Turisti in Sicilia, tre giorni per dirsi addio - QdS

Turisti in Sicilia, tre giorni per dirsi addio

Roberto Pelos

Turisti in Sicilia, tre giorni per dirsi addio

mercoledì 04 Dicembre 2019

Nell’Isola la permanenza media dei visitatori è più bassa che in Calabria, Sardegna, Bolzano, Marche e Trento. Toti Piscopo, delegato per Federturismo di Sicindustria Palermo ha analizzato il fenomeno della stagionalità

PALERMO – In Sicilia, la permanenza media dei visitatori è di tre giorni (più precisamente 3,03), più bassa rispetto soprattutto a cinque realtà: la Calabria (5,08), la Sardegna (4,55) Bolzano (4,43), le Marche (4,28),Trento (4,11).

Lo dice l’Istat nel rapporto “Turismo 2018”. Sul tema abbiamo intervistato Toti Piscopo, delegato per Federturismo di Sicindustria Palermo.

Quali iniziative si possono portare avanti per rendere più lunga la permanenza dei visitatori in Sicilia?
“L’autorevolezza della fonte non può essere messa in dubbio e credo rispecchi l’andamento altalenante e non uniforme dei flussi turistici che rappresentano tutte le criticità dei nostri territori, più volte evidenziate dalle imprese turistiche. In Sicilia non c’è un livello di accoglienza stabile e uniforme nei vari periodi dell’anno.
La situazione in oggetto va rilevata durante i periodi di alta stagione, cioè i sei/sette mesi tradizionali, da maggio a settembre o ottobre che fanno registrare una presenza notevole di turisti, che diminuisce in maniera considerevole nel periodo che intercorre da novembre ad aprile. Si tratta del famoso problema dell’allungamento della stagionalità, in cui innestare quei fenomeni virtuosi per favorire la destagionalizzazione. Anche i collegamenti sono un aspetto fondamentale perché ormai il turista sceglie il tempo di permanenza in base alla tariffa più o meno conveniente.
Intanto il dato che riguarda la Sicilia è sicuramente migliore rispetto a quelli degli anni precedenti, anche se ci sono ampissimi margini di miglioramento. Va anche considerato che l’offerta turistica siciliana non è uniforme per territorio, per stagionalità per ricettività ed attrattività. Non credo quindi che sia un dato uniforme perché ci sono determinate aree turistiche in cui i tempi di permanenza sono più bassi, ma trattandosi di una media ha una sua logica. Quindi si può esprimere soddisfazione ma con molta moderazione.
Per migliorare il livello di permanenza, occorre agire con proposte di soggiorno differenziati per segmenti di mercato e più accattivanti, intervenendo sulla programmazione degli eventi e principalmente individuando motivazioni forti, al di là di quelle tradizionali”.

Federturismo ha in programma accordi con enti o associazioni culturali per far sì che la permanenza dei turisti sia più lunga nella nostra terra?
“Federturismo, essendo espressione della imprenditorialità nel comparto, è fortemente motivata a seguire il fenomeno con una certa attenzione, nell’interesse dei propri associati ma anche dell’intera Comunità. Non a caso attualmente è impegnata a realizzare un progetto che possa riguardare l’allungamento della stagionalità. Utilizzare anche i periodi di bassa stagione, puntando su soggiorni settimanali ed i week end, attraverso tutta una serie d’iniziative da mettere a sistema anche in collaborazione con i soggetti pubblici.
Un progetto comunque valido per la prossima stagione turistica, ma che potrà essere testato entro il primo quadrimestre del 2020. Obiettivo è di favorire il processo di destagionalizzazione da una parte ma inevitabilmente anche l’allungamento della stagionalità”.

Dati previsionali per le imprese turistiche

PALERMO – Per concludere Toti Piscopo ha dichiarato: “I dati consuntivi che riguardano arrivi, presenze e tempi di permanenza, ritengo siano importanti, ma molto più importanti sono i dati previsionali, di cui difettiamo. Nell’era della globalizzazione, nella quale i cambiamenti avvengono velocemente, bisognerebbe monitorare i mercati internazionali in maniera costante e preventiva, attraverso indagini di mercato ed utilizzando tutti gli strumenti statici. Dati questi che aiuterebbero le imprese ad orientare i propri investimenti e le proprie azioni di marketing. Non dimentichiamo infatti che fornire analisi ed informazioni alle imprese costituisce l’elemento essenziale per sviluppare il turismo. Nulla di particolarmente oneroso ma di sburocratizzazione ed adeguamento. L’Assessorato Regionale al Turismo – ha aggiunto – già dispone di un qualificato Osservatorio, le cui funzioni andrebbero integrate con le ricerche previsionali e non solo con la raccolta dei dati. Sarebbe un bel passo in avanti”.

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