Vaccini, ecco la circolare. La paura rischia di frenare il Piano - QdS

Vaccini, ecco la circolare. La paura rischia di frenare il Piano

redazione web

Vaccini, ecco la circolare. La paura rischia di frenare il Piano

giovedì 08 Aprile 2021

Il commissario Figliuolo, l'Astrazeneca ai sessanta-settantanovenni. Il presidente del Css Locatelli, ok all'utilizzo del richiamo. Paura e prenotazioni disdette. Nuova contrazione nelle consegne

Pronta la nuova circolare con cui il ministero della Salute ha aggiornato le raccomandazioni sul vaccino AstraZeneca.

La circolare – inviata a Regioni, istituzioni e associazioni – ribadisce che il vaccino è approvato dai 18 anni d’età.

“Sulla base delle attuali evidenze, tenuto conto del basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico a fronte dell’elevata mortalità da Covid-19 nelle fasce di età più avanzate – si legge – si rappresenta che è raccomandato un suo uso preferenziale nelle persone sopra i sessant’anni”.

“Chi ha già ricevuto una prima dose, può completare il ciclo col medesimo vaccino”.

Speranza, essere chiari e netti

La “circolare con tutte le indicazioni, perché dobbiamo essere chiari e netti” era stata annunciata ieri sera dal ministro della Salute Roberto Speranza, che, al termine di una giornata di riunioni con gli esperti, aveva ribadito le priorità dell’esecutivo: mettere in sicurezza gli anziani e le persone fragili.

Le indicazioni del governo fanno comprendere come non molto cambierà nel Piano vaccinale: le prenotazioni fissate fino a maggio si prevedeva ieri fossero da rinviare o cancellare, i richiami per almeno due milioni e trecentomila italiani da gestire, le fasce d’età da rivedere.

Il vaccino di Astrazeneca è ora raccomandato, come anticipato ieri dal commissario Francesco Figliuolo, per gli over 60 dopo esser stato consigliato per gli under 55 e poi esteso a tutte le classi di età, ha costretto il Governo a rimettere mano al piano vaccinale, già cambiato tre volte dall’inizio della campagna, in dicembre.

Con il siero dell’azienda anglo-svedese che sarà ora somministrato ai sessanta-settantanovenni.

AstraZeneca, Aifa, nessun segnale rischi trombosi

Alla circolare era allegato un parere della Commissione tecnico scientifica (Cts) dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) in cui si rileva che “al momento non sono stati identificati analoghi segnali di rischio” di eventi trombotici “per i vaccini a mRrna”.

“Non è invece ancora possibile esprimere un giudizio – continua il parere – in merito ad altri vaccini che utilizzano piattaforme vaccinali virali”.

Astrazeneca “complessivamente positivo”

La Cts sottolinea che il bilancio beneficio/rischio del vaccino si conferma “complessivamente positivo”.

“Sulla base delle attuali stime di incidenza che indicano l’estrema rarità degli eventi sopra descritti – sottolinea nel parere la Commissione tecnico scientifica di Aifa – il bilancio beneficio/rischio del vaccino Astrazeneca si conferma complessivamente positivo, in quanto il vaccino è sicuramente efficace nel ridurre il rischio di malattia grave, ospedalizzazione e morte connesso al Covid-19”.

Attualmente, precisa la Cts, “tale bilancio appare progressivamente più favorevole al crescere dell’età, sia in considerazione dei maggiori rischi di sviluppare Covid-19 grave, sia per il mancato riscontro di un aumentato rischio degli eventi trombotici sopra descritti nei soggetti vaccinati di età superiore ai sessant’anni”.

L’Ema non sconsiglia somministrazione

L’Ema, l’agenzia europea del farmaco, pur riconoscendo i casi eccezionali di trombosi come “effetti indesiderati molto rari” dell’immunizzante anglo-svedese, non ha infatti ritenuto di sconsigliare le somministrazioni per genere o fasce d’età, demandando la decisione ai singoli Stati.

Ma un dato è già chiaro ed evidente a tutti: la modifica in corsa e, soprattutto, i timori sempre più diffusi tra gli italiani, rischiano di provocare ulteriori rallentamenti alle vaccinazioni proprio nel momento in cui è fondamentale imprimere un’accelerazione.

Attualmente otto milioni di italiani che hanno ricevuto una prima dose di vaccino e a due milioni e trecentomila di loro è stato somministrato il siero di Astrazeneca.

Il nodo dei richiami

La prima decisione da prendere è stata quella relativa ai richiami, che secondo le indicazioni dell’Aifa devono essere fatti a tre mesi dalla prima dose.

E, come ha annunciato ieri sera il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, non ci sono elementi per scoraggiare la somministrazione della seconda dose per quanti avessero già avuto la prima.

Ed è la stessa Ema, come ha sottolineato la presidente del Comitato di sicurezza Sabine Straus, a non escludere l’ipotesi di un “mix” tra vaccini diversi, “che potrebbe essere efficace” anche se al momento “non ci sono ancora dati disponibili”.

La paura dell’Astrazeneca

Il vero problema, che rischia seriamente di compromettere la campagna di vaccinazione, è legato invece alla paura che neanche troppo sottotraccia si sta diffondendo e che porta gli italiani a disertare i centri vaccinali.

In Lombardia, spiega il membro del Cts lombardo Carlo Signorelli, un 15-16% di prenotati non si è presentato.

E nella Asl Napoli 1, martedì, su quattromila prenotati ottocento hanno disertato la vaccinazione.

Segnali d’allarme che potrebbero aumentare nei prossimi giorni e contro i quali a poco servono, purtroppo, le rassicurazioni degli esperti.

“Il vaccino è utilizzabile in tutte le fasce di popolazione” ha detto il direttore dell’Aifa Nicola Magrini mentre il virologo Andrea Crisanti ricorda che “prendere un aereo ha un rischio di trombosi cento volte superiore a fare un vaccino”.

Niente vaccini inutilizzati

Per evitare che i vaccini restino inutilizzati, la soluzione individuata da Figliuolo è di somministrarlo fin dalle prossime ore alla categoria 60-79 anni.

“Una platea – sottolinea il generale nell’incontro con i governatori – di circa tredici milioni di persone, due dei quali hanno già avuto la prima dose”.

Ma bisognerà anche decidere come vaccinare tutti coloro che non potranno più avere Astrazeneca e, dunque, come rimodulare l’utilizzo degli altri due vaccini al momento disponibili, Pfizer e Moderna.

Ritardi nelle consegne

Sulle prossime consegne, infatti, non c’è al momento alcuna certezza, nonostante nel secondo trimestre l’Italia dovrebbe ricevere oltre cinquantadue milioni di dosi.

Astrazeneca, sempre lei, ha già fatto sapere che il 14 aprile consegnerà la metà di quanto previsto, centosettantamila dosi anziché trecentoquarantamila, che dovrebbe però reintegrare tra il 16 e il 23 aprile.

Pfizer ha terminato la distribuzione di un altro milione e mezzo di dosi, che serve però solo a dare ossigeno ai territori, mentre Moderna dovrebbe consegnare non prima di fine settimana.

E Johnson & Johnson ha già fatto sapere che il 16 non manderà più di quattrocentomila dosi.

Tutti elementi che allontanano sempre di più l’obiettivo delle cinquecentomila vaccinazioni al giorno per la metà di aprile.

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