Stato, più spende più aumenta la povertà - QdS

Stato, più spende più aumenta la povertà

Carlo Alberto Tregua

Stato, più spende più aumenta la povertà

martedì 13 Dicembre 2022

Chi lavora in nero pare povero

Se guardate le statistiche sulla spesa per assistenza del nostro Stato degli ultimi trent’anni, rileverete che la cifra è sempre aumentata cospicuamente, tanto che lo scorso anno è arrivata a poco meno di 150 miliardi.
Ma se lo Stato spende tanti soldi per togliere i poveri da questa condizione, il numero dovrebbe diminuire; invece negli ultimi decenni è raddoppiato.
Da destra a manca tutti continuano a citare fra i cinque e i sei milioni di poveri del nostro Paese, ma questo è vero? A noi sembra di no per un ragionamento deduttivo.

Da più parti ormai si concorda una stima approssimativa dell’evasione fiscale e contributiva intorno ai cento miliardi. Questo dato è conseguente a un volume d’affari non rilevato – e perciò considerato in nero – che può essere stimato in circa tre volte.
Dunque, nel nostro Paese vi sarebbero transazioni per beni e servizi per una cifra impressionante (recento miliardi). Questi miliardi rimangono all’oscuro, per cui chi li maneggia rimane nell’ombra.

Una gran parte dell’evasione fiscale e contributiva è conseguenza di transazioni internazionali, di passaggi non limpidi presso i paradisi fiscali, oltre che di evasione, di commerci online e simili.
Ma si può dedurre anche che vi sia una parte di questo business nascosto, fatto da milioni di cittadini/e (nazionali ed esteri), i quali fanno girare il denaro senza che esso venga tosato dalle imposte.
Tutti costoro – sono forse centinaia di migliaia o addirittura milioni – secondo le statistiche, vengono classificati poveri, con la conseguenza che si può affermare che in Italia chi lavora in nero è definito povero.

Ma se così fosse, quel numero (cinque o sei milioni) sarebbe fasullo perché non terrebbe conto di questa realtà.
Che lo Stato debba assistere i veri poveri, i malati, i disabili, gli anziani che non possono lavorare ed altri, è del tutto pacifico. Ma che l’assistenza debba essere data solo a coloro che sono davvero in uno stato di bisogno è altrettanto pacifico.

Come si fa a scremare coloro che hanno questi diritti dagli altri che ne abusano? Semplice, come fa la Francia: adotta controlli preventivi, continui e successivi.

Il Paese transalpino ha alcuni milioni di abitanti in più rispetto all’Italia, eppure i poveri, classificati statisticamente come tali, sono la metà. La Francia è classificata in tutto il mondo come un paese accogliente, ospitale – nelle banlieues delle città più grandi, a cominciare da Parigi – vi sono innumerevoli persone non francesi che godono dei servizi pubblici.

Però, c’è un enorme però: in quel Paese il sistema istituzionale e burocratico funziona molto bene, i suoi dirigenti usciti dall’Ena (École nationale d’administration) non solo sono molto preparati, ma hanno il senso dello Stato, per cui anche quando vi sono fibrillazioni politiche, la macchina continua a funzionare molto bene.

Una delle funzioni essenziali dell’amministrazione francese è il controllo dei soggetti che godono di benefici di Stato per verificare se essi ne siano meritevoli.
Non si fa come nel nostro Paese, quando l’allora leader del Movimento 5 Stelle inondò l’Italia di carte gialle destinate ad italiani “poveri”, senza fare alcun controllo.

Cosicché l’Italia è diventata una fabbrica di poveri, una fabbrica di bisognosi, una fabbrica di persone che formalmente non ce la fanno.
Questa materia è sfruttata vergognosamente e demagogicamente da tante parti politiche, sindacali e associative. Ma a nessuno viene l’idea di comunicare ai cittadini/e che questi cosiddetti poveri devono superare un esame ferreo per vedere se lo sono effettivamente o se sono degli imbroglioni che, lavorando in nero, percepiscono varie munificenze, oltre che usufruire dei servizi pubblici generali.

La Legge di bilancio 2023, che la maggioranza si appresta ad approvare entro il 31 dicembre prossimo, prevede una spesa pubblica di ben 1.183 miliardi, una cifra impressionante, di cui 317 miliardi per pensioni, 134 miliardi per il servizio sanitario, 167 miliardi per l’assistenza sociale, oltre a cassa integrazione, indennità di disoccupazione e altro. Ma il Governo non pensa di controllare se questa enorme massa di denaro sia ben spesa verso destinatari effettivamente bisognosi. Una vergogna!

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