“Sono per lo più residui attivi che sono stati iscritti nel bilancio negli ultimi trenta anni e più. Si tratta soprattutto di contenziosi Sato-Regione”.
“Non è così. Il bilancio scritto nel passato partiva dalla spesa e, attraverso questa, si costruiva l’entrata. Questo metodo non si applica più da tanti anni. Ora il bilancio si avvicina alla realtà e sta mettendo in luce tutte le criticità della Regione. Tutte le riserve che avevamo come accantonamenti positivi di bilancio sono state utilizzate via via per ripianare le varie passività che si sono trasportate fino all’anno 2011, dove abbiamo azzerato tutto ciò di cui disponevamo. E quest’anno siamo in disavanzo per 2,4 milioni di euro. Per aggiustare il bilancio occorre una nuova legislatura. Bisogna cercare di eliminare tutta la spesa improduttiva, tutte le uscite che non producono ricchezza e cercare di mettere in moto tutta quella spesa produttiva che può dare sviluppo al nostro territorio. Ci vuole coraggio per eliminare i costi superflui. Ma dobbiamo farlo perché altrimenti sarà difficile chiudere il bilancio 2013. Dobbiamo pensare che già con le manovre Tremonti e Monti abbiamo dovuto eliminare dal bilancio regionale 1 miliardo 400 milioni di trasferimenti. Nel 2013 è previsto un ulteriore taglio e non abbiamo più spazi dove intervenire. è ovvio a questo punto che bisogna tagliare la spesa improduttiva”.
“La spesa incomprimibile non riguarda solo gli stipendi, ma i mutui e tante altre uscite obbligatorie od obbligate. Per il personale avevamo pensato ad un piano di fuoriuscita, ma ci siamo dovuti fermare con le misure del governo Monti. Interventi comunque ne abbiamo fatti per limitare la spesa. Mi riferisco per esempio alla eliminazione delle cosiddette baby pensioni”.
“C’era stato il tentativo di trasferire le pensioni all’Istituto di previdenza, ma non sono mai state reperite le risorse necessarie. La Regione paga con la cassa i vecchi pensionati perché non ha un fondo per loro. Ma questa realtà riguarda quindicimila pensionati. Per gli altri invece è previsto il Fondo pensioni Sicilia”.
Ance Sicilia spesso mette sotto i riflettori la paralisi degli appalti pubblici nella pubblica amministrazione. Un blocco che, secondo i comuni, sarebbe causato dalla mancanza di liquidità. Lei che idea si è fatto?
“Non credo che il problema sia soltanto una questione di liquidità. Negli ultimi anni le gare d’appalto si sono fermate perché sono state modificate le norme. Un altro motivo è da ricercare negli uffici, intasati dalle carte. L’Urega ha moltissime pratiche che non riesce a smaltire. E questo accade perché molti comuni, lamentando l’assenza di personale con i requisiti necessari, inviano le gare all’Urega anche con importi inferiori al milione 250 mila euro, ovvero sotto la soglia prevista dalla legge. E la norma lo consente. Si dovrebbe trovare il modo risolvere il problema”.
“Non possiamo utilizzare risorse provenienti da indebitamento. Per esempio, avevamo pensato al cofinanziamento di progetti comunitari, ma questa azione è stata impugnata dal commissario dello Stato perché sui fondi comunitari dobbiamo intervenire soltanto con nostre risorse”.
“La Regione oggi conosce soltanto il suo debito che ammonta a circa 5 miliardi. Non si hanno le idee chiare, per esempio, su mutui e contratti delle partecipate e di tutti gli enti, gli istituti e le aziende dipendenti dalla Regione sottoposti secondo le norme a controllo, tutela e vigilanza. Ed è una situazione complessa da portare alla luce, perché bisogna conoscere non solo i contratti, ma anche le clausole. Dobbiamo realizzare uno studio per far emergere tutta la realtà, affinché si possa avere certezza dell’indebitamento complessivo della Regione e cercare di arrivare ad un raccordo con lo Stato per realizzare un piano di rientro dei costi, com’è accaduto con la sanità. Devo dire che già abbiamo iniziato il cammino con il riordino delle partecipate che ha significato anche la revisione dei contratti per il personale che erano diversi da azienda ad azienda, pur con le stesse mansioni. Spero di avere il quadro complessivo prima di luglio”.
“Se troviamo le risorse, possiamo legiferare su qualche iniziativa. Ma sappiamo che non ci sono e possiamo soltanto spostare i fondi da un capitolo all’altro del bilancio regionale, secondo necessità. A luglio, dopo il giudizio di parifica della Corte dei Conti, faremo l’assestamento di bilancio”.
“In commissione Bilancio, durante l’audizione con le organizzazioni sindacali, è stato evidenziato lo stato di sofferenza delle aziende private che svolgono il servizio urbano ed extraurbano in Sicilia. Sono criticità pesanti per le aziende, che non sono più in grado di sostenere l’aumento dei costi, a cui fanno capo non solo le spese per il carburante, ma altresì del personale che ammonta a circa duemila addetti. Il taglio del 20% rispetto alla dotazione 2011, prevista nella finanziaria di quest’anno, è riconducibile all’istituto del quinto d’obbligo, che impone una riduzione del 10%, a cui si aggiunge un ulteriore taglio del 10% imposto trasversalmente a tutti gli enti ed associazioni. Comunque il taglio effettivo si riduce al 15%, perché è escluso il periodo di esercizio provvisorio. La commissione, in accordo con il Governo intende intervenire, in sede di manovra di bilancio, per ridurre ulteriormente i tagli, consentendo alle aziende di poter svolgere i servizi e di evitare la riduzione del personale. Per quanto riguarda gli emendamenti alle ‘Norme in materia di entrata. Finanziamento di leggi di spesa’ che andranno in Aula domani, la commissione esaminerà solo quelli che non hanno ricadute finanziarie, ad eccezione del trasporto pubblico locale”.