Superbonus, ingenuità del governo Conte II - QdS

Superbonus, ingenuità del governo Conte II

Carlo Alberto Tregua

Superbonus, ingenuità del governo Conte II

martedì 12 Settembre 2023

Su 100 mld, metà risparmiabili

In questi giorni è scoppiata di nuovo la bufera sul Superbonus perché il suo peso sul bilancio è aumentato in modo imprevedibile e cospicuo. Stime non ancora confermate dal Mef (ministero Economia e Finanze) dicono che alla fine ci vorranno oltre cento miliardi, mentre la legge di bilancio ne prevedeva solo qualche decina.

Cosicché, si è verificato un fatto che poteva benissimo essere previsto e cioè che pochi, fra cittadini/e e imprese, avrebbero beneficiato di questa misura, mentre la maggior parte, ripetiamo, di cittadini/e e imprese, ne sarebbe stata esclusa.

Perché si è verificato questo sbaglio macroscopico nelle previsioni di spesa? La risposta è semplice: perché il governo che approvò la misura, in cui erano alleati i 5 Stelle e il centrosinistra, non previde una cosa del tutto ovvia e quasi puerile e cioè che i prezzi di tutte le ristrutturazioni e forniture dovevano essere quelli di mercato e non quelli che poi sono stati praticati senza alcun limite.

Cosa si è verificato sostanzialmente? Ve lo spieghiamo con un esempio. Un’impresa si presenta a un condominio e gli propone di rifare tutto, facciate, interni, misure antisismiche, sostituzione di infissi, condizionatori, caldaie e via elencando. Propone, mettiamo, la spesa di cinque milioni sommando i prezzi di forniture e servizi che non hanno alcun limite, decidendo dunque tali prezzi a proprio vantaggio.

Il ragionamento che le imprese facevano ai proprietari è semplice: “Noi vi facciamo tutto gratis, non dovete uscire neanche un euro, in più guadagnerete il dieci per cento. Che dovete fare voi proprietari? Semplicemente firmare questi documenti”.

Ora, è del tutto evidente che ricevendo tutta quella grazia di Dio e non dovendo uscire neanche un quattrino non vi sia stato neanche un proprietario che non abbia firmato.
Tutto questo si è svolto in modo assolutamente legale e nessun appunto si può fare a imprese e proprietari sotto il profilo della legittimità: hanno fatto bene a comportarsi così.
Tuttavia, risulta del tutto evidente che un meccanismo di tal fatta, lasciato all’arbitrio delle imprese, non poteva portare che a questo risultato e cioé a un’erogazione due, tre o quattro volte superiore a quella necessaria.

Dobbiamo subito precisare, per rintuzzare eventuali critici di quanto esponiamo, che la misura in sé è eccellente, perché nel nostro Paese vi sono milioni e milioni di stabili che devono essere ristrutturati e hanno bisogno soprattutto delle misure antisismiche, nonché di quelle termiche per isolarle e così ridurre i consumi energetici, oltre che un rinnovamento generale, anche da un punto estetico, delle facciate.

Dunque, nulla da eccepire sulle intenzioni e sulla bontà della norma. Peccato, lo ripetiamo, che non sia stata regolamentata in maniera efficiente e professionale per spendere lo stretto necessario per tali servizi e forniture, col che si sarebbe rimasti nell’ambito delle cifre compatibili col bilancio dello Stato.
Non solo, ma a parità di importi pubblici erogati, si sarebbe potuto raddoppiare o triplicare il numero degli interventi. Quindi, o mettendo il limite dei prezzi delle forniture e dei servizi si poteva dimezzare il costo, ovvero raddoppiando il numero degli interventi.

La questione trattata non è di poco conto, perché la Legge di bilancio 2024 dovrà dire di no a tantissime richieste di spesa per rimanere entro il limite del tre per cento del deficit, dal momento che la Commissione europea è decisa a ripristinare il Patto di stabilità, che obbliga a un deficit annuale non superiore al tre percento.

Vedremo cosa scriverà il Governo nella Nadef (Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza), documento che dovrà andare in Parlamento entro questo mese e da lì proseguire il suo iter per l’Unione europea, la quale dovrà esprimere la sua valutazione e il suo giudizio.
Già la presidente Meloni ha avvertito tutti i ministri sull’inutilità di fare richieste di spesa se non di quelle assolutamente necessarie. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha già fatto capire la sua posizione rigida non andando all’ultimo preconsiglio dei ministri.

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