Erg: "Addio al rigassificatore". Shell deve decidere se continuare - QdS

Erg: “Addio al rigassificatore”. Shell deve decidere se continuare

Rosario Battiato

Erg: “Addio al rigassificatore”. Shell deve decidere se continuare

mercoledì 01 Agosto 2012

L’autorizzazione unica bloccata a Palermo, il gruppo anglo-olandese forse rileva la quota in Ionio Gas. Il cda del gruppo Garrone ha annunciato l’uscita dall’affare dell’impianto di Melilli

GENOVA – L’azione si svolge in Liguria, ma a Melilli e Priolo, in provincia di Siracusa, si tira un grande sospiro di sollievo, checchè se ne dica. Il 30 luglio la Erg ha, infatti, deciso di tirarsi fuori dall’affare rigassificatore, lasciando alla Shell, partner alla pari della joint venture Ionio Gas, l’arduo compito di decidere il futuro di una struttura il cui decreto autorizzativo è congelato a Palermo per i ben noti dubbi sulla sicurezza recepiti da un Lombardo che, intercettando le richieste della cittadinanza, non ha voluto concludere il suo mandato con una firma che avrebbe suscitato tante polemiche.
Il comunicato ufficiale arriva nel tardo pomeriggio di lunedì. L’oggetto è evidente. “Erg esce dal progetto per lo sviluppo di un terminale di rigassificazione di Gnl in Sicilia”. Lo ha deciso il Consiglio di amministrazione del gruppo della famiglia Garrone (l’ad è Alessandro Garrone) che ha deliberato l’uscita “dal progetto per la realizzazione di un terminale di rigassificazione di Gas Naturale Liquefatto (Gnl) nel Comune di Melilli, in provincia di Siracusa, con una capacità di 8 miliardi di metri cubi annui”.
L’azienda, come un colpo di coda di coda finale prima della definitiva rassegnazione, ha tenuto a precisare che il progetto, nato del 2005 con la costituzione della joint venture paritetica Ionio Gas in partnership con Shell Energy Europe B.V., “in questi anni ha ricevuto i pareri positivi da parte di tutti gli organi competenti in tema di sicurezza e compatibilità ambientale e attualmente è in attesa del rilascio dell’Autorizzazione Unica da parte della Regione”.
Le motivazioni contenute nella parte finale del comunicato non sono, però, attribuite agli svariati anni passati nell’attesa che gli adempimenti burocratici venissero ultimati. “I profondi mutamenti degli scenari sia energetici che economico finanziari, – si legge nel documento – intervenuti a seguito della crisi iniziata nel 2008, e l’attuale configurazione delle attività del Gruppo sono alla base della decisione di non proseguire nel progetto”.
A Priolo e Melilli ci sarà da festeggiare – la popolazione aveva già espresso la propria contrarietà alla costruzione in un referendum consultivo – anche perché di recente si erano intensificati gli appelli della comunità di scientifica per ribadire che un altro impianto a rischio incidente rilevante in un’area a rischio sismico e già satura di industrie non sarebbe stato certamente un fiore all’occhiello per la sicurezza. La storia, tuttavia, non finisce qui, perché adesso si dovrà attendere la decisione di Shell che potrebbe prendere in mano l’intero progetto e attendere la nuova configurazione della giunta regionale che verrà fuori dalle elezioni di ottobre per sperare nell’agognata firma.
Veementi i commenti di politici e sindacati. Per Sebastiano Tripoli, Femca Cisl, si tratta di “un’altra tegola – si legge in un comunicato – che si abbatte su un progetto che avrebbe portato risorse economiche ed occupazionali”.
Non va per il sottile Stefania Prestigiacomo, già sponsor dell’impianto quando era ministro dell’Ambiente del governo Berlusconi. Secondo la siracusana la decisione della Erg è “un colpo alle speranze della Sicilia” e la responsabilità di questa “debacle di credibilità è da attribuire tutta e per intero alla Regione”. L’ultima stoccata è arrivata da Titti Bufardeci, deputato regionale di Grande Sud, che ha parlato di grande danno in termini di occupazione e di autosufficienza energetica.

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