Strage di Casteldaccia, la testimonianza di un sopravvissuto

Strage di Casteldaccia, la terribile testimonianza di un sopravvissuto: “Li ho visti cadere a terra”

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Strage di Casteldaccia, la terribile testimonianza di un sopravvissuto: “Li ho visti cadere a terra”

Redazione  |
martedì 07 Maggio 2024

Paolo Sciortino sarebbe stato l'ultimo a entrare nella vasca in cui sono morti 5 colleghi.

È terribile la testimonianza di Paolo Sciortino, 36 anni, uno degli operai sopravvissuti alla strage di Casteldaccia, in provincia di Palermo. L’uomo avrebbe visto i colleghi morire uno dopo l’altro, intrappolati in quella cisterna e uccisi dalle esalazioni mortali durante i lavori di manutenzione alla rete fognaria.

Resta in gravissime condizioni il 62enne D. V., il sesto operaio ferito: ha superato la notte, ma rimane ricoverato in Terapia Intensiva al Policlinico di Palermo. Le vittime sono Epifanio Assazia, 71 anni; Giuseppe Miraglia, 47 anni; Roberto Raneri, 50 anni; Ignazio Giordano, 59 anni e Giuseppe La Barbera.

Strage di Casteldaccia, la testimonianza di un sopravvissuto

“Ho sempre quell’immagine davanti, li vedo cadere a terra”. Sciortino, che è ricoverato sotto osservazione all’ospedale di Termini Imerese, si sarebbe salvato solo perché è stato l’ultimo a entrare nella vasca a sei metri sotto terra dove gli altri sono rimasti uccisi, presumibilmente intossicati dalle esalazioni dell’idrogeno solferato.

“Ho sentito le loro voci che gridavano ‘aiuto, aiuto, venite qua. Sono corso, ma fortunatamente per ultimo – ha raccontato al TgR Sicilia – Già altre volte avevamo operato là dentro, ma non c’era questa situazione. Non potevamo immaginare. Di solito si va con la mascherina, ma anche con la mascherina…”. Parlando della vittima più anziana della strage di Casteldaccia, il 71enne Epifanio Alsazia (contitolare della ditta Quadrifoglio Group), Sciortino ricorda: “Poteva godersi la pensione e invece era lì per dare lavoro a noi…”.

“Mi sento miracolato”

C’è anche una seconda testimonianza sulla strage di Casteldaccia. Si tratta di quella di Giovanni D’Aleo, che ha rivelato poco dopo la tragedia: “All’improvviso ho sentito i miei colleghi che gridavano, e ho dato subito l’allarme. Mi sento un miracolato. Sono sotto shock“.

“Ho lavorato fino alle 10 nella vasca e tutto è filato liscio. Mi ha dato il cambio mio cugino Giuseppe Miraglia. Poi è successo qualcosa d’imprevisto (…). Ho capito subito che era accaduto qualcosa di grave e ho dato l’allarme”: questo il suo racconto, che è giunto agli operatori della Squadra Mobile che indagano sul caso.

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L’inchiesta

La Procura di Termini Imerese ha aperto un’indagine per omicidio colposo plurimo per la strage di Casteldaccia. Il fascicolo, al momento, è a carico di ignoti. Tanti i “punti oscuri” da chiarire sulla tragedia: dal perché – secondo quanto confermato dal comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Palermo Girolamo Bentivoglio Fiandra – le vittime non indossavano le mascherine alla dinamica esatta di quanto accaduto.

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