La maggior parte delle 800.000 persone che muoiono per suicidio ogni anno sono giovani, e l'autolesionismo è la terza causa di morte tra i 15-19 anni, con tassi più alti tra le ragazze adolescenti.
Con l’inizio del secondo anno di pandemia, l’impatto sulla salute mentale e il benessere psicosociale di bambini e giovani è forte.
In America Latina e nei Caraibi, un recente sondaggio U-Report dell’UNICEF sui giovani ha generato più di 8.000 risposte e riscontrato che oltre un quarto si è sentito ansioso, il 15% depresso.
Anche prima della pandemia, rileva Unicef, i bambini e i giovani sopportavano il peso dei rischi legati alla salute mentale, con la metà di tutti i disturbi mentali che si sviluppavano prima dei 15 anni e il 75% entro prima età adulta.
La maggior parte delle 800.000 persone che muoiono per suicidio ogni anno sono giovani, e l’autolesionismo è la terza causa di morte tra i 15-19 anni, con tassi più alti tra le ragazze adolescenti. Si stima che globalmente un bambino su 4 viva con un genitore che ha un disturbo mentale.
Per i bambini che subiscono
violenza, abbandono o abuso a casa, le chiusure hanno lasciato molti di loro
con i maltrattanti e senza il sostegno di insegnanti, parenti e comunità. I
bambini appartenenti a gruppi di popolazione vulnerabili – come quelli che
vivono e lavorano per strada, i bambini con disabilità e quelli che vivono in
contesti di conflitto – rischiano che i loro bisogni legati alla salute mentale
vengano completamente trascurati.
Secondo l’OMS, la pandemia da COVID-19, ha interrotto o fermato i servizi
fondamentali per la salute mentale nel 93% dei paesi del mondo, mentre la
richiesta di supporto per la salute mentale è in aumento. Uno studio su 194
città in Cina ha mostrato che il 16% dei rispondenti ha riportato sintomi
depressivi da moderati a gravi durante la pandemia e il 28% sintomi di ansia da
moderati a gravi.