Il vicesindaco Varchi: “A Palermo c’è stata un’eccessiva tolleranza, questo ha prodotto derive non più accettabili” - QdS

Il vicesindaco Varchi: “A Palermo c’è stata un’eccessiva tolleranza, questo ha prodotto derive non più accettabili”

redazione

Il vicesindaco Varchi: “A Palermo c’è stata un’eccessiva tolleranza, questo ha prodotto derive non più accettabili”

Roberto Greco  |
mercoledì 30 Agosto 2023

Al QdS interviene Carolina Varchi, vicesindaco e assessore alla Legalità nel Capoluogo. “Il Comune si costituirà parte civile al processo sullo stupro. Non lasceremo sola la ragazza”

A seguito dello stupro avvenuto a Palermo lo scorso 7 luglio, sono stati di nuovo portati in primo piano le problematiche legate alla sicurezza e alla mala-movida. Nei giorni scorsi in Prefettura, proprio su questi temi, si è tenuta una riunione del “Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica” cui ha partecipato, oltre alla Prefetto Cucinotta, i rappresentanti delle forze dell’ordine e dell’amministrazione comunale. Di movida e legalità il QdS ne ha parlato con l’avvocato Carolina Varchi, Vice Sindaco del Comune di Palermo del quale è anche assessore con la delega al Bilancio, Tributi, Beni confiscati e legalità, Avvocatura e Controllo analogo Società Partecipate.

Vice Sindaco Varchi, inizierei da un ragionamento più ampio perché, proprio alla luce di quanto successo lo scorso 7 luglio, è necessaria un’analisi relativa alla presenza dello Stato sul territorio non solo in termini di contrasto ma, e soprattutto, di prevenzione. Qual è la fotografia della situazione attuale?
“Palermo vive delle difficoltà direi storiche, che non possono ovviamente essere risolte con un tocco di bacchetta magica, ma attraverso il concorso e la collaborazione di tutte le istituzioni interessate. I fatti del 7 luglio, prima di ogni cosa rappresentano una barbarie nei confronti della povera vittima. Una ragazza coraggiosa, forte nella sua fragilità che merita l’aiuto di tutti e che quest’amministrazione non lascerà sola. Quei fatti, poi, hanno creato un danno, anche in termini d’immagine, alla città. Una città che non è fatta di stupratori, ma soprattutto di gente perbene. Anche per questo motivo, ho chiesto al Comune di costituirsi parte civile al processo, trovare ogni giorno in rassegna stampa il nome della mia città associato alla parola stupro è stato pesante”.

Quanto avvenuto lo scorso 7 luglio mette in evidenza che, ma questo fenomeno non riguarda solo Palermo ma tutta l’Italia, siamo in presenza di una forte deriva sociale e culturale. È evidente che debbano essere implementati modelli di presenza sul territorio da parte dello Stato che riguardano la questione educativa che siano in grado di supportare il lavoro delle istituzioni scolastiche…
“Tutto vero, ma io ritengo che sia necessario andare a ritroso ancora un po’, fino alla prima istituzione educativa, che è la famiglia. È all’interno della famiglia, innanzitutto, che va trasferito il valore del rispetto nei confronti dell’altra persona, nei confronti delle donne. La scuola e lo Stato possono, devono e dovranno sostenere questo sforzo. Ma credo che, da un punto di vista sociale, vada rafforzata proprio la famiglia, anche attraverso strumenti legislativi, se è il caso. È proprio la direzione che abbiamo intrapreso col governo di Giorgia Meloni. Le misure di contrasto alla violenza sulle donne le stiamo realizzando sia a livello locale, il Comune ha infatti rifinanziato i centri antiviolenza pubblici e stiamo ragionando su una struttura interistituzionale per offrire una assistenza più completa, sia a livello legislativo con il disegno di legge che tra pochi giorni cominceremo ad esaminare alla Camera”.

Legalità e sicurezza sono due termini che devono viaggiare “a braccetto”. Senza voler demonizzare la movida, come sarà possibile portare la città di Palermo a essere considerata un luogo sicuro sia di giorno sia di notte in tutte le zone della città?
“Noi riteniamo che la cosiddetta ‘movida’, che si traduce in una possibilità di sviluppo per le nostre piccole imprese, non vada criminalizzata, semmai regolamentata. Ed è lo spirito di alcune iniziative assunte da questa amministrazione comunale fin dal proprio insediamento, anche attraverso servizi straordinari su luoghi che danno origine alla cosiddetta mala-movida. Gli esercenti che sono in regola con le licenze, con le autorizzazioni e con i contratti dei lavoratori, hanno il diritto di non subire la concorrenza abusiva e perciò spesso aggressiva e le Istituzioni hanno il dovere di garantire l’effettività di questo diritto al corretto andamento del mercato. Anche sul tema dei cantieri abbandonati questa Giunta si è mossa già da tempo, con effetti positivi anche per la viabilità cittadina. È chiaro che i fatti di cui stiamo parlando impongono un’intensificazione degli interventi e noi siamo pronti al censimento, peraltro richiesto anche dal Governo nazionale, per capire di quante e quali aree stiamo parlando e su quali vi sono obblighi di sorveglianza da parte delle ditte”.

Qualche giorno fa si è tenuto in Prefettura una riunione del “Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica” cui lei ha partecipato. Cos’è stato deciso di concreto?
“Come dicevo prima, è emersa da parte di tutte le Istituzioni la necessità di regolamentare la movida e l’ordine pubblico in maniera ancora più incisiva. Oltre a un censimento dei cantieri abbandonati, ulteriori servizi aggiuntivi sono stati effettuati e proseguiranno nei prossimi giorni e il Comune valuterà se dai controlli in determinate zone della città dovessero emergere problemi specifici cui far fronte con provvedimenti mirati. In quel caso, adotteremo ulteriori e particolari misure a tutela della sicurezza di avventori e commercianti”.

Illegalità. Assistiamo a fenomeni diffusi che, a mio giudizio, sono sottovalutati o, spesso, giustificati. Faccio riferimento alla presenza di ambulanti nel percorso Arabo-Normanno, vietati dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo, accessi di “convenienza” da parte dei cittadini nelle zone pedonali, in deroga a quanto previsto dalle Ordinanze Comunali, venditori abusivi di bevande e/o alimenti e alla deregulation di via Maqueda. Al di là delle suggestioni e delle buone intenzioni, è necessario passare dalle parole ai fatti ma, per fare questo, serve una maggiore capillarità di controllo e probabilmente l’organico della Polizia Municipale non è adeguato. Quali sono gli strumenti diretti che come amministrazione avete a disposizione? Una reale osmosi tra l’amministrazione comunale, le forze di polizia e l’associazionismo può essere uno strumento utile?
“Per anni in città, sotto diversi punti di vista, tra cui alcuni di quelli che lei cita, si è vissuto in uno stato di eccessiva ‘tolleranza’, diciamo così, rispetto alle regole. E questo ha prodotto delle derive che non devono e non possono essere accettate. Penso al tema dei rifiuti. I dati che abbiamo sulle infrazioni sono incredibili: una media di 100 al giorno, nei luoghi in cui abbiamo fissato le telecamere. Io stessa ho lanciato un appello ai palermitani a segnalare questi fatti, per aiutare il Comune, nell’interesse dei tanti palermitani che rispettano le regole. Sulla via Maqueda, invece, il Comune ha già lanciato un segnale forte e tangibile, riducendo di molto l’impatto della presenza degli ambulanti. C’è ancora da fare, certo, e per fare le cose serve tempo. Certamente ci aiuteranno le associazioni, i cui volontari presenti nel centro storico a sostegno delle forze dell’ordine e della Polizia Municipale aiuteranno a tenere la situazione sotto controllo. Tra l’altro, ricordo che noi abbiamo ereditato un Comune in gravissime difficoltà economiche, con un bilancio fallimentare. In questo primo anno, quindi, la priorità è stata proprio quella di mettere a posto i conti. E in questo caso abbiamo fatto un mezzo miracolo. Un’impresa della quale sono orgogliosa, avendo avuto l’onore e l’onere della difficile delega al Bilancio. Adesso che siamo riusciti a sistemare le finanze del Comune, con l’approvazione del rendiconto, si possono cominciare a compiere altri passi verso la normalità. Le cose che lei dice, a cominciare dall’immissione di nuovo personale, si possono fare se ci sono i fondi per farlo e gli strumenti tecnici regolari. Adesso, grazie al nostro lavoro, ci sono i soldi per investire e assumere e abbiamo già approvato la delibera del fabbisogno del personale. Una buona notizia per la città”.

In chiusura, siamo alla scadenza del primo anno di mandato ed è tempo di bilanci anche se, a mio giudizio, un amministratore, in quanto struttura periferica dello Stato più vicina al cittadino, dovrebbe fare un bilancio del proprio operato alla fine di ogni giornata. Qual è il suo bilancio?
“Io sono personalmente molto soddisfatta del lavoro fatto finora. Un lavoro compiuto, ci tengo a precisarlo, a titolo gratuito, per amore nei confronti della mia città. Sapere di avere contribuito, attraverso il grande sforzo per sistemare i bilanci, a migliorare la mia Palermo e creare le condizioni affinché questa cresca e diventi più bella, mi fa molto felice. Naturalmente senza il sostegno del nostro Governo nazionale, la mia strada da amministratore sarebbe stata molto più in salita. Ogni giorno ascolto centinaia di cittadini che chiamano il mio ufficio, scrivono mail, mandano messaggi sui social e ascoltarli è per me fondamentale, loro sono il termometro della città reale. Chi fa politica non deve mai smettere di ascoltare”.

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