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Palermo si rifà il look: torna il basolato nel centro storico

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Palermo si rifà il look: torna il basolato nel centro storico

Roberto Greco  |
sabato 26 Marzo 2022

Se ne parlava da anni e, nei giorni scorsi, sono partiti i lavori in via Matteo Bonello, la strada che costeggia la Cattedrale

Cinque milioni di euro, questo il costo necessario per realizzare gli interventi di conservazione delle aree del centro storico nei pressi dei monumenti principali della città. Il piano d’intervento, stilato dall’ufficio “Città storica” e dal gruppo di progettazione diretto dall’architetto Giuseppe Prestigiacomo, prevede la riqualificazione di molte strade del centro storico del capoluogo siciliano che rientrano nel “percorso arabo normanno” con la sostituzione dell’asfalto con le storiche basole. Se ne parlava da anni e, nei giorni scorsi, sono partiti i lavori in via Matteo Bonello, la strada che costeggia la Cattedrale.

Abbiamo chiesto all’architetto Giuseppe Scuderi, storico dell’architettura e dirigente della Regione Siciliana, alcune valutazioni sull’intervento in atto e quanto l’operazione possa ritenersi un ripristino filologico.

“Si tratta sicuramente di un’operazione filologica – dichiara l’architetto Scuderi – perché dobbiamo ricordare che sino alla metà del secolo scorso tutta la pavimentazione palermitana era in pietra. L’ultima traccia di questa pavimentazione era quella in “cubetti” di pietra in via Roma, un’impostazione realizzata nei primi del ‘900, quando fu realizzata la strada e che mutuava i “sampietrini” della città capitale. Queste pavimentazioni in pietra anziché in asfalti e bitumi si sono mantenute sino agli anni ’50 del secolo scorso quando furono sostituiti, appunto, da asfalti e bitumi. In alcune parti della città la pavimentazione originale in basolato è sottostante all’asfalto contemporaneo, scelta necessaria perché il traffico veicolare, sia pubblico sia privato, era in crescita e, ad esempio, il passaggio degli autobus sul basolato l’avrebbe lentamente distrutto. Bastata guardare in via Sant’Agata alla Guilla e ci si rende conto che, nelle zone in cui l’asfalto si sta sfaldando, spunta il basolato originale”.

Si tratta di basole specifiche, quindi anch’esse filologiche, o di una versione moderna della basola?

“Sicuramente si tratta di una versione moderna che, però, s’ispira alla basola storica. Sicuramente si tratterà di materiale che non proviene dalle cave palermitane storiche, e mi riferisco a quelle di Billiemi o di San Martino alle Scale anche perché il loro eccessivo sfruttamento porterebbe al degrado di quelle colline”.

Quali sono le problematiche relative ad una pavimentazione con le basole rispetto a quella in bitume e asfalto?

“Il problema di queste pavimentazioni è che se non sono oggetto di una manutenzione costante rischiano sia cedimenti della pavimentazione sottostante perché mentre l’asfalto è, per così dire, elastico, le basole sono rigide. Basta guardare la via Papireto, strada in cui gli avvallamenti spesso derivano da problematiche relative a uno strato interno a volte profondo anche 4-5 metri al di sotto del piano stradale attuale. Gli stessi costi di manutenzione sono superiori, nelle strade con il basolato. A ciò si aggiunge che molte delle strade in cui è prevista la posa del basolato sono aperte al traffico veicolare con i conseguenti problemi relativi alla giusta aderenza pneumatico-manto stradale e alla maggiore propensione allo scivolamento, quello che in palermitano si definisce “allippo” non solo per quanto concerne il traffico veicolare ma anche per quello pedonale”.

Abbiamo altri esempi, in Sicilia, di situazioni che stigmatizzano le problematiche della pavimentazione in basolato?

“A Erice, una delle prime località siciliane ad avere un vincolo che risale alla fine della seconda guerra mondiale. Furono, da subito, date disposizioni vincolistiche ma, man mano che l’impiantista di cavi elettrici, telefonici e quant’altro aumentava, si è notata la crescita di cavi appesi alle pareti stradali che danneggiavano sia l’immagine viaria sia quella del patrimonio artistico. Più volte la stessa Sovraintendenza ha richiesto l’interramento dei cablaggi ma, a causa delle necessità d’ispezione e controllo dei cavi la stessa Enel definì irreparabile la rete sotterrata se non in strade ampie e dritte per le quali si è proceduto all’interramento ma nelle altre strade sono rimasti esterni”.

La scelta del ripristino del basolato è anche dovuta alla parziale pedonalizzazione del centro storico?

“Sicuramente sì ed è proprio su questo che dobbiamo riflettere ancora. Nel mese di luglio dello scorso anno è stata varata un’ulteriore ordinanza che prevede la pedonalizzazione del tratto viario che va da Porta Nuova sino all’incrocio tra via Vittorio Emanuele e via Matteo Bonello, la zona in cui nei giorni scorsi sono iniziati i lavori. Quest’ordinanza non è mai stata fatta rispettare anche perché un cartello indica che il traffico veicolare è ad uso esclusivo dei mezzi autorizzati ma non è mai stato messo in atto nessun sistema di controllo e questo ha generato la classica deregulation, e lo dimostra il fatto che, proprio di fianco al cantiere oggi esistente e un’ordinanza di pedonalizzazione, passano indiscriminatamente i veicoli mentre dovrebbero passare, oltre ai pochi residenti, solo i mezzi di soccorso e quelli adibiti al rifornimento delle attività commerciali. Soprattutto con la scelta della posa del basolato è anche necessario che, chi ne ha le competenze, aumenti il livello di controllo mentre, a tutt’oggi, la telecamera del controllo accessi di Porta Nuova è disabilitata”.

Ma è il momento giusto per l’avvio di questi lavori?

“L’operazione della posa del basolato è, in effetti, iniziata diversi anni fa quando furono acquistate le basole per il rifacimento della pavimentazione di via Maqueda. In realtà oggi è diventata una strada oggetto di “tavolinizzazione” e chiuderla per i lavori necessari vorrà dire bloccare le attività commerciali almeno per un mese e immagino che gli esercenti e i commercianti non saranno contenti. Purtroppo non è stato sfruttato il periodo del lock-down anzi, proprio in quel periodo molti cantieri sono stati sospesi mentre sarebbe stato il periodo giusto per lavori così strutturali. La lista delle strade indicate come oggetto della nuova pavimentazione, peraltro, include anche percorsi minimali, come quella alle spalle di via castro in cui la cantierizzazione sarà realizzato non con macchinari di movimento terra ma attraverso l’uso di pale e picconi con tempi e disagi limitati”.

Mi sorge, però, spontanea una domanda. Si tratta di una riqualificazione del cosiddetto “percorso arabo-normanno”, meta preferita dei turisti che visitano Palerm, ma i pullman dove li parcheggiamo, visto che fino a qualche giorno fa li vedevamo in quelle aree adiacenti alla Cattedrale che oggi sono oggetto di lavori?

“A questo proposito sappiamo con certezza che nonn deve entrare da Porta Nuova. Per il loro parcheggio, molti anni fa, fu realizzato il “parcheggio Basile” che sicuramente non è vicino ma il cui utilizzo prevedeva che il pullman lasciasse i turisti in piazza Indipendenza, sostasse appunto nel “parcheggio Basile” e, al termine del giro turistico ripassassero da piazza Indipendenza per prendere i turisti.

Ma non solo. La stessa “stazione d’Orleans”, nata in quella posizione negli anni 2000 per volontà dell’Assemblea Regionale Siciliana, della Regione e dell’Università perché avrebbe potuto servire sia le migliaia di studenti che gravitavano nella zona universitaria sia il migliaio di dipendenti dell’ARS e di Palazzo d’Orleans. Anche in questo caso è necessario “tirare le orecchie” alle diverse amministrazioni comunali che da allora si sono succedute. Tutte le zone parcheggiabili circostanti sono state destinate a uso esclusivo dei dipendenti pubblici e delle Forze Armate, scelta che risulta inconcepibile viste le scelte strategiche che sono state operate. È evidente che non è scritto da nessuna parte che il dipendente di una banca debba avere il parcheggio di fronte all’istituto bancario in cui lavora o che un insegnante lo debba avere di fronte al plesso scolastico. Perchè il dipendente dell’ARS deve avere un posteggio a lui riservato? La città è, principalmente, dei cittadini, degli studenti e dei turisti che la visitano. È chiaro che questi privilegi debbono sparire”.

Tutti soddisfatti? Forse no e, a questo proposito, abbiamo sentito Giovanna Analdi che gestisce un’attività commerciale di fronte alla Cattedrale ed è presidentessa dell’associazione “Cassaro Alto”, che riunisce i proprietari delle attività commerciali della parte “alta” di via Vittorio Emanuele, il cosiddetto Cassaro alto appunto.

“Dal punto di vista estetico e sulla necessità di un rispristino storico della città anche attraverso la posa delle basole non abbiamo dubbi – dichiara Giovanna Analdi – Questo intervento era da fare ma, come spesso succede, l’inizio dei lavori coincide con la prima, forse, stagione non vincolata dalla pandemia che ci ha bloccati per due anni. Ci chiediamo perché, ad esempio, non si siano sfruttati i mesi invernali o, in alternativa, i lavori non siano effettuati la sera o la notte. Oltre al disagio, i lavori ci regalano polvere, rumore e questo non invoglia i turisti a sedersi nei tavolini. A questo si aggiunge il fatto che, negli ultimi anni l’inadeguatezza delle rete fognaria ci ha messo in grossa difficoltà e questa posa se non è accompagnata da un progetto più strategico, rischia di far diventare le nuove strade un colabrodo nel giro di pochi anni”.

Roberto Greco

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