Università, in Sicilia peggiori performance sia in ambito pubblico che privato - QdS

Università, in Sicilia peggiori performance sia in ambito pubblico che privato

Serena Giovanna Grasso

Università, in Sicilia peggiori performance sia in ambito pubblico che privato

mercoledì 10 Luglio 2019

Censis: Unict penultima tra gli atenei con più di 40 mila iscritti. Unime e Unipa ai piani bassi. Internazionalizzazione, occupazione, borse di studio, servizi e strutture: gli indicatori valutati

PALERMO – Come ogni anno, il Censis torna a valutare le università italiane. Purtroppo per noi, gli atenei siciliani confermano ancora una volta i risultati infausti che da sempre li caratterizzano. Servizi erogati, borse di studio e altri interventi in favore degli studenti, strutture disponibili, comunicazione e servizi digitali, livello di internazionalizzazione e occupabilità dei laureati ad un anno dal conseguimento del titolo sono stati i parametri considerati nella redazione della classifica.

Sulle dieci “mega” università statali, cioè quelle con un numero superiore ai 40 mila iscritti, Catania si colloca solo al nono posto, appena sopra la Federico II di Napoli. Dominano la classifica le università di Bologna, Padova e Firenze. L’ateneo etneo ottiene i migliori punteggi in merito alle strutture disponibili e alla comunicazione e servizi digitali, mentre risultati più insoddisfacenti caratterizzano la disponibilità di borse di studio e il livello di internazionalizzazione.

Con riferimento alle “grandi” università statali, ovvero quelle con un numero di iscritti compreso tra 20 e 40 mila, gli atenei siciliani si piazzano ancora una volta in fondo alla classifica: infatti, al dodicesimo e tredicesimo posto troviamo Messina e Palermo, meglio solo di Roma Tre, Campania Vanvitelli e Chieti-Pescara. In questo caso, è l’università di Perugia a svettare.

Messina totalizza i migliori punteggi sulle borse di studio e sulla comunicazione e servizi digitali, ma registra le maggiori pecche sui servizi, grado di internazionalizzazione e livello di occupabilità. Anche Palermo spicca per comunicazione e servizi digitali, ma delude per borse di studio e servizi.

Lo scenario siciliano rimane immutato anche quando si passa all’analisi delle università private. La Lumsa di Roma è la prima in classifica tra gli atenei non statali con iscrizioni comprese tra 5.000 e 10.000, mentre la Kore di Enna fa sua la penultima posizione, con le peggiori performance in comunicazione e servizi digitali e grado di internazionalizzazione.

A questa classifica si aggiunge il ranking dei raggruppamenti di classi di laurea triennali, dei corsi a ciclo unico e delle lauree magistrali biennali rispetto alle dimensioni della progressione di carriera e del grado di internazionalizzazione. Relativamente all’indirizzo magistrale a ciclo unico, Catania totalizza il peggiore risultato in Italia sul percorso farmaceutico e farmaceutico industriale (trentaduesima su trentadue) e in giurisprudenza (quarantottesima su quarantotto). Posti bassi per gli atenei siciliani anche per odontoiatria: infatti, gli atenei di Palermo, Catania e Messina si collocano rispettivamente al ventitreesimo, ventisettesimo e trentesimo posto su trentadue.

Relativamente ai percorsi triennali, Messina chiude la classifica di ingegneria industriale (quarantunesima su quarantuno), mentre Catania e Palermo si collocano rispettivamente trentottesima e diciassettesima. Sul percorso psicologico, i tre atenei siciliani si collocano tra gli ultimi cinque posti in Italia. L’università etnea è relegata all’ultimo posto anche in riferimento all’ambito letterario-umanistico; mentre è penultima nel percorso politico-sociale e relativo alla comunicazione, in questo caso accompagnata dalla terzultima Messina.

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