Il vulcanologo dell'Ingv Marco Neri, "Le deformazioni che hanno accompagnato e seguito l'eruzione di dicembre non si sono mai fermate e proseguono. Ci aspettavamo che la 'faglia della pernicana' si muovesse ancora"
Uno sciame sismico protrattosi per tutta la notte scorsa con alcune scosse – la più forte di magnitudo 3.3 alle 2.44 – avvertite anche dalla popolazione è stato registrato dagli strumenti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
Secondo i rilevamenti dell’Ingv il sisma ha avuto ipocentro a meno di un chilometro di profondità ed epicentro nei pressi di Vena, frazione di Linguaglossa, sull’Etna.
Dieci minuti dopo è seguita una replica di magnitudo 3.1, con stesso epicentro e ipocentro a due chilometri di profondità.
La prima scossa era stata localizzata alle 0.13 sempre a Vena con una magnitudo 2.3.
La seconda, di 3.3, sempre a Vena, alle 0.44. La terza, di 1.7, alle 0.50 a Linguaglossa. La quarta di 1.2 alle 0.53 a Piano Pernicana. La quinta, di 3.1, nello stesso luogo, alle 0.54. La sesta, un minuto dopo, della stessa intensità, a Vena. La settima, di magnitudo 2.0 alle 4.16, a Piano Pernicana e l’ottava, di 2.4, un minuto dopo nella stessa zona.
Non si hanno segnalazioni di danni a persone o cose.
“Le deformazioni – ha spiegato Marco Neri, vulcanologo dell’Ingv parlando delle cause del fenomeno – che hanno accompagnato e seguito l’eruzione di dicembre non si sono mai fermate e proseguono ancora. Ci aspettavamo che la cosiddetta ‘faglia della pernicana’ potesse, com’è accaduto, muoversi ancora, producendo lo sciame sismico registrato dagli strumenti la notte scorsa con qualche evento più forte avvertito anche dalla popolazione”.
“Potremmo dire – ha aggiunto Neri – che quanto sta avvenendo rientra nella normale attività dell’Etna, in un periodo però che normale non è. E questo perché il fianco del vulcano continua a muoversi verso il mare, verso Est, con una velocità fuori dal normale e che deve essere costantemente monitorata”.