Stato incatenato da incapacità della Pa - QdS

Stato incatenato da incapacità della Pa

Carlo Alberto Tregua

Stato incatenato da incapacità della Pa

mercoledì 18 Ottobre 2023

Riforme possibili e necessarie

Si legge sui quotidiani e sui siti e si sente da radio e televisioni la notizia della continua nomina di una sequela di commissari straordinari per fare questo e fare quello. Le istituzioni di vario livello (nazionale, regionale e locale) spiegano che tali figure sono indispensabili per velocizzare i lavori, far funzionare meglio i servizi, attivare procedure inchiodate e altre cose del genere.

Le motivazioni elencate sono la palese dimostrazione dell’incapacità della Pubblica amministrazione di fare il lavoro per cui è pagata. Pubblica amministrazione nel suo complesso di dirigenti, funzionari e impiegati.
A dimostrazione di quanto precede vi è la considerazione che una struttura pubblica – se efficientemente e professionalmente organizzata – dovrebbe produrre i servizi o realizzare le opere di vario tipo nei tempi previsti e con le spese previste.

È raro, per non dire che non accade quasi mai, che i servizi vengano erogati con puntualità e qualità e che le opere vengano realizzate secondo tabella di marcia con la consegna ai/alle cittadini/e.

I Governi degli ultimi trent’anni hanno nominato quasi costantemente un ministro della Pubblica amministrazione, con il compito di riformarla, farla diventare efficiente – non “più efficiente” perché non lo è attualmente – in modo da constatare la loro capacità di effettuare il lavoro per il quale sono pagati.
Tutti i ministri, però, indistintamente, hanno fallito il proprio compito. Il fallimento è certificato dall’incapacità di questo “esercito” (circa tre milioni di cittadini/e) che non riesce a fare quello che dovrebbe in base al quale riceve lo stipendio o il compenso.

Per conseguenza, tutti i Governi, quando sono stati messi alle strette per concludere iter procedurali, realizzare opere, tentare innovazioni e altro, hanno continuato a “risolvere” (si fa per dire) le varie questioni nominando commissari straordinari, i quali non lavorano gratis, anzi sono pagati più o meno lautamente e quindi onerano le casse dello Stato.
Non si vede il cambio di procedure perché il pesce puzza dalla testa e la testa è la disorganizzazione e la disfunzione di tutta la Pa.

Cosa servirebbe a un governo di competenti? Avere chiara la situazione e prendere drastici provvedimenti. Quali potrebbero essere? In primo luogo, selezionare i dirigenti bravi e capaci che ci sono e formare una sorta di cresta di persone integerrime e dotate di volontà e preparazione tali da fare da guida a una riforma radicale di tutto “l’esercito” di pubblici dipendenti.
In secondo luogo, sarebbe necessario l’intervento di una primaria società di consulenza internazionale per aiutare i predetti dirigenti a formare il Pos (Piano organizzativo dei servizi), ministero per ministero, dipartimento per dipartimento e le loro sottosezioni organizzative.
In terzo luogo, riformare e rendere obbligatoria la Scuola Nazionale dell’Amministrazione, da cui tutti gli attuali dirigenti e i nuovi dovrebbero passare per avere certificata la loro idoneità a fare il mestiere per cui poi saranno pagati.
Ancora, tutti gli attuali dipendenti dovrebbero partecipare a corsi di formazione per attualizzare le loro competenze e quindi produrre i servizi di necessaria qualità.

Per la verità – l’abbiamo scritto più volte – esiste un blocco di pubblici dipendenti che già funziona bene e nel modo descritto. Si tratta delle Forze dell’Ordine (Guarda di Finanza, Carabinieri, Polizia e altri), che fanno accedere i nuovi arrivati soltanto per concorso e poi, per essere promossi, devono fare ulteriori concorsi interni, successivi a corsi di formazione.
Questo modello organizzativo dà i suoi frutti perché constatiamo con piacere la guerra della GdF contro le truffe nell’erogazione di soldi pubblici, contro l’evasione, contro la droga e altri delitti. Altrettanto bene fanno Carabinieri e Polizia. Non possiamo sottacere il duro lavoro cui è sottoposta la Polizia penitenziaria, insufficiente come organico, per gestire quasi sessantamila detenuti in luoghi non sempre civili.
Non si capisce perché tutto il resto della truppa pubblica non debba seguire questo modello efficiente ed è quindi incomprensibile la distanza anni luce che da esso hanno le amministrazioni regionali e comunali.

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017