Sonia Alfano (Azione): “L’Europa ci ha bacchettato, non siamo stati capaci di spendere i fondi Pnrr” - QdS

Sonia Alfano (Azione): “L’Europa ci ha bacchettato, non siamo stati capaci di spendere i fondi Pnrr”

redazione

Sonia Alfano (Azione): “L’Europa ci ha bacchettato, non siamo stati capaci di spendere i fondi Pnrr”

Roberto Greco  |
martedì 21 Maggio 2024

Il QdS incontra i candidati alle elezioni europee. Sonia Alfano, ex europarlamentare tra 2009 e 2014, ci riprova: “Perché con Calenda? Abbiamo le stesse idee sull’Ue”

Sonia Alfano è stata europarlamentare, come indipendente, per “Italia dei Valori” dal 2009 al 2014 e presidente della Commissione speciale antimafia dal 2012. Al Parlamento europeo è stata membro della commissione Libe, Libertà civili, giustizia e affari interni, e supplente della commissione Cont, controllo di bilancio. Ha fatto parte delle delegazioni “Assemblea parlamentare Euromediterranea”. Figlia di Beppe Alfano, il giornalista ucciso dalla mafia per le sue inchieste scomode nel 1993. Negli anni ha incontrato i ragazzi delle scuole di tutta Italia ed ha partecipato a diverse trasmissioni televisive dato il suo forte impegno civile e antimafia. Si candida per le elezioni europee con “Azione” di Carlo Calenda.

“Tanta passione e tanta voglia di tornare al Parlamento europeo per riprendere esattamente da dove avevo lasciato. Voglia di tirare fuori dal cassetto il testo unico antimafia elaborato dalla commissione Crim (la commissione speciale sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro, ndr) che ho avuto l’onore e il privilegio di presiedere. Quel testo che è ispirato alla nostra legislazione italiana, purtroppo, è rimasto nel cassetto. Voglio tornare in Europa per parlare di diritti ma anche di diritti negati, d’integrazione e di quelle realtà nei confronti delle quali ho fatto importanti battaglie. La mia ultima interrogazione risale al 26 febbraio 2014 e riguardava quanto stava succedendo in Ucraina e in Donbass e ho coordinato, per il mio gruppo politico, il processo di pace in Medio Oriente tra Israele e Palestina”.

La Procura Europea è attiva da oramai due anni ma, in realtà, non ha ancora le competenze specifiche nell’ambito del contrasto alla criminalità di stampo mafioso…
“La figura del procuratore europeo che, a suo tempo, inclusi sia nella mia relazione sul crimine organizzato sia nel Testo unico antimafia ma, quella che avevo ipotizzato io, avrebbe dovuto occuparsi anche, e soprattutto, di lotta alle mafie perché, nonostante quello che si possa pensare, sono molto radicate nel territorio europeo e la strage di Duisburg l’ha dimostrato. Voglio ricordare, a tal proposito, le infiltrazioni della ‘ndrangheta in Belgio che dimostrammo in un incontro con il capo della polizia belga il quale fu stupito dalla capacità di questa mafia di infiltrazione e destabilizzazione del libero mercato. Per contro in Irlanda la legislazione antimafia sul sequestro e la confisca dei beni è tra le più avanzate, anche grazie ad un moto di sollevamento popolare dovuto all’uccisione di una giornalista di origini italiane. I criminali mafiosi italiani, quando erano prossimi agli arresti, preferivano farsi arrestare in Spagna perché nella penisola iberica il regime carcerario era più blando di quello di altri Stati, Italia compresa. Di fronte a una corruzione sempre più dilagante, il caso “Qatargate” lo dimostra e lo racconta con dovizia di particolari, segno che oggi la corruzione non crea più nessuna reazione popolare sia che riguardi la politica sia la magistratura”.

Prima lei ha citato la guerra nel Donbass in Ucraina e i conflitti in medio-oriente. Entrambi quei luoghi oggi, sono teatro di conflitti. La pace sembra una parola uscita dal dibattito politico e pubblico…
“La pace va costruita con una diplomazia intelligente, che conosca le storie dei popoli e dei loro territori. Sta soffrendo il popolo palestinese, per le vittime infinite, ma sta soffrendo anche il popolo israeliano, che non condivide le scelte del proprio Governo, lo sta contestando e chiede l’apertura di un tavolo di pace. Spesso passa l’errato messaggio che lo indica come un conflitto religioso anche se in realtà si tratta di una vera e propria guerra politica, lo dimostra il blocco del Canale di Suez che ha determinato un aumento dei costi delle materie prime fino al 400%, un costo che subiscono gli imprenditori e che viene ribaltano sulle spalle dei consumatori”.

Rispetto alla prossima discussione al Parlamento Europeo di un esercito e una difesa comune, qual è la sua posizione?
“Abbiamo bisogno di una difesa comune non per essere pronti ad andare in guerra ma per avere una linea comune di tutti i 27 Stati membri. Se vogliamo sederci al tavolo della mediazione oggi è necessario avere un ruolo, dimostrare di essere nelle condizioni di dialogare compatti a quel tavolo, portatori di una voce autorevole, non autoritaria”.

I partiti italiani, oggi, si dividono in due categorie: gli euroscettici e il filo-europeisti. A suo giudizio quest’Europa è da riformare completamente, da tenere così com’è o considerarla un laboratorio vivo che lavori per il bene comune?
“Nel mandato in cui sono stata deputata, l’Europa è riuscita a essere un laboratorio importante, un crogiuolo d’idee da concretizzare. Ancora un esempio: quando iniziai a parlare di mafia, i deputati di alcuni Paesi consideravano questo argomento un problema italiano, non europeo. C’è però un vizio di fondo”.

Quale?
“Per troppo tempo i partiti l’hanno considerata un parcheggio per i ‘trombati’ mentre, negli altri Stati, dopo un mandato europeo molti politici hanno avuto accesso a carica di primo ministro o equivalenti. Sento molti politici affermare ‘ce lo chiede l’Europa’ oppure ‘Europa matrigna’ anche se, in realtà non è mai arrivata dall’Europa la richiesta di perdere miliardi di euro di fondi Pnrr ma, anzi, ci ha bacchettato e ci ha chiesto di spenderli nel migliore dei modi. Siamo stati noi a non essere stati capaci”.

Perché si candida con Azione?
“Perché ho conosciuto Carlo Calenda e ho capito di condividere le stesse idee rispetto all’Europa, al suo concetto d’inclusione, della sua importanza, della necessità di una sua maggiore credibilità, di avere una difesa comune e, soprattutto, di essere credibili agli occhi del mondo. Inoltre si tratta di una forza moderata”.

Lei, quindi, si ritiene una moderata…
“La politica è quello che tu, ogni giorno, puoi fare e fai. Ho capito che in politica non esistono nemici, ma avversari. Dire no a tutto non serve a nulla, è necessario lavorare altrimenti il cambiamento non arriverà mai”.

Quanto è importante l’eredità di suo padre per lei?
“Ho una responsabilità enorme nella sua figura, nei confronti di quello che mio padre mi ha insegnato. Non voglio essere un simbolo dell’antimafia, voglio fare politica nel modo più pulito possibile e, soprattutto, raggiungere obiettivi mirati al bene comune. L’Europa può essere vicina ai cittadini, ma dipende da ognuno di noi”.

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