Pa siciliana: scommessa persa in partenza - QdS

Pa siciliana: scommessa persa in partenza

Antonino Lo Re

Pa siciliana: scommessa persa in partenza

mercoledì 14 Novembre 2018

Fondazione Etica: debole il rating pubblico dei Comuni di Palermo, Catania e Messina. Così i grandi brand e gli imprenditori internazionali non puntano sulla nostra Isola. Performance scadenti su gestione economico-finanziaria, servizi, rapporto con i fornitori

PALERMO – I tre Comuni capoluogo più popolosi della Sicilia, vale a dire Palermo, Catania e Messina hanno un Rating pubblico disastroso. Fra le tre è Messina ad avere un punteggio migliore, ma con 42 si colloca comunque nella fascia Weak, Insufficiente (40-49 punti), mentre l’Ente catanese e quello palermitano seguono rispettivamente con un risultato 40 e 39 (fascia Poor, Insoddisfacente).
 
Il Rating pubblico, analizzato da Fondazione Etica – realtà riconosciuta, indipendente e no–profit che si occupa prevalentemente di innovazione nel sistema pubblico e nelle politiche sociali, con priorità all’innovazione della Pa e alla spending review – è uno strumento di valutazione e misurazione della trasparenza, integrità e performance delle Amministrazioni pubbliche, locali e nazionali, creato sulla base metodologica degli Indici Esg in Borsa. Rispetto agli altri modelli di valutazione esistenti non necessita della collaborazione delle Amministrazioni al processo di valutazione, adotta il punto di vista degli stakeholders, recepisce le disposizioni normative degli ultimi anni, misura i dati sia qualitativi che quantitativi della performance pubblica, contribuisce a prevedere il rischio di default e a prevenire il rischio corruzione, individua un benchmark e consente il coinvolgimento dei cittadini.
 
Un metodo di valutazione, dunque, utile per le Pubbliche amministrazioni, sia locali che nazionali (Comuni, Regioni, Ministeri, Asl, Scuole, Cciaa, società partecipate, etc…), interessate a un criterio di valutazione indipendente, che tiene conto dell’opinione dei cittadini e degli obblighi formativi, che misura il livello di trasparenza e performance, al fine di conoscere dove e come poter migliorare oltre che di soddisfare i bisogni della comunità. Uno strumento che interessa le imprese, interessate a conoscere se le Pa con cui lavorano gestiscono correttamente gli appalti e pagano nei tempi previsti le fatture; importante per i cittadini che si interessano all’andamento del proprio Comune (come e su cosa spende i fondi pubblici); fondamentale per le banche e gli istituti di credito al fine di conoscere le capacità di rimborso di un Comune o di una Pa, oltre il rischio default.
 
In Sicilia, quindi, secondo quanto riportato da Fondazione Etica, anno di analisi 2018 su 2016, la qualità di Rating pubblico di Palermo, Messina e Catania è sicuramente da rivedere. Basti pensare che le prime tre realtà nazionali, vale a dire Trento, Cuneo e Parma (anno 2017 su 2015) hanno ottenuto rispettivamente 67,3, 66,7 e 66,3 punti di Rating, collocandosi in una fascia di efficienza nettamente superiore.
 
All’interno del Report vengono analizzate nel dettaglio sei macro-aree: Gestione economico-finanziaria, Governance, Gestione del personale, Servizi e rapporto con i cittadini, Appalti e rapporto con i fornitori e Impatto ambientale.
 
  GESTIONE ECONOMICO-FINANZIARIA  
  Scarsi investimenti e debiti fuori bilancio  
 
Nella macro area dedicata alla gestione economico-finanziaria il Comune di Palermo ottiene uno score sufficiente (51), collocandosi in fascia Satisfactory, come Messina (52) e meglio di Catania.
 
PALERMO – Il capoluogo siciliano spende poco per investimenti, al di sotto della media, e ha un debito di finanziamento pro-capite molto basso: 472 euro a fronte di una media di 1.451 euro. Tra i centri delle aree metropolitane, però, è quello che presenta la maggiore quantità di debiti fuori bilancio.
 
CATANIA – È il Comune con minore autonomia finanziaria. La pressione finanziaria pro-capite si ferma a poco più di 1.000 euro pro-capite, a fronte di una media di 1.250 euro. Inoltre, l’Ente etneo è un Comune che investe poco.
 
MESSINA – Score sufficiente, infine, per la Città dello Stretto. Tra le entrate tributarie viene segnalata la bassa pressione finanziaria pro-capite: 847 euro, a fronte di una media di 1.250.
 
  GOVERNANCE  
  Tra le maggiori fragilità delle realtà siciliane  
 
Insieme alla gestione del personale, la Governance rappresenta uno dei punti di maggiore fragilità per le realtà siciliane.
 
PALERMO – Il capoluogo raggiunge soltanto uno score insoddisfacente (36 su 100), in fascia di Rating Poor. Un risultato su cui pesa la scarsa attenzione all’accountability (controllo dell’operato dei dipendenti).
 
CATANIA – Anche il capoluogo etneo ottiene nella Governance un Rating molto basso, in fascia Poor. Ciò è particolarmente preoccupante, considerando che si tratta della macroarea centrale nella performance di un’Amministrazione, da cui dipendono, sostanzialmente, tutte le altre. Sul fronte della trasparenza formale si registra però un trend di miglioramento.
 
MESSINA – Qui lo score è insoddisfacente: con 33 si ferma in fascia di Rating Poor. È la macro-area, insieme a quella dell’impatto ambientale, in cui l’Ente peloritano ha il risultato peggiore.
 
  GESTIONE DEL PERSONALE  
  Età media troppo alta e molti giorni di assenza  
 
Anche questo un Tallone d’Achille per i Municipi dell’Isola, ma con alti e bassi.
 
PALERMO – L’età media (54) e i giorni medi di assenza (42) sono nella media. Di poco sotto la media, invece, è il rapporto dirigenti su dipendenti (1,29%). Molte le misure anti-corruzione dichiarate: dall’integrazione tra il sistema di monitoraggio delle stesse e quelli di controllo interno; all’automazione e gestione informatica dei processi di lavoro riguardanti le concessioni edilizie e le attività produttive.
 
CATANIA – Qui siamo ben lontani dalla sufficienza. Incide l’età media particolarmente alta dei dipendenti comunali, che sfiora i 60 anni, ma alti sono anche giorni di assenza (46).
 
MESSINA – Simile all’Ente etneo per età media dipendenti e giorni di assenza è Messina. Massimo dello score, invece, per l’incidenza delle consulenze sulla spesa totale per il personale e per le misure anticorruzione intraprese.
 
  SERVIZI E RAPPORTO CON I CITTADINI  
  Segnalato un distacco ancora troppo ampio  
 
Il distacco tra Pubblica amministrazione e cittadini è sempre stato un punto debole per la Sicilia.
 
PALERMO – In questa macro area il capoluogo siciliano entra nella fascia Weak (40 su 100). L’unico indicatore in cui Palermo ottiene lo score massimo è la customer satisfaction, con più di dieci indagini effettuate, oltre che adeguatamente rendicontate.
 
CATANIA – Nonostante il Rating complessivo della macro area sia insufficiente, in quanto inferiore a 50 su 100, per Catania essa è comunque una di quelle in cui si è mostrata più attenta. L’Ente etneo ha dimostrato riguardo per il coinvolgimento dei cittadini in diverse iniziative. Positiva è la presenza sul sito di una sezione dedicata ai servizi on-line.
 
MESSINA – Ci si ferma in fascia Poor: lo score è di 37 su 100. Ciò è da imputare alla prevalenza di indicatori in Messina ottiene lo score minimo. Da segnalare lo score massimo legato al costo del personale pro-capite.
 
  APPALTI E RAPPORTO CON I FORNITORI  
  Tempi di pagamento sempre oltre i 30 gg  
 
Investimenti e rapporti con i fornitori sono fondamentali per far marciare l’economia locale.
 
PALERMO – In questa macro-area lo score del Comune capoluogo si ferma a 41, in fascia Weak, ed è il peggiore rispetto al 49 di Catania e al 67 di Messina. Sui tempi medi di pagamento delle fatture ai propri fornitori, Palermo non riesce ancora a rispettare il termine di 30 giorni, ma si ferma comunque a 42.
 
MESSINA – La Città dello Stretto ottiene il suo Rating migliore in questa macro-area. Lo score massimo lo registra nella ricorrenza degli aggiudicatari negli appalti su gara, che è la più bassa nel campione (2,4% a fronte di 15,8 di media). Sui tempi medi di pagamento delle fatture ai fornitori non si riesce però ancora a rispettare il termine di 30 giorni (si è fermi a 53).
 
CATANIA – Qui il risultato più negativo è quello sui tempi medi di pagamento delle fatture ai fornitori: 128 giorni, a fronte di una media del campione di 47.
 
  IMPATTO AMBIENTALE  
  L’acqua distribuita dispersa nelle reti  
 
Al centro dell’analisi l’incidenza delle politiche locali sull’ambiente cittadino.
 
PALERMO – Score massimo per due indicatori: il primo è l’energia prodotta da fonti rinnovabili (oltre al solare termico, Palermo ricorre anche al biogas e alla geotermia); il secondo è la qualità dell’aria, tenuta al di sotto della media annuale consentita di giorni di superamento dei limiti Pm 10. Male la differenziata sul totale della raccolta rifiuti, pari a meno del 10%. Grave è anche la dispersione di acqua potabile: solo il 47,7% del liquido immesso nelle reti comunali risulta effettivamente distribuito.
 
CATANIA – Troppo bassa la percentuale di raccolta differenziata (10%), mentre il 48% dell’acqua immessa nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile è effettivamente distribuita.
 
MESSINA – Solo il 38% dell’acqua immessa nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile risulta distribuita. Inoltre, la percentuale di differenziata risulta poco più alta dell’11%.

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