Deterioramento “qualità credito” . Sicilia, tasso di sofferenza +7% - QdS

Deterioramento “qualità credito” . Sicilia, tasso di sofferenza +7%

Massimo Mobilia

Deterioramento “qualità credito” . Sicilia, tasso di sofferenza +7%

giovedì 19 Luglio 2012

Lo dice il Rapporto annuale 2012 sulle economie regionali elaborato dalla Banca d’Italia. Ovvero crescono sempre più le difficoltà nel rimborsare i prestiti bancari

PALERMO – Quando la percentuale di crescita dei prestiti bancari scende è sintomo di difficoltà finanziarie da parte della domanda nel presentare le giuste garanzie, e di rigidità dell’offerta da parte delle banche nel concederne. Quando il mercato del credito, insomma, non gode di buona salute è sintomo di crisi economica.
è quello che sta succedendo in Italia, ma soprattutto in Sicilia come confermano i dati della Banca d’Italia nel Rapporto annuale sulle economie regionali che puntualmente esaminiamo da queste colonne nella nostra analisi settimanale. Giovedì scorso eravamo rimasti al crollo dei finanziamenti concessi al settore produttivo, precipitati dal 4,8% del 2010 all’1,8% del 2011, al -0,1% del primo trimestre di quest’anno. Continua a soffrire particolarmente il mercato dei mutui, tra fatturati e redditività in difficoltà in tutti i settori con il comparto edilizio, su tutti, in piena agonia.

Ne deriva necessariamente un peggioramento nella “qualità del credito”, ovvero nella difficoltà nel rimborsare i prestiti – come vediamo nella tabella pubblicata in questa pagina – rilevati dalla Centrale dei rischi. La perdita di qualità si traduce nel tasso di decadimento, definito come il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti di inizio periodo: nel 2011 è stato in media pari al 2,6%, dopo il 2,5% del 2010, con un peggioramento che ha riguardato le imprese, dal 3,3 al 3,5%, mentre per le famiglie si è leggermente ridotto. Nei prestiti alle imprese la Sicilia è riuscita “nell’impresa” di essere la regione con il più alto livello di crediti qualitativamente in peggioramento nel 2011, di circa 7 punti percentuali in più rispetto ai prestiti in miglioramento nello stesso periodo: quello che tecnicamente viene chiamato “indice di deterioramento netto” che nell’Isola è risultato il più ampio dall’inizio della crisi e superiore a quello del resto del Mezzogiorno e della media nazionale.
L’aumento dei flussi di nuove sofferenze si è concentrato soprattutto nell’industria manifatturiera e in misura più lieve nel comparto dei servizi.

La difficile fase congiunturale si è riflessa anche in un rapido aumento, in particolare nell’ultimo trimestre del 2011, dei finanziamenti caratterizzati da un grado di anomalia minore rispetto alle sofferenze, cioè dei crediti sui quali gli intermediari rilevano difficoltà temporanee di rimborso – come incagli e prestiti ristrutturati – che è salita dal 5,1% del 2010 al 6% del 2011.
Passando ai prestiti concessi alle famiglie, invece, c’è da dire che l’indice di deterioramento netto, in linea con le tendenze delle altre aree del Paese, dopo il picco raggiunto a metà del 2010, è in seguito migliorato: alla fine del 2011 in Sicilia era pari a 2,8 punti percentuali, rispetto al 2,6% del Mezzogiorno e al 2,3% dell’Italia.
Al miglioramento dell’indicatore potrebbero aver contribuito il ricorso ai provvedimenti di moratoria creditizia da parte dei mutuatari e politiche più selettive da parte delle banche. Bankitalia ha ricordato inoltre che, tra il 2007 e il 2008, la probabilità di registrare un’anomalia nel rimborso era stata superiore per i mutui a tasso variabile e per i debitori con meno di 35 anni, ma negli anni successivi le differenze per classi di età si sono attenuate.

Le differenze tra italiani e immigrati vengono rilevate anche nella concessione dei mutui: quelli concessi agli extracomunitari, negli stessi anni considerati, hanno registrato un tasso di anomalia mediamente superiore rispetto a quello dei nostri connazionali, salvo poi attenuarsi progressivamente nell’ultimo biennio.
Fatto questo excursus sul peggioramento della qualità del credito in Sicilia, non si può non rilevare che, come diretta conseguenza, sono diminuiti – dello 0,6% nel 2011 – i depositi bancari detenuti dalle famiglie e dalle imprese residenti nell’Isola, ossia la componente principale del risparmio finanziario assieme ai titoli di custodia. I depositi delle famiglie consumatrici, in particolare, pari all’86,6% dei depositi complessivi, sono rimasti stazionari: la dinamica dei conti correnti si è progressivamente ridotta divenendo negativa a partire da luglio. Sono invece aumentati i depositi con durata prestabilita e quelli rimborsabili con preavviso.
Per le imprese, invece, il calo ha significato minore liquidità presso il sistema bancario, in costante calo dal -4,6% del 2010 al -4,1% del 2011. I risultati di un impoverimento generalizzato. 

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