Storia di un Generale dietro la collina - QdS

Storia di un Generale dietro la collina

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Storia di un Generale dietro la collina

Giovanni Pizzo  |
lunedì 17 Aprile 2023

Francesco Delfino, un uomo sempre al posto giusto nel momento giusto. Sempre con le giuste informazioni, si sa i calabresi sono ovunque.

Francesco Delfino nato a Platì, Calabria profonda. Dalla sua terra emigra al nord prima da sottufficiale, e poi dopo il passaggio in Accademia a Modena, da ufficiale.

Per un periodo è di stanza a Luino, sopra il lago Maggiore, a due passi dal confine svizzero. Qui lo vanno a trovare i calabresi del suo paese. Pare anche Saverio Morabito, boss ndranghetista. Un uomo sempre al posto giusto nel momento giusto. Sempre con le giuste informazioni, si sa i calabresi sono ovunque.

Una specie di Zelig dell’arma del Carabinieri. Strage di Piazza della Loggia? Lui c’era. Come in altri vari attentati neri. Rapimento Moro?

Lui lo sapeva in anticipo, aveva un infiltrato, un calabrese ovviamente, tale Nirta, detto due Nasi, metafora della doppietta a canne mozze. Solo che invece di dire tutto ad un magistrato lo dice al Sismi. Che ovviamente non allerta il governo, visto quello che è successo. Dopo la morte di Moro proprio il Sismi lo arruola e lo manda via all’estero. Si dice che sia un uomo della Cia anche se lui davanti la Commissione stragi, nega e si fa vittima di pedinamenti e diffidenze americane.

Ritorna dopo 10 anni in Italia, guarda caso a Palermo, con un incarico amministrativo. Però Balduccio di Maggio, guarda un po’, si pente solo con lui, e lui lo interroga da solo. Poi però 13 carabinieri firmano a posteriori il verbale. E lui invece di andare dai magistrati di Palermo, a portare quel verbale, va da Caselli a Torino. Caselli non lo vuole e lui passa l’informazione malvolentieri al Ros.

Poi, sulle indicazioni di Di Maggio, Riina viene preso da Ultimo. Ma come tutti sappiamo il covo non viene perquisito.

Quando poi ci vanno, dopo giorni, tutto era sparito e pure ridipinto. Quando viene rapito un suo conoscente, Soffiantini, lui c’era. E gli “soffia” 800 milioni di riscatto, per cui viene arrestato e condannato. C’è stato in molti sequestri, sapeva tutto prima che venissero eseguìti, ma non li impediva.

Perché poi così faceva carriera arrestando i rapitori. Oggi, dopo la sua morte, ricompare in una foto in mano a Baiardo, il gelataio dei Graviano. In questa foto è insieme a Giuseppe Graviano, e a Berlusconi.

Coincidenza i Graviano emigrando al nord vanno ad abitare ad Omegna sul lago di Orta a due passi da Meina dove ha casa il Generale Delfino.

L’uomo che c’era sempre. Dietro la collina.

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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