Corte dei Conti, “Con il Reddito di cittadinanza lavoro solo al 2%” - QdS

Corte dei Conti, “Con il Reddito di cittadinanza lavoro solo al 2%”

redazione

Corte dei Conti, “Con il Reddito di cittadinanza lavoro solo al 2%”

giovedì 25 Giugno 2020

Bacchettata dei giudici contabili al precedente governo Lega Nord-M5s anche su Quota 100. "Risultati al di sotto degli obiettivi". Preoccupazione per gli effetti devastanti del coronavirus sull'economia

ROMA – Solamente il due per cento delle persone che hanno ricevuto il Reddito di cittadinanza (circa un milione, a fronte di 2,4 milioni di richieste) ha effettivamente trovato lavoro grazie ai centri per l’impiego. A confermarlo è stato il procuratore generale della Corte dei Conti, Fausta di Grazia, durante il suo intervento in occasione della cerimonia di parificazione del rendiconto dello Stato. Di Grazia ha ricordato anche che per la misura sociale fortemente voluta dallo scorso esecutivo c’è stato “uno stanziamento definitivo di 5.728,6 milioni di euro, dei quali ne sono stati impegnati 3.878,7 milioni”.

Il procuratore generale ha dato un duro giudizio anche all’altro cavallo di battaglia del Conte 1: Quota 100. “I risultati – ha spiegato Di Grazia – sono stati al di sotto degli obiettivi illustrati nella relazione tecnica che accompagnava il provvedimento, avente anche finalità di ricambio generazionale della forza lavoro”. Infatti, nel 2019, sono state approvate dallo Stato 155.897 richieste di pensionamento, ovvero circa il 69% delle domande presentate. “Delle istanze accolte – ha detto il procuratore – circa il 49% riguarda soggetti con oltre 41 anni di contribuzione, a fronte di un’anzianità lavorativa media di 40 anni”. Per quanto riguarda il fronte delle entrate, inoltre, per il procuratore generale della Corte dei Conti “non è stato ancora risolto in senso positivo il contrasto all’evasione fiscale, con conseguente mancato recupero di quanto dovuto e senza effetti benefici sulla produzione di ricchezza e sull’incremento dei consumi”. Incremento che potrebbe essere favorito, sempre secondo Di Grazia, anche attraverso la riduzione delle tasse per lavoratori e imprese. Durante il suo discorso, il procuratore generale, ha anche sottolineato quanto sia fondamentale che la crisi causata dalla diffusione del Coronavirus non diventi una “crisi del sistema Paese, atta a favorire la deriva della dismissione dei controlli e delle scelte condizionate dall’urgenza”. Insieme a questo monito ha colto l’occasione “per manifestare l’auspicio che il legislatore possa attivare idonei meccanismi di sviluppo utili a correggere alcune criticità tradizionali”.

Preoccupazione per gli effetti devastanti del lockdown sull’economia italiana è stata espressa, in apertura della cerimonia, anche dal presidente della Corte dei Conti, Angelo Buscema. “A causa del blocco generalizzato delle attività determinato dalle misure di contenimento del contagio pandemico di inizio 2020 – ha spiegato il presidente – si è delineato uno scenario piuttosto critico, caratterizzato dalla previsione di gravi effetti economici e sociali. Un quadro di difficoltà strutturali e fragilità che va tenuto ben presente nell’impostazione di concreti percorsi per la ripresa economica e sociale del nostro paese”. Per Buscema le soluzioni per contrastare quanto più possibile la crisi economica e sociale risiedono nella semplificazione della burocrazia e negli investimenti sulle infrastrutture fisiche e digitali del Paese.

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