Artefici o succubi del futuro? Spiegare ai Neet che la vita si vive con forza - QdS

Artefici o succubi del futuro? Spiegare ai Neet che la vita si vive con forza

Carlo Alberto Tregua

Artefici o succubi del futuro? Spiegare ai Neet che la vita si vive con forza

venerdì 18 Ottobre 2019

Chi sono i Neet (Not in Education, Employment or Training)? Giovani passivi che non studiano, non lavorano, non seguono percorsi di formazione e vivono come persone non dotate di cervello.
Il rapporto Unicef appena uscito rileva il triste primato della Sicilia in questa speciale classifica dei giovani nullafacenti. La Sicilia è dunque prima con il 38,6 per cento della popolazione, mentre al Nord il fenomeno è dimezzato: il 15,5 per cento.
Questi giovani non hanno alcun desiderio di crescere, di diventare adulti, di conquistare la libertà attraverso il lavoro ed il relativo guadagno. Non sanno che la vita si vive con forza.
Saranno sempre in balìa degli altri, i quali non fanno nulla per schiodarli dalla loro apatia e dalla loro accidia.
Non si sa per quale ragione questi Neet si riducano in questo stato brado, quasi a livello di animali. Probabilmente sono influenzati dall’ambiente in cui sono nati, dalle loro famiglie ed anche da quello che accade nel quartiere ove risiedono.

Quasi metà di loro si trova in un’età fra i venticinque ed i ventinove anni, più di un terzo fra i venti ed i ventiquattro ed il restante venti per cento nell’età fra i quindici ed i diciannove anni.
Parecchi di essi hanno comunque conseguito un diploma di scuola secondaria e quindi sono dotati di un minimo di coscienza, ma evidentemente l’abulia ha avuto il sopravvento e li fa restare inermi di fronte alle vicende della vita.
L’Europa presenta una media del 12,9 per cento di Neet, la classifica dell’Unione pone l’Italia al primo posto seguita da Grecia, Bulgaria, Romania e Croazia.
È per questo motivo che è stato lanciato il progetto “Neet Equity” con lo slogan “Non siamo in fuori gioco”, partito in maggio 2018 che si concluderà dopo due anni.
Tale progetto si indirizza a ragazzi e ragazze fra i sedici ed i ventidue anni con lo scopo di migliorare la loro capacità di imparare e soprattutto la loro volontà di imparare.
Si tratta di inserire nelle cellule grigie (non tanto) dei giovani la necessità di saperne di più, di essere informati, di mettersi nelle condizioni di avere un minimo di competitività, senza la quale si è tagliati fuori da ogni possibilità di progresso.
La scuola ha un compito fondamentale nella crescita del Paese perché quello che si impara e come si impara fra i banchi resta indelebilmente nel cervello degli allievi.
Ecco perché è molto importante la capacità degli insegnanti di adottare ordine e metodo nel loro insegnamento, non limitandosi all’oggetto della materia trasferita, bensì collegandola ad altre e soprattutto facendo rilevare come i comportamenti dei cittadini debbano essere conformi ai valori etici, che costituiscono le regole di fondo della convivenza fra persone.
Sappiamo bene che la scuola non è attiva nella forma che abbiamo descritto prima, anche perché la maggioranza dei docenti è entrata in cattedra senza avere fatto la selezione prevista dai concorsi e quindi senza che siano state appurate le loro qualità di conoscenza e la loro capacità didattica per formare i futuri cittadini.
Qualche umorista ha proposto di abbassare l’età per il voto politico a sedici anni. dobbiamo rilevare che votare è una cosa seria, fondata sulla maturità di colui che esercita tale diritto.

Purtroppo moltissimi giovani fra i venticinque ed i trent’anni non sono dotati della sufficiente maturità per vivere, figuriamoci per esprimere il voto da destinare a coloro che poi dovranno governarci.
Se non si capisce che coloro che rappresentano i cittadini nelle istituzioni debbano essere persone dotate di carisma, intelligenza e competenze, cosa che non accade oggi, si mette in discussione tutto il sistema democratico e salta il contratto sociale fra cittadini e classe dirigente, descritto in maniera ineccepibile Jean-Jacques Rousseau, col suo studio pubblicato nel 1762 (Du contrat social).
Questi giovani diventeranno cittadini a tutti gli effetti e molti di loro classe dirigente. Ecco perché è necessario che apprendano bene e profondamente, lasciando la superficialità ai Neet, verso i quali dovranno comunque adoperarsi per far loro abbandonare quella posizione di nullafacenti.
Il futuro del Paese sono i giovani. Loro devono meritarsi di essere gli artefici di quel futuro.

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