Trasgressione oggi è vivere nella legalità - QdS

Trasgressione oggi è vivere nella legalità

Marco Vitale

Trasgressione oggi è vivere nella legalità

mercoledì 18 Ottobre 2023

Non è temerario ammonire che è necessario essere preparati al peggio

Socrate è l’esempio più illustre di parresiasta, cioè colui che pratica la “parrēsia”, che è il coraggio di dire l’intera verità su fatti che interessano la comunità sapendo di correre dei rischi per questo. La parrēsia è in realtà, nella cultura ateniese, anche un diritto che va difeso ad ogni costo, perché è proprio ciò che fa di un individuo un libero cittadino, perché la città ha bisogno della verità per esistere. (…)

Il primo passo della parrēsia è, nel nostro tempo, quello dell’esigenza di uscire dal Paese dei Balocchi. Il nostro Paese e i tempi di ferro che ci aspettano richiedono un coraggioso, onesto e vigoroso impegno di tutti. “Mettetevi alla stanga” diceva De Gasperi nei primi anni del secondo dopoguerra ai giovani democristiani che si lamentavano per non venire sufficientemente considerati. Gli sforzi e i sacrifici che i nostri figli e nipoti dovranno, nei prossimi anni, affrontare non sono minori di quelli che dovettero affrontare i nostri genitori negli anni della ricostruzione.

Scrive Fulvio Scaparro in un libro molto bello: “Il senno di prima, reimparare la vita dai bambini, una risorsa impensabile” (Salani editore, 2022):
“Il successo crescente dell’illegalità, nel pubblico e nel privato, l’autoassoluzione e il “condonismo” diffusi, vedono premiati i furbi e umiliati gli onesti. Sempre più mi convinco che oggi la vera trasgressione consiste nel vivere nella legalità, senza timore di affrontare il prezzo salato che il rispetto delle regole del gioco comporta e senza paura di lottare contro chi gioca barando. La nostra esistenza deve tornare al rispetto dei patti di convivenza che i nostri padri e le nostre madri hanno conquistato un tempo a caro prezzo e che non meritano di essere svenduti in questo modo”.

La libertà si ritrova vedova perché “è vedova di noi tutti” (Albert Camus, La rivolta libertaria, Elèuthera, Milano 1998) e ciò perché “abbiamo dimenticato che il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza” (Karl Popper, La Società aperta e i suoi nemici, Armando, 1974). Sia Camus che Popper sono citati da Fulvio Scaparro che cita anche un testo di Ortega y Gasset, del 1930, dedicato a “L’epoca del signorino soddisfatto” o del “bimbo viziato”. Sembra che parlino tutti del nostro tempo e delle gravi sfide che dobbiamo fronteggiare. Ed è proprio basandoci anche sull’esperienza dei nostri padri che possiamo imparare a rischiare, a “essere dunque avventurosi ma non avventurieri, coraggiosi ma non temerari” (Fulvio Scaparro).

Forse è un po’ temerario avanzare previsioni sulla durata o meno della attuale inflazione. Sappiamo troppo poco della stessa, della sua natura, delle sue radici, delle sue convenienze, dei suoi effetti. Ma non è temerario ammonire che è necessario essere preparati al peggio. L’inflazione danneggia molti e va a vantaggio di pochi. Ma questi pochi possono essere sui reggitori più influenti dei molti. L’inflazione spesso dipende da cause lontane sulle quali abbiamo scarsa o nulla influenza. Ma spesso è, invece, frutto di una precisa politica, voluta da chi ne trae vantaggio. Perciò, come diceva Popper, bisogna sempre vigilare se vogliamo difendere quello che resta della nostra libertà, riconquistata dai nostri padri a così duro prezzo. E il primo passo per questa vigilanza è uscire dalla mentalità e cultura da Paese dei Balocchi nella quale molti, troppi italiani restano immersi.

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