Sisma di Santo Stefano, la difficile ricostruzione in un territorio considerato ancora di “serie B” - QdS

Sisma di Santo Stefano, la difficile ricostruzione in un territorio considerato ancora di “serie B”

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Sisma di Santo Stefano, la difficile ricostruzione in un territorio considerato ancora di “serie B”

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sabato 30 Aprile 2022

Il commissario Scala torna a parlare di lentezze burocratiche."Galeotto quel comma sexies modificato...".

“Galeotto quel comma sexies…”. Non usa mezzi termini Salvatore Scalia, il commissario governativo per la ricostruzione del sisma di S. Stefano 2018, per dire che una “manina” anonima ha di fatto stoppato la possibilità di utilizzare, anche per il sisma etneo, le stesse procedure applicate per legge per le case con piccoli abusi colpite dai terremoti avvenuti nel centro Italia. Si capisce dalle sue parole che questa, chiamiamola così, anomalia in sede di approvazione parlamentare della Finanziaria ha impedito finora di procedere con iter snelli anche all’esame di quelle domande di risarcimento di abitazioni che hanno fatto la richiesta di sanatoria.

“Avevamo – spiega- già proposto le modifiche legislative per una mini sanatoria che si equiparasse alle norme adottate al centro Italia. Anche la presidenza del Consiglio aveva ritenuto di accogliere la nostra proposta inserendola nell’articolo 1 sexies della norma prevista per il centro Italia. Ma, non si sa come, al momento dell’approvazione da parte del Parlamento l’articolo ‘1 sexies’ è diventato articolo ‘1 sexies comma 1’. Non si è mai capito perché, ma venendo approvato in questa maniera, l’articolo ha tagliato una serie di agevolazioni, soprattutto per chi registra la mancanza del certificato di idoneità statica, che avrebbero potuto essere applicate come in centro Italia”.

In Sicilia applicare stesse misure per il centro Italia

“A questo punto in sede di recente riunione col governo si è decisa una cosa importante. Siccome c’è in esame il disegno di legge delega per la nuova normativa in materia di ricostruzione post sisma che comprende la creazione di organi centrali, inseriremo le modifiche che intendiamo reiterare e speriamo che sia la volta buona”. Il commissario ha aggiunto che sino al 28 aprile si continuerà con l’esame soltanto delle prime case e delle attività produttive. Poi a maggio partirà l’operazione delle seconde case e lì si vedrà com’è la situazione delle abitazioni parzialmente abusive.

Scalia, che poco tempo fa, parlando della situazione post sisma aveva detto che “A questo terremoto manca soltanto la piaga delle cavallette dopo pandemia, la guerra e adesso l’aumento dei materiali edili…” torna ad affondare il dito nelle lentezze burocratiche e negli iter farraginosi sorti dopo il terremoto di S. Stefano per sostenere che stanno rallentando tutto il lavoro della macchina commissariale: “L’Ufficio della ricostruzione è stato creato un anno dopo il sisma. Prima ha operato la Protezione civile, ma solo per i danni di minore entità. Noi abbiamo iniziato a lavorare soltanto nel 2020, ma allora non avevamo né la sede, né il personale. Quindi abbiamo realmente cominciato ad operare nel maggio del 2020. E come allora neanche adesso abbiamo la zonizzazione delle faglie che sta redigendo una società che l’ha avuta in appalto dalla Regione. Prevedendo che i tempi sarebbero stati lunghi, abbiamo dato mandato al nostro ufficio di geologia che si è messo all’opera e ha individuato le faglie che si sono mosse col sisma e che mostravano evidenze sulla superficie del suolo. Con questa mappa abbiamo circoscritto le zone a rischio, dove però si potrà ricostruire secondo determinati criteri e quelle sulle quali non si potrà affatto realizzare alcunché. Le zone individuate dove non si potrà ricostruire riguardano parte di Fleri e di Aciplatani”.

Per tutelare le oltre 300 famiglie che non potranno ricostruire le abitazioni nelle aree sottoposte ai movimenti delle faglie il commissario ha ribadito che è stato previsto “un contributo per delocalizzare la realizzazione della nuova abitazione nell’ambito territoriale dei 9 comuni colpiti dal sisma, per evitare una desertificazione della zona colpita. Quindi questi cittadini potranno decidere o di utilizzare il contributo per acquistare una casa antisismica già costruita nell’area di competenza, oppure procedere all’acquisto di un terreno e poi cominciare a costruire la nuova abitazione”.

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