Ucraina batte Covid uno a zero - QdS

Ucraina batte Covid uno a zero

Raffaella Tregua

Ucraina batte Covid uno a zero

venerdì 04 Marzo 2022

La guerra in Ucraina, da otto giorni, sembra aver fatto dimenticare la guerra al Covid. Quasi fosse un ricordo, quasi non fossero mai esistiti due lunghi anni accomunati da bollettini sanitari su contagi, ricoveri, decessi. Eppure sembra lontano anche se ha sconvolto la vita, lasciando un senso di smarrimento seguito da assuefazione a distanziamenti, mascherine, vaccini e green pass, quasi fosse una normale quotidianità.

Eppure il signor Covid esiste e resiste ancora, vuole sopravvivere ad ogni costo. Soltanto che ha perso la scena, non è più attore protagonista, è stato spodestato da un attore che al momento coinvolge un solo Paese, l’Ucraina. Quei vocaboli che abbiamo imparato a utilizzare con nonchalance e frequenza sono stati improvvisamente soppiantati da altri forti, urticanti, terrificanti. Nonostante lo stato di emergenza Covid permanga fino al 31 marzo, non è più tema prioritario.

L’era della comunicazione digitale, della transizione ecologica, l’era dell’Acquario che secondo l’astrologia determina trasformazioni e mutamenti profondi, in questo secolo in cui parole come fluidità di genere sono un passepartout persino per partecipare al popolare festival di Sanremo, da otto giorni sembrano non avere un senso.

La comunicazione si è radicalmente modificata diventando comunicazione di GUERRA. Parole di guerra, scenari, immagini, inviati di guerra si portano dentro persone come noi che vivevano in democrazia, con un regolare governo eletto dal 73% degli elettori, che svolgevano una normale vita insieme alla propria famiglia, ai propri amici. Ora sono lì a combattere per difendersi e difendere le proprie case, il proprio Paese. E lo fanno con grandissimo coraggio e travolgente dignità guidati da un eroico e risoluto presidente Zelens’kij mentre la nostra vita scorre, al caldo, comodamente seduti, davanti a talk show di tuttologi che si susseguono senza sosta, in cui si discute animatamente sulla durata della guerra, su cosa l’Occidente dovrebbe fare, su quanta responsabilità abbia avuto la Nato e gli americani in questa anacronistica e orribile storia  o di quanta ne abbia la Russia di Putin.  

A me francamente del dibattere interessa poco di fronte al fatto che un popolo libero e democratico, gli ucraini, sia stato invaso dall’armata russa. Sembra di leggere un romanzo, invece è vita vera. Ogni giorno, uomini donne e bambini non sanno se si sveglieranno l’indomani, studenti, giornalisti, persone normali come me, come noi, scelgono di imbracciare un Kalashnikov e autoprodurre bottiglie Molotov per combattere gli invasori. Certamente una guerra nel cuore dell’Europa spaventa, con la seconda potenza nucleare del mondo ancora di più. Ma accettare questa guerra voltandosi senza guardare, senza agire ci renderebbe complici di un genocidio.  

Nella nostra vecchia Europa, che tanto amo, l’Ucraina sta subendo un attacco a quegli stessi valori di sovranità nazionale e libertà sui quali L’Occidente democratico fonda l’esistenza e in cui crede profondamente. Le sanzioni stringeranno un cappio attorno al collo della Russia, ma dare sostegno all’Ucraina per resistere il tempo necessario alla diplomazia di trovare una soluzione senza far perdere la faccia a un Putin isolato ma determinato, è questione di sopravvivenza, non soltanto per l’Ucraina, ma per tutto ciò in cui crediamo.  

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