Dieci milioni di ragioni per riaprire il dibattito sulla liquidazione di Atm - QdS

Dieci milioni di ragioni per riaprire il dibattito sulla liquidazione di Atm

Lina Bruno

Dieci milioni di ragioni per riaprire il dibattito sulla liquidazione di Atm

giovedì 11 Luglio 2019

Sindacati sul piede di guerra: attacco all’Amministrazione De Luca e al presidente Campagna. Giudizio favorevole all’azienda sul contenzioso per le differenze chilometriche 2012/2016

MESSINA – Atm, non l’azienda che verrà, ma quella messa in liquidazione, è tornata al centro dello scontro politico-sindacale.

È bastata la notizia dell’arrivo di dieci milioni di per rimettere in discussione la decisione di chiudere la vecchia azienda, presa dall’Amministrazione comunale e avallata mesi fa dal Consiglio. Questo quando il percorso di liquidazione è stato già messo in moto dai commissari e quando ci sono 49 nuovi autisti, selezionati con concorso pubblico, pronti per essere assunti.

“Finalmente – hanno commentato i rappresentanti di Cisl, Faisa, Ugl e Orsa – si mette fine al sistema della somministrazione lavoro, allo sperpero di risorse pubbliche a vantaggio delle agenzie private. Finalmente nell’azienda pubblica si entra per pubblico concorso. Smentita con i fatti la storiella raccontata della precedente amministrazione circa un misterioso blocco delle assunzioni e l’esigenza del lavoro somministrato”.

La sentenza del Tribunale del 4 luglio ha dato ragione ad Atm sul contenzioso avviato dall’Amministrazione Accorinti contro la Regione per le differenze chilometriche dal 2012 al 2016 e riconosciuto un indennizzo di circa 10 milioni di euro. E altrettanti se ne prevedono per gli anni dal 2017 al 2019.

“In sostanza – hanno affermato i rappresentanti di Uil trasporti e Filt Cgil, Michele Barresi e Carmelo Garufi – i bilanci, approvati dal Collegio dei revisori, negli anni 2013-2016 sono stati in pareggio e adesso con questi introiti risulterebbero in attivo. Sarebbe il caso quindi che il Consiglio rivedesse la decisione presa con l’approvazione della delibera 72/C di novembre”.

I consiglieri Pd Felice Calabrò, Antonella Russo, Libero Gioveni e Gaetano Gennaro, hanno chiesto una seduta urgente della Commissione consiliare Bilancio e Partecipate con la presenza dell’Amministrazione comunale e dei commissari liquidatori, “affinché riferiscano all’Aula le conseguenze del pronunciamento giudiziario, sul mantenimento delle condizioni economiche e amministrative che avevano condotto alla iniziale proposta di messa in liquidazione dell’Atm”.

“Si è liquidata – hanno evidenziato Barresi e Garufi – un’azienda con il supporto di dossier e relazioni poco chiare. Oggi però occorre un’operazione trasparenza”.

Sulla stessa linea gli interventi, sotto la sigla di MessinAccomuna, dell’ex sindaco Renato Accorinti e degli ex assessori Sergio De Cola e Guido Signorino, che hanno chiesto tra l’altro le dimissioni del presidente Atm Pippo Campagna. “Aveva dichiarato questa ‘una causa persa’ – hanno detto – contro ogni logica e contro gli interessi dell’azienda da lui guidata. Aveva detto in sostanza che riteneva giusto che Messina ricevesse rimborsi per chilometro inferiori rispetto a Palermo e Catania. Su questo assunto aveva avvalorato la necessità di liquidare la sua azienda, sfasciando il servizio di trasporto pubblico in città. L’Amministrazione De Luca, pur certificando in delibera uno ‘squilibrio debiti-crediti’ di Atm da 29 milioni, tre in meno di quanto inserito nel piano di riequilibrio da Accorinti, aveva caricato sui messinesi 81 milioni per Atm, imponendo alla città oltre 50 milioni di tagli non dovuti e non necessari”.

Campagna ha ribadito che non potranno essere certo i 10 milioni che arriveranno dalla Regione a risolvere tutti i problemi debitori dell’azienda. Serviranno, in vista della liquidazione, per pagare il Tfr ai lavoratori ma non possono influire sul percorso deciso. Anzi, secondo Campagna l’enfasi che è stata data a questa notizia potrebbe incentivare i creditori a procedere con decreti ingiuntivi, sequestrando a monte l’importo.

“Se i bilanci Atm erano sani – hanno chiesto ancora Cisl, Faisa, Orsa e Ugl – perché la passata gestione non versava i contributi previdenziali dei lavoratori e non pagava i fornitori? Se il revisore dei conti ha sbagliato a ufficializzare circa 80 milioni di debiti e crediti poco esigibili, se l’attuale Amministrazione comunale mistifica i fatti per liquidare Atm, perché gli ex amministratori non denunciano i mistificatori alla Procura della Repubblica?”.

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