Taormina, bilancio nei tempi per uscire dal default - QdS

Taormina, bilancio nei tempi per uscire dal default

Massimo Mobilia

Taormina, bilancio nei tempi per uscire dal default

mercoledì 22 Novembre 2023

La Giunta ha dato il via libera con largo anticipo al Preventivo 2024. Il sindaco De Luca: “Dal primo giorno dell’insediamento ci siamo occupati del risanamento economico-finanziario del Comune”

TAORMINA (ME) – Dissesto finanziario fino al 2020, conti in ordine negli anni successivi. Con l’approvazione del Bilancio di previsione 2024, avvenuta lo scorso 13 novembre in Giunta comunale (Delib. n. 349), il Comune di Taormina sembra essersi messo per sempre alle spalle l’infelice stagione di default relativa ai propri conti e guarda con fiducia al futuro. “Non ha importanza se siamo stati tra i primi in Italia o in Sicilia – ha detto soddisfatto il sindaco, Cateno De Luca – ma sicuramente Taormina non aveva mai approvato così in anticipo i propri bilanci di previsione”.

Bilancio di previsione 2024 nei termini previsti dalla legge

Del resto basterebbe già approvare i bilanci nei termini previsti dalla legge, per essere un passo avanti nella gestione oculata dei conti pubblici, e la Perla dello Ionio pare stia imparando dagli errori del passato. Così, se il Bilancio 2023 era stato approvato ad aprile, per la prima volta il previsionale, insieme allo schema triennale 2024-2026, è stato approvato in Giunta prima che entrasse l’anno di riferimento, e con buone probabilità verrà votato in Consiglio comunale il prossimo 9 dicembre.

Complessa azione di risanamento dei conti

De Luca ha parlato di “lavoro immane”, per definire la complessa azione di risanamento dei conti che più volte è già stata ribattezzata “Salva Taormina“. “Dal primo giorno del nostro insediamento – ha dichiarato il primo cittadino – ci siamo occupati del risanamento economico finanziario del Comune e delle sue partecipate, per far uscire al più presto la città dal vergognoso dissesto che è stato dichiarato tre anni fa”.

E andando a spulciare tra le duecentocinquantatre pagine di bilancio, possiamo effettivamente dire che la Perla dello Ionio non è più un ente cosiddetto “strutturalmente deficitario”, perché tutti i parametri obiettivi di riferimento sono stati soddisfatti, tranne la capacità di riscossione dei tributi che è ancora ferma sotto il 47%, riferita al totale delle entrate.

Combattere l’evasione tributaria

Aspetto sul quale ha puntato molto l’amministrazione De Luca sin dai primi giorni d’insediamento, quella appunto di combattere l’evasione e far pagare tutti gli arretrati di quanti (tanti) non avevamo mai pagato Imu, Tari e acquedotto. Sono partiti migliaia di avvisi di riscossione, ed è stato calcolato che mancano all’appello ogni anno 15 milioni di euro di entrate, con circa il 75% di evasione rappresentato da almeno il 15% di contribuenti locali di fascia ricca-benestante. Al contrario di quel restante 85% di taorminesi che pagano regolarmente le tasse e che rappresentano invece, in proporzione, soltanto il 20 o 25% del valore dei tributi. Con le dovute sanzioni, Palazzo dei Giurati ha calcolato che mancherebbero all’appello qualcosa come 34 milioni di euro.

Tornando invece al Bilancio di previsione 2024, si tratta di un documento contabile nel quale è stata calcolata un’aspettativa di pareggio di bilancio pari a 107 milioni di euro, con un fondo cassa presunto di 13,9 milioni di euro, risultante dalla differenza tra 145,8 milioni di euro di entrate per cassa e 131,9 milioni di euro di spese. Previsioni che ipotizzano un pareggio di bilancio a 89,3 milioni di euro per il 2025 e a 83,3 milioni di euro per il 2026. Certo è che le spese correnti la faranno ancora da padrone, con 52,9 milioni di euro previsti in uscita, ma stavolta calmierati da spese per investimenti più che raddoppiate, se si pensa che nel bilancio 2023 si parlava di qualcosa come 7 o 8 milioni di euro, ma che adesso sono state portate a 23,5 milioni di euro in previsione per il 2024.

Una serie di misure definite, come detto, “Salva Taormina“, volte a non dover più dichiarare default, come per i 18 milioni e mezzo di euro, che rappresentavano i debiti fuori bilancio riconosciuti, e ai quali si sarebbero aggiunti altri 5 milioni, accumulati nell’ultimo anno della precedente amministrazione.

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