Musumeci, avviso ai dirigenti: ora i decreti - QdS

Musumeci, avviso ai dirigenti: ora i decreti

Carlo Alberto Tregua

Musumeci, avviso ai dirigenti: ora i decreti

venerdì 26 Aprile 2019

Il Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, ha ripetutamente e ulteriormente avvisato i dirigenti regionali affinché rendano più efficienti i dipartimenti, aree e servizi loro affidati, in modo da erogare i provvedimenti richiesti dai cittadini e da altre amministrazioni in tempi europei.
Il Presidente ha minacciato gli stessi dirigenti di prendere provvedimenti qualora tardi ancora la loro ottemperanza alla indicazione fornita. Non speriamo che la minaccia abbia effetti, perché non c’è peggiore sordo di chi non vuol sentire. E poi, il tran tran a Palazzo d’Orléans è talmente lento, disorganizzato ed inefficiente, che non bastano ammonimenti né minacce. Occorre tutt’altro.
Che cosa occorre? Affidare a consulenti esterni, possibilmente internazionali, il compito di riorganizzare tutta la Pubblica amministrazione regionale partendo dall’alto per arrivare fino ai servizi minori, in base ad un Piano aziendale che si suddivida in sottopiani all’interno di ogni assessorato. Totale: 13 piani aziendali (Presidenza e 12 assessorati).
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Come è noto agli esperti di organizzazione aziendale, il Piano ha in sé quattro settori: programmazione, organizzazione, esecuzione e controllo. Esso prevede inoltre un cronoprogramma per il raggiungimento degli obiettivi prefissati ed un controllo rigoroso da parte di organi esterni, per verificare se i risultati corrispondano agli obiettivi, o in che misura corrispondano.
Quanto scriviamo è noto agli esperti della materia, ma riteniamo che non sia noto alla dirigenza regionale per la semplice ragione che non ve ne è traccia nei regolamenti interni, i quali hanno solo una valenza burocratica, senza alcun riferimento ai requisiti fondamentali come merito, responsabilità ed efficienza.
Intendiamoci, fra i 1.326 dirigenti (Corte dei Conti, 2017), ve ne sono moltissimi preparati, bravi e competenti ma, vedi caso, non sono inseriti nei posti di responsabilità. E poi, la Regione non può funzionare senza un sistema, senza una rete che tenga insieme tutti i servizi consentendo loro di dialogare continuamente e di moltiplicare la loro efficacia, essendo complementari gli uni agli altri.
Per dialogare, occorre che i servizi siano tutti digitalizzati. Ed ecco l’altro vulnus della Regione.
La mancata digitalizzazione della rete regionale, non solo a livello palermitano ma in tutti gli uffici periferici, è forse la causa più grave dei ritardi innominabili e non giustificabili.
Inoltre, non vi è ancora un sistema digitale di interscambio fra Regione, Stato (a monte) ed Enti locali (a valle). Ognuno ha proceduto in ordine sparso, utilizzando software non capaci di dialogare con altri software. è vero c’è in atto un’attività per consentire l’intelligibilità tra software diversi, ma è anche vero che questo processo tarda.
Nelle more, si continua ad usare la cartaccia, si continuano ad inviare le lettere mediante raccomandata e non mediante Pec: insomma, le amministrazioni non si “parlano” digitalmente.
All’interno del problema indicato, ve n’è un secondo non meno grave: non tutti i dipendenti regionali sono abilitati ad usare il web perché la formazione tarda. Essa da sola non basta, perché poi occorre un periodo di rodaggio, per consentire a ciascun dipendente di usare i programmi digitali con un minimo di dimestichezza.
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Quello da fare, dunque, è chiaro e l’abbiamo descritto per nodi. Ora tocca al Presidente della Regione, qualora ne convenga, procedere senza indugio ad attuare quanto serva per rendere funzionante l’apparato burocratico con i suoi 14.497 dipendenti (Corte dei conti, 2017).
Ovviamente, c’è da razionalizzare il sistema sanitario regionale che con i suoi quasi 50mila dipendenti non funziona, creando il turismo sanitario, in base al quale la stessa Regione eroga circa duecento milioni l’anno, per pagare i servizi che le Regioni del Nord, funzionanti, prestano ai malati siciliani in fuga dall’Isola.
Con oltre 9 miliardi di spesa, di cui oltre il 50% a carico della Regione, non si capisce come non funzionino Asp e Aziende ospedaliere, come tardi la mappa di razionalizzazione degli ospedali e come, per esempio, un magnifico impianto come quello di San Marco a Catania, ancora ospiti una trentina di unità sanitarie contro l’organico di circa 500.
Caro Presidente, basta ammonimenti: è ora di emettere i decreti presidenziali, cioè di inserire nella burocrazia regionale ordine e metodo.

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