Sindacati contro la "politica dei tagli" nella scuola: la nota - QdS

Ogni anno mancano 950 presidi: il “no” di USB Scuola alla “politica di tagli”

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Ogni anno mancano 950 presidi: il “no” di USB Scuola alla “politica di tagli”

Redazione  |
venerdì 09 Dicembre 2022

"Diciamo un no convinto e fermo a questo ulteriore passo verso la rovina della scuola pubblica statale": commento alla "politica di tagli" per il settore scuola.

Il sindacato USB Scuola si esprime contro la “politica dei tagli” che, a parere dei suoi membri, sarebbe adottata dal Ministero dell’Istruzione.

USB Scuola, tramite una nota, si esprime in particolare contro l’annoso problema delle reggenze, risolto con tagli di personale tali da danneggiare potenzialmente la qualità dei servizi degli istituti scolastici.

Sindacati contro la “politica dei tagli” nella scuola: la nota

“Ogni anno, secondo quanto affermato dallo stesso Ministro, 950 scuole non hanno un dirigente scolastico a causa dei pensionamenti, dei trasferimenti o, molto più frequentemente, della mancanza di personale. Finora il problema è stato affrontato con il pannicello caldo delle reggenze: a un DS già in titolare in un’istituzione scolastica ne veniva affidata anche un’altra e a volte anche altre due. Insomma, un incarico che diventava un massacro per i dirigenti più seri, l’abbandono di due, tre istituti per i DS meno
organizzati. Istituti che, vale la pena ricordare, hanno già oggi un limite minimo di alunni pari a 600, limite che per avviare questa manovra salirà a 900″. Così inizia la nota di USB scuola.

Si passa poi alla “politica di tagli” relativa al settore scuola. In cosa consiste e perché il sindacato è contrario? Ecco cosa si legge nella nota: “Come risolvere il problema? Il Ministero ha ben pensato di accorpare tra loro almeno 500 istituti, tranquillizzando il Paese che non abbatterà fisicamente nessun edificio scolastico e nessun plesso dei 40.466 esistenti (ma a quanto pare non ne costruirà di nuovi, né intende ammodernare le strutture fatiscenti o mettere a norma quelle, la maggioranza, ancora prive delle corrette certificazioni, ma questa è un’altra storia). In questo modo, anziché investire denaro pubblico per garantire il funzionamento di ogni istituzione, si va a risparmiare non soltanto sulle figure dei dirigenti, ma anche su tutte le figure amministrative”.

Meno dirigenti, più problemi

“Per due istituti basteranno un solo DS, un solo DSGA, un solo staff di segreteria! Per quanto riguarda i DSGA – i Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi, il cui compito è la gestione economica delle scuole e la gestione diretta del personale ATA, siamo oggi in una condizione di sottodimensionamento gravissimo e il ruolo è spesso ricoperto da Assistenti Amministrativi incaricati, in attesa del bando di concorso. Che poi il carico di lavoro di ciascuna di queste figure diventi insostenibile al Ministro poco
importa”, prosegue la nota di USB Scuola.

“Ricordiamo che la gran parte degli istituti scolastici, in particolare degli istituti comprensivi, è composta da almeno tre plessi, spesso dislocati su comuni diversi con una molteplicità di problemi legati ai trasporti, alla gestione del personale da parte delle segreterie, alla costanza di rapporti con la dirigenza, oltre che alla carenza di organico docente e ATA, con collaboratori scolastici spesso costretti a lavorare in solitaria in un plesso, docenti sballottati da un comune all’altro, referenti di plesso che si ergono a generali di un esercito esausto. Quanti plessi dovrà gestire, quindi, ogni singolo dirigente scolastico”.

Contro la “rovina” degli istituti pubblici

USB Scuola si è detta “profondamente contraria a questo piano di distruzione della qualità della
scuola pubblica statale
, di riduzione con la mannaia delle unità di DSGA e Assistenti Amministrativi, che saranno i più colpiti da questo provvedimento. Chiediamo un piano di assunzioni serio e consistente per Dirigenti Scolastici e DSGA, l’eliminazione delle limitazioni alle supplenze di tutto il personale ATA”.

“Diciamo un no convinto e fermo a questo ulteriore passo verso la rovina della scuola pubblica statale”

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