Uilca Tp lancia allarme: “Banche senza bancari” - QdS

Uilca Tp lancia allarme: “Banche senza bancari”

Vito Manca

Uilca Tp lancia allarme: “Banche senza bancari”

venerdì 21 Aprile 2023

La segretaria Pellegrino s’interroga sui nuovi sistemi organizzativi degli istituti di credito: “Solo un intervento legislativo e quindi della politica nazionale potrà arrestare la desertificazione”

TRAPANI – Era un posto sicuro, rigidamente borghese. Con un buon stipendio, la garanzia della pensione e dello status sociale. Forse era anche un lavoro un po’ monotono, ma consentiva di mettere su famiglia, di scrivere una pagina sostanzialmente tranquilla della propria vita. Il bancario non si poteva lamentare. Chi voleva fare carriera sapeva quale strada intraprendere: sacrifici, magari lontano da casa, ma con una prospettiva garantita. Le banche erano solide, soprattutto sempre uguali a sé stesse, in qualche caso legate e collegate ai territori.

Poi la rivoluzione del sistema, le innovazioni, le nuove leggi, la finanza di ogni tipo, anche quella creativa, le norme europee. Ed ancora il mercato, le aggregazioni, le fusioni, pure qualche tracollo fermato con soldi pubblici e con operazioni di alto profilo finanziario. Ed il bancario a correre dietro le novità spesso vorticose, con la necessità di tornare a studiare, con il suo ruolo all’interno degli istituti di credito che prendeva nuove forme, giorno dopo giorno. Altre dinamiche, modifiche in corso d’opera, aggiornamenti continui ed un ritmo sempre più intenso. Con un fantasma che ha cominciato ad aggirarsi per sportelli e banche, dalle casse agli uffici: il fantasma globalizzazione, parola che usano tutti ma dal significato incerto, a volte onnicomprensivo. Sta di fatto che il bancario s’è ritrovato a fare i conti con una banca che con il passare del tempo è diventata un’altra cosa. È sempre stata un’azienda ma ora ancora di più. Quasi un precario, il bancario che deve confrontarsi con numeri impietosi che confermano le difficoltà del nuovo corso degli istituti di credito. Il sindacato di categoria suona l’allarme da tempo. Raccoglie le preoccupazioni di chi lavora nelle banche ma soprattutto legge i dati. Propone soluzioni, come la Uilca trapanese. La sua segretaria provinciale Laura Pellegrino sottolinea gli elementi di crisi che stanno condizionando il settore. Il sistema cambia e va governato con proposte che non possono però dimenticare o marginalizzare le risorse umane e professionali che rimangono comunque la forza trainante delle banche.

Qual è lo stato di salute del sistema bancario trapanese?
“Il sistema bancario a Trapani è il sistema Italia. Sparite tutte le banche siciliane: Sicilcassa, Banco di Sicilia, Banca del Sud e Banca Sicula, sopravvive qualche Bcc. Non si può parlare di uno stato di salute del sistema bancario trapanese”.

C’è un modo per fermare la desertificazione del sistema bancario? Sempre meno sportelli, sempre meno dipendenti.
“La Uil già da diverso tempo cerca di attirare l’attenzione sull’abbandono dei territori da parte delle banche, ma ritengo che solo un intervento legislativo e quindi della politica nazionale possa arrestare la desertificazione. Purtroppo il territorio trapanese non è indenne da tutto ciò. Si pensi che in meno di dieci anni in provincia di Trapani il numero dei lavoratori del settore bancario si è più che dimezzato. Siamo passati dalle 1.475 unità del 2015 alle 715 del 2021. In questo contesto di diminuzione progressiva della forza lavoro e di informatizzazione delle procedure, la Uilca si impegna affinché vengano valorizzate le persone e venga tutelato il benessere sul luogo di lavoro, poiché è chiaro che il nuovo modello organizzativo degli istituti di credito, incentrato soprattutto sull’aspetto commerciale, crea notevole disagio e pressioni agli addetti del comparto”.

Le banche continuano a girarsi dall’altra parte rispetto al territorio? Oppure c’è maggiore attenzione per i progetti di sviluppo?
“Di progetti e iniziative ce ne sono tanti e diversificati. Il problema nasce nel riuscire a concretizzarli nel rispetto dei paletti delle stringenti normative europee”.

C’è davvero un caso-mutui? Può fare qualche esempio?
“Per i mutui lo Stato, seppur non tempestivamente, è intervenuto con un decreto che non prevede discrezionalità per gli istituti di credito, nel senso che davanti a chi ha i requisiti previsti e fa richiesta ai sensi del decreto in questione, devono rinegoziare. C’è però sicuramente un problema tassi d’interesse, ma derivante dalle politiche messe in campo dall’Europa per contrastare l’inflazione. Coloro che negli ultimi anni hanno stipulato mutui a tasso variabile senza cap sono coinvolti nella curva degli aumenti”.

Conferma che c’è ormai una sorta di doppio canale di finanziamento? Le finanziarie per i piccoli prestiti e le banche per quelli più importanti ma anche con la necessità di avere garanzie importanti per accedervi?
“No. Le banche sono interessate a tutto il mondo finanziante, ancor più ai prestiti. Tant’è che si sono attrezzate con piattaforme simili a quelle delle finanziare. Si può inserire la richiesta ed ottenere prestiti online accedendo ai portali web delle banche dove si hanno i conti”.

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