice Ateco consentito, in particolare alimentari, supermercati, farmacie, edicole, tabaccherie e abbigliamento per bambini. In tutti i casi i trasporti sono sempre aperti e accessibili, ma bisogna avere almeno il Green Pass ‘base’.

Luigi Ansaloni

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