UniPa in prima fila per l’innovazione digitale - QdS

UniPa in prima fila per l’innovazione digitale

redazione

UniPa in prima fila per l’innovazione digitale

Antonio Schembri  |
mercoledì 17 Gennaio 2024

Ieri nella Sala Gialla dell’Ars un incontro per illustrare le numerose iniziative dell’Ateneo sul fronte dell’informatizzazione e dei progetti tecnologici per garantire servizi sempre più efficienti

PALERMO – Parlare di futuro, con l’indicativo presente. Ossia con progetti di innovazione tecnologica già esecutivi, pronti, da attuare subito. Sui molteplici snodi del mondo digitale si giocano le soluzioni ai problemi dei territori e in Sicilia l’Università palermitana punta ad assumerne la regia, oltre che a offrire il luogo centrale della loro sperimentazione. Progetti di matrice digitale capaci di garantire servizi sempre più efficienti, che partono dal contesto accademico, ma che sono applicabili anche nella fitta ragnatela della pubblica amministrazione. Con risultati valutabili in termini di cospicui risparmi di tempo e risorse economiche.

Un investimento consociato di 23 milioni di euro che ruota su nove piani progettuali

È un poderoso piano di problem solving quello presentato ieri nella Sala Gialla dell’Ars all’incontro “Innovazione digitale: dall’Università ai territori”. Frutto, si potrebbe dire, di una rara convergenza astrale. Nel giro di soli 16 mesi, infatti, il quinto Ateneo più grande d’Italia, insieme con l’Arit, l’Authority regionale per l’innovazione tecnologica, ha dato la stura a un investimento consociato di 23 milioni di euro che ruota su nove piani progettuali. Si va da una rete privata 5G ibrida all’interno del Polo universitario palermitano, finanziata con le risorse del Connecting Europe Facility della Ue, ovvero lo strumento di finanziamento per promuovere la crescita, l’occupazione e la competitività dei Paesi a livello europeo attraverso investimenti; a un sistema di produzione e distribuzione di contenuti audiovisivi che, sempre basati sulla velocità di trasmissione della quinta generazione della tecnologia cellulare, passando per tecnologie in grado di integrare gli strumenti di realtà virtuale, aumentata e immersiva anche a beneficio di una interazione diretta con l’utente finale: lo studente, come il funzionario che gestisce pratiche e lo stesso cittadino. Oltre a tecnologie capaci di aumentare il livello effettivo della sicurezza, sia negli spazi pubblici che a livello individuale.

Più nel dettaglio, vale l’esempio di un software che grazie all’intelligenza artificiale è in grado di migliorare l’efficienza della gestione amministrativa. “Sarà possibile – ha spiegato il rettore Massimo Midiri – seguire e tracciare l’iter delle pratiche, dall’avvio alla fine, monitorando tutti i loro punti intermedi di transito e interruzione. In questo modo è possibile individuare i ‘colli di bottiglia’ in cui queste si bloccano, per quanto tempo vi ‘sostano’ e di fatto, le ragioni per cui restano ferme a lungo”.

Soluzioni destinate a incidere sull’agognato snellimento delle procedure burocratiche, la cui farraginosità è ancora oggi una delle piaghe principali della pubblica amministrazione: “È stato infatti valutato – ha spiegato il rettore – un risparmio di almeno un terzo delle tempistiche previste, ma una volta ottimizzato il sistema, queste potrebbero anche arrivare a dimezzarsi”.

La sicurezza, collettiva e individuale, è sempre più centrale. In questo specifico ambito l’Università di Palermo ha investito due milioni di euro per l’installazione di videocamere intelligenti e nuovi device a uso personale. Le prime controlleranno in maniera dinamica ingressi e uscite nei luoghi frequentati dagli studenti, segnalando a una control room attiva 24 ore ogni genere di movimento anomalo, a cominciare da quelli rilevati al di fuori delle fasce orarie stabilite per la fruizione dei luoghi. In parallelo verranno messi a disposizione dispositivi funzionali soprattutto alla sicurezza delle donne nei luoghi dell’Ateneo: “Una sorta di smartwatch – ha affermato ancora Midiri – che con un doppio click in caso di pericolo di aggressione fisica permetteranno l’immediata localizzazione della vittima e l’intervento da parte delle Forze dell’ordine”.

Soluzioni innovative anche per la didattica

L’esperienza del distanziamento, cui il mondo universitario e del lavoro sono stati obbligati dalla pandemia da Covid, ha ispirato lo sviluppo di aule integrate, in cui i professori possono interagire mediante monitor multispettro con gli studenti connessi da remoto.

“Larga parte di questi progetti – ha spiegato Pietro Paolo Corso, delegato del rettore alle Infrastrutture digitali di Ateneo – si caratterizza per la spiccata attitudine al riutilizzo da parte di altre amministrazioni. L’Università mette a disposizione del territorio siciliano le proprie competenze e le proprie eccellenze, nel tentativo di attivare un clima di cooperazione e di sviluppo sistemico. Tutto questo per contribuire a restituire alla Sicilia una dimensione mediterranea che le spetterebbe in modo naturale, a patto di riuscire a valorizzarla in modo adeguato”.

Una finalità, questa, che si inquadra in un momento critico per la Sicilia: la regione è infatti ancora all’ultimo posto in Europa per numero di laureati. Un dato che si associa a quello dell’esodo dei giovani che, in parallelo al calo demografico, prospetta scenari molto preoccupanti. L’intelligenza artificiale può essere perciò una soluzione concreta. Tutte piattaforme che provengono da soluzioni industriali americane molto innovative, già realizzate e collegabili alle strutture organizzative di tutti gli enti territoriali, dalla regione ai comuni. Che l’Ateneo, è stato ribadito ieri al convegno, è pronto a supportare nell’elaborazione e nel trattamento dei dati.

A proposito di dati, l’altro importante step di questa progettualità è l’attivazione nel campus universitario di Palermo di una sede del Cineca, il Consorzio interuniversitario che lavora al trasferimento di tecnologie per lo sviluppo e l’eccellenza del sistema nazionale dell’istruzione superiore, della formazione e della ricerca. La missione dell’ente a Palermo, che assicurano all’Ateneo partirà in tempi brevi, ruoterà sulla trasformazione digitale della Pubblica amministrazione nel settore formazione e ricerca e nel supercalcolo, ovvero nella creazione di un grande computer da adibire alla raccolta e l’elaborazione di un’enorme quantità di dati: da quelli sanitari e epidemiologici, a quelli anagrafici e sulla sicurezza del territorio.

Un hub informatico del Sud Italia

Un hub informatico del Sud Italia, in sostanza, che pone l’Università di Palermo all’avanguardia tra le istituzioni formative italiane. E che almeno nelle aspettative, proietterebbe il capoluogo in una tutt’altro che futuristica dimensione di smart city.

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