Sicilia, infortuni sul lavoro. Firenze: "Crescita preoccupante"

Infortuni sul lavoro, la Sicilia collocata in “fascia arancione”. Firenze: “Crescita preoccupante”

Marco Cavallaro

Infortuni sul lavoro, la Sicilia collocata in “fascia arancione”. Firenze: “Crescita preoccupante”

Angela Ganci  |
lunedì 06 Maggio 2024

Dalla crescita dei primi mesi del 2024 alle misure di prevenzione: l'intervista al Direttore della scuola di specializzazione in medicina del lavoro dell'Università degli studi di Palermo

Infortuni sul lavoro In crescita nei primi tre mesi del 2024: questo quanto riporta l’Inail in base ai dati raccolti nei primi tre mesi dell’anno in corso con un totale di 145.130 denunce, in crescita dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2023. Del totale presentato si precisa che 191 denunce hanno riguardato un esito mortale (-2,6%).

A partire dalla classica definizione di infortunio sul lavoro, secondo quanto riportato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ovvero “ogni lesione originata, in occasione di lavoro, da causa violenta che determini la morte della persona o comprometta parzialmente o totalmente la capacità lavorativa”, al fine di far luce sui sistemi di prevenzione oggi maggiormente efficaci, abbiamo intervistato il professore Alberto Firenze, Direttore della scuola di specializzazione in medicina del lavoro dell’Università degli studi di Palermo.

Professore Firenze, a quanto ammonta il numero attuale dei morti e/o feriti per infortunio sul lavoro in Sicilia per provincia, in riferimento all’anno in corso?

“Il numero totale di morti sul lavoro nei primi due mesi del 2024 è stato di 119, 19 in più rispetto all’anno precedente (+24,7%), un incremento significativo che riflette un’escalation preoccupante degli infortuni mortali. Questa tendenza è particolarmente marcata tra gli operai anziani e i lavoratori stranieri che mostrano un’incidenza di mortalità doppia rispetto agli italiani. In Sicilia, i dati del 2024 indicano che la provincia di Palermo ha avuto il più alto numero di decessi con tre vittime (su 335 mila occupati), mentre Catania, Messina e Agrigento hanno registrato una vittima ciascuna. Le province di Siracusa, Ragusa, Enna, Caltanissetta e Trapani non hanno invece registrato decessi nei primi due mesi di quest’anno. Il report annuale 2023 classifica la Sicilia in “fascia arancione” con un indice di 38,9 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori, indicativo di un rischio superiore alla media nazionale, ma inferiore al 125% di essa. Questo dato colloca la Sicilia in una posizione di medio-alto rischio rispetto ad altre regioni italiane. Nonostante un generale decremento degli infortuni mortali dal picco della pandemia, l’incidenza rimane elevata, richiedendo interventi mirati per migliorare la sicurezza. Questo incremento delle vittime solleva seri interrogativi sulla necessità di risposte immediate in termini di politiche e misure di sicurezza, soprattutto nei settori e regioni a rischio”.

Quali sono gli infortuni più comuni? Quali le cause?

“All’inizio del 2024, il settore delle costruzioni ha registrato il numero più alto di infortuni mortali, con 16 decessi in tutta Italia, seguito dai settori dei trasporti e magazzinaggio, con 9 decessi, e dal commercio e dalle attività manifatturiere, con 7 decessi. Questi numeri evidenziano la necessità di concentrare le misure di prevenzione su industrie particolarmente a rischio. Il settore delle costruzioni registra il maggior numero di denunce per infortuni con esito mortale, soprattutto a causa di attività ad alto rischio come il lavoro in altezza e l’uso di macchinari pesanti. A livello nazionale, il numero delle vittime sul lavoro nel 2023 è stato di 559, mantenendo un trend costante che si aggira intorno ai 1300 morti all’anno, ovvero circa 3,5 al giorno. Questo dato mette l’Italia al di sopra della media europea, con 2,6 morti ogni 100.000 occupati, un tasso superiore rispetto a paesi come la Germania, ma inferiore a Francia e Spagna. Per quanto riguarda la distribuzione di genere negli infortuni, gli uomini hanno subito più infortuni mortali rispetto alle donne, che tuttavia hanno mostrato un’incidenza più alta di infortuni in itinere. Inoltre, i lavoratori stranieri hanno avuto un’incidenza di mortalità doppia rispetto agli italiani, sia in occasione di lavoro che in itinere, con la fascia d’età 55-64 anni come la più colpita. Le cause di questi infortuni sono molteplici e spesso si ricollegano a una combinazione di fattori organizzativi, ambientali e individuali. La principale causa emersa è la mancanza di formazione adeguata, seguita dalla non adozione di dispositivi di protezione individuale e dalla manutenzione insufficiente delle attrezzature. Altri fattori critici includono una carente organizzazione del lavoro che non tiene conto della sicurezza, oltre all’affaticamento e alla distrazione dei lavoratori. Nonostante nel 2023 si sia registrato un calo del 16,1% nelle denunce rispetto all’anno precedente, il fenomeno resta preoccupante. Alcuni comparti del settore manifatturiero, in particolare, hanno mostrato una controtendenza con aumenti significativi delle denunce, come nel caso delle industrie delle bevande, della fabbricazione di autoveicoli e della manutenzione di macchine. Per contrastare queste sfide, il governo italiano ha intensificato le misure di controllo e sanzione, come evidenziato dal nuovo decreto PNRR, che prevede un significativo incremento del personale ispettivo con l’aggiunta di 766 nuovi ispettori del lavoro. Questi passi sono fondamentali per migliorare la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro attraverso controlli più rigorosi e un’attenzione più marcata alle normative vigenti. Infine, voglio sottolineare che la prevenzione rimane la strategia più efficace. Adottare misure precauzionali semplici, come l’utilizzo della tecnologia per monitorare e prevenire i rischi specifici, può fare una grande differenza. Ad esempio, le cadute da scivolamento, una delle principali cause di infortunio, richiedono un focus particolare sulla loro prevenzione, per cui soluzioni innovative come tappeti antiscivolo e una gestione migliorata dei rischi ambientali sono essenziali. Investire nella sicurezza non è solo un obbligo legale, ma un imperativo etico che salvaguarda la vita dei lavoratori e riduce i costi economici legati agli infortuni e alle malattie professionali”.

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Può parlarci delle misure di prevenzione efficaci oggi disponibili in relazione ai rischi aziendali che ritiene da attenzionare?

“Le misure di prevenzione efficaci nel contesto aziendale attuale si basano principalmente su una corretta valutazione dei rischi, che viene formalizzata nel Documento di Valutazione dei Rischi. Questo documento è cruciale perché ci permette di identificare e quantificare i pericoli presenti in azienda, pianificando così le necessarie misure preventive e di protezione. Un elemento fondamentale di questa strategia è l’organizzazione del Servizio di Prevenzione e Protezione, noto come SPP, che può essere gestito internamente o tramite consulenti esterni. Questo servizio assicura che tutte le misure preventive siano non solo implementate, ma anche continuamente monitorate e aggiornate all’interno dell’ambiente lavorativo. Tra le misure preventive diamo grande importanza alla formazione continua dei lavoratori, all’uso dei dispositivi di protezione individuale e alla promozione di una cultura della sicurezza che coinvolga attivamente tutti i livelli aziendali. È anche fondamentale utilizzare tecnologie avanzate e attrezzature che rispettino gli ultimi standard di sicurezza per minimizzare i rischi. Il quadro normativo, basato sul Decreto Legislativo 81/2008, promuove un modello partecipativo nella valutazione dei rischi, coinvolgendo diverse figure aziendali con competenze specifiche. Questo modello è essenziale per programmare efficacemente la prevenzione contro gli infortuni e altri danni alla salute dei lavoratori.

Recentemente, abbiamo visto anche un rafforzamento del ruolo del preposto, una figura chiave che sovrintende alla sicurezza e interviene in caso di non conformità. Inoltre, è essenziale mantenere il DVR aggiornato, soprattutto dopo cambiamenti significativi o incidenti che mostrano nuove vulnerabilità. In sintesi, la sicurezza sul lavoro è una responsabilità condivisa che richiede un impegno costante per la protezione della salute e del benessere dei dipendenti. Un ambiente lavorativo sicuro e produttivo è il risultato di una strategia di prevenzione ben organizzata, supportata da una normativa che facilita la sua implementazione e mantiene un equilibrio tra tutela dei lavoratori e semplificazione per le aziende”.

Esistono strategie di prevenzione auspicabili e in quali settori?

“Certamente, le strategie di prevenzione che auspichiamo variano notevolmente a seconda del settore lavorativo, in quanto ogni ambiente presenta rischi specifici. Alcune delle strategie chiave che consideriamo fondamentali per settori specifici possono essere, nel settore sanitario, adottare un approccio integrato alla gestione del rischio. Questo include la sorveglianza sanitaria, l’uso combinato di dispositivi di protezione individuale e collettiva e una formazione mirata sui rischi specifici del settore, come quelli chimici o biologici. Inoltre, data l’alta prevalenza di disturbi muscolo-scheletrici tra i lavoratori sanitari, è fondamentale promuovere programmi di benessere lavorativo che sostengano tanto la salute mentale quanto quella fisica. Per gli ambienti di lavoro più generici, come uffici e industrie, le misure organizzative sono essenziali. Queste includono la rimodulazione degli spazi e degli orari di lavoro, l’introduzione di barriere fisiche, e la ventilazione adeguata degli spazi per prevenire la diffusione di malattie infettive. È altrettanto importante garantire che tutti i lavoratori ricevano informazioni e formazione continua sulle pratiche di igiene e sull’uso appropriato dei dispositivi di protezione individuale. Nei settori dell’agricoltura e delle costruzioni, dove i rischi fisici sono elevati, la prevenzione dovrebbe concentrarsi sull’addestramento al corretto uso delle attrezzature e sulla sensibilizzazione ai comportamenti sicuri. È anche cruciale implementare tecnologie avanzate per ridurre l’esposizione ai rischi gravi legati all’uso di macchinari pesanti, un approccio di valutazione e mitigazione dei rischi personalizzato, che tenga conto delle specifiche condizioni di lavoro e delle caratteristiche individuali dei lavoratori, può offrire benefici significativi”.

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