Contro la "spartitocrazia" clientelare andremo insieme alle realtà civiche - QdS

Contro la “spartitocrazia” clientelare andremo insieme alle realtà civiche

Roberto Quartarone

Contro la “spartitocrazia” clientelare andremo insieme alle realtà civiche

sabato 18 Agosto 2012

Intervista a Gaspare Sturzo, candidato presidente Regione Siciliana per “Italiani liberi e forti"

Cosa succederà nelle prossime settimane, in seguito alle dimissioni del governo Lombardo? “
Tutti i numeri forniti da Bankitalia, Corte dei Conti, agenzie internazionali, mass-media e Governo nazionale, danno le dimensioni di un problema che questa classe politica e dirigente non è stata in grado di arginare. I fatti ci dicono che si sono rifiutati di dare l’esempio sui tagli agli stipendi dei parlamentari e del governo regionale, sul congelamento delle nomine, sulla riduzione del numero dei parlamentari regionali, sui tagli reali agli enti inutili, sull’eliminazione dei privilegi, sulle garanzie di legalità vera nelle nomine. Occorre un netto cambiamento di rotta che passa per una pulizia radicale dei conti del bilancio regionale come primo elemento per la ripartenza della Sicilia”.
 
Lei si candida per la Presidenza della Regione Siciliana come espressione di Italiani Liberi e Forti, com’è arrivato a questa scelta?
“Nel gennaio di quest’anno è stato costituito il partito di Italiani Liberi e Forti con l’idea di realizzare un progetto politico nazionale che si riconosca in un’ispirazione cristiana a una società più giusta che renda possibile la pace fraterna tra gli uomini. Oggi proviamo ad attualizzare quest’impegno con una dottrina politica che vuole liberare i cittadini dalle male bestie dell’occupazione statalista e regionalista della vita dei cittadini, dalla spartitocrazia clientelare e dal furto del denaro pubblico, valorizzando la capacità dei cittadini, delle forme associazionistiche, degli imprenditori e di quei pubblici dipendenti che non si arrendono al declino. Stiamo trovando tanti compagni di viaggio che la pensano come noi stanchi d’essere trattati da sudditi, stufi di essere usati dai signori delle caste. Si apre un grande spazio per una proposta politica che punta sulla questione morale e apre al confronto tra laicato cattolico e laicato costituzionalmente orientato alla valorizzazione dei principi della Carta Costituzionale. Primi tra tutti la centralità del lavoro come elemento essenziale della dignità e del valore della persona, la famiglia come base della tenuta della coesione sociale, gli investimenti in cultura, scuola, università, ricerca e sanità come elementi del futuro generazionale, un piano straordinario per l’occupazione giovanile e, non ultima, la necessità di liberare il sistema d’impresa dal giogo della burocrazia, del fiscalismo e del parassitismo clientelare e criminale mafioso. Su queste basi la Sicilia è il primo luogo dove provare a costruire un nuovo modello di partecipazione responsabile per una classe politica onesta e competente”.
 
Pensate ad alleanza con altre forze politiche?
“Nessuna alleanza con le forze della conservazione racchiuse nei tre vecchi contenitori leaderistici, cui in Sicilia si aggiunge il trasformismo lombardiano. La loro incapacità a produrre progresso e sviluppo è evidente nella resa al Governo tecnico di Roma e nelle ingloriose dimissioni siciliane. Credo che occorra saltare l’intermediazione del voto controllato, dei capibastone, dei signori delle tessere e delle clientele e proporre alle persone un cambio di rotta con il passato. Una rottura dei vecchi schemi è l’unica soluzione che può rendere vincente una nuova proposta politica. Andremo assieme alle realtà civiche vere, non quelle camuffate di chi ha paura di presentare il vero volto del proprio partito, con forme di cittadinanza attiva, volontariato, opere sociali e caritatevoli, cooperazione e presìdi di legalità dei territori. Abbiamo un elettorato potenziale enorme, che per il 40 per cento ha deciso di non votare e per oltre il 20 per cento sceglierà il voto di protesta. La parte rimanente per circa il cinquanta per cento si rifiuta di dire quale dei vecchi partiti voterà. Ripartiamo dal basso dalla partecipazione popolare, costruiamo un progetto sociale che tenga conto delle difficoltà e dei sogni della gente e di come possiamo produrre quel bene comune che, soddisfacendo gli interessi generali, sia in grado di produrre benessere per tutti”.
 
Cosa pensate di trarre da quest’impegno politico?
“Ritengo che faremo emergere quel concetto di valore aggiunto alla vita sociale siciliana che deve essere riconosciuto e garantito da una politica dell’autonomia in grado di trovare le risorse liberandosi dal regionalismo centralista della molteplicità di organi, organismi, enti, aziende e società, finalizzati a definire l’ambito della spartitocrazia clientelare, del furto del denaro pubblico. Queste risorse vanno recuperate e investite al servizio della gente e non per ‘annacare’ lobbismi parassitari, clientelari, massonici e mafiosi. Sono soldi veri che la Corte dei Conti valuta in 60 miliardi di euro l’anno per tutta l’Italia, che in Sicilia si devono stimare in quota parte assai rilevante per tutte le forme di sprecopoli e anche per la presenza del maledetto spread mafioso. Qui emerge la nostra idea di rivoluzione umana al servizio dei più deboli, con un processo trasparente, imparziale e tracciabile di solidarietà che impegna i liberi e forti a fare qualcosa di più, a intraprendere, a rischiare in modo diretto, con spirito sussidiario per realizzare benessere e progresso materiale e spirituale per la nostra Sicilia”.
 
Perché scegliere voi e non altre forme anche più aggressive di contestazione?
“Siamo più avanti di molti altri perché siamo passati dalla mera protesta alla proposta di soluzioni concrete che vengono dalla storia del popolarismo sturziano che oggi abbiamo attualizzato nella formula del neopopolarismo. La sintesi di quest’idea è che abbiamo superato la visione egoistica siciliana della ‘robba’ e abbiamo intrapreso un ‘viaggio assieme’. Scopo del viaggio è far innamorare le persone di questa forza neopopolare, non democristiana e neppure confessionale. Far sorgere la speranza che si può fare; si può passare dalla protesta al dissenso politico organizzato e organico; far tornare la fiducia nei valori, negli ideali, nei progetti e nei programmi politici, nonché nelle persone che tutto questo rappresentano in onestà, competenza e responsabilità. Superato l’aspetto passionale e della speranza sociale, vogliamo sollecitare un impegno politico che rompa le prudenze, i tatticismi, i contesti tradizionali e di conservazione, le proteste senza proposta, i modelli civetta di frantumazione del voto. Cerchiamo di coinvolgere tutto il popolo e non solo alcune classi favorite, con dei concetti strategici, che saranno specificati presto nel programma elettorale, per attivare realtà economiche oggi marginali (esodati, licenziati, giovani in attesa di occupazione, pensionati, piccoli risparmiatori, agricoltori), aree sociali abbandonate a un futuro senza sicurezza (discriminati, disabili, malati, anziani, condannati per fatti di reato, falliti, divorziati, donne violate e abbandonate), forze sociali capaci di imprimere una svolta al rilancio del prodotto interno loro siciliano (donne, famiglie, associazioni culturali, scuola libera, università di progetto, pubblica amministrazione di servizio al cittadino, impresa socialmente utile e responsabile)”.

 Sottoscrive e condivide il decalogo (che presentiamo a lato) che proponiamo ai candidati alla presidenza della Regione?

“Li sottoscrivo tutti e spero di poter dare il mio contributo a realizzarli in meglio. “1. Occorre un piano verità sul bilancio regionale, l’autonomia dev’essere strumento di sviluppo prima di tutto della moralità personale e della comunità, solo allora saremo pronti a costruire un progetto economico di crescita. “2. Occorre liberare la Pa dal peso della gestione clientelare, il domani passerà da un patto di responsabilità con cosiddetti civil servant, che possono divenire il valore aggiunto del progresso materiale e morale dei siciliani. “3. Le reti di cittadinanza attiva possono convogliare i loro sforzi nell’elaborazione di modelli di controllo in sede locale, provinciale e regionale di ogni scelta pubblica. “4. Occorre inoltre pensare a una rimodulazione di tutti i finanziamenti, che dovrebbe portare a usare tutti gli assi rimanenti verso azioni che possano creare lavoro e accendere una nuova economia siciliana; serve una pianificazione regionale e un confronto con il sistema imprenditoriale che immetta capitali di cui solo piccola parte sia il contributo pubblico. “5. La ricetta da voi proposta sui bilanci dei Comuni appare assolutamente necessaria; occorre favorire ogni forma di rapporto diretto tra quanto preventivato e quanto sostenuto in consuntivo. “6. Occorre un monitoraggio esterno di un soggetto capace di verificare il funzionamento dei modelli di controllo e sui risultati conseguiti nel contrasto. “7. C’è da far cessare la corsa a incarichi esterni di consulenza; indipendenza della dirigenza dalla politica, concorsi pubblici e valutazioni di merito nella progressione in carriera tramite esami sono i migliori modelli per avere una dirigenza di qualità. “8. Mentre in Germania investono sul ciclo dei rifiuti, noi ancora lasciamo il settore con poche regole, senza un piano di sviluppo, con denaro speso a getto continuo per emergenze vere o provocate che finisce nelle mani del sistema criminale e mafioso. “9. Per avere investimenti occorre avere la rispettabilità di chi li chiede, cioè onestà, capacità e responsabilità della nostra classe politica e dirigente, così i progetti di sviluppo divengono appetibili e la gente investe nell’economia reale. “10. Infine, la parabola evangelica dei talenti è la mia preferita: occorre ristabilire il sistema del merito e le regole di pubblica concorrenza dei concorsi per affermare il principio delle pari opportunità, questo è uno dei modi di dare speranza ai nostri figli”.
 

 
Curriculum
 
Gaspare Sturzo nasce a Palermo il 17 dicembre 1962. È magistrato ordinario, esperto giuridico presso la presidenza del Consiglio dei ministri. È stato componente della Direzione antimafia della Procura della Repubblica di Palermo, facendo parte del “pool antimafia”, presidente vicario del Tribunale di Tivoli, consigliere giuridico dell’alto commissario anticorruzione. Presidente del centro internazionale studi Luigi Sturzo (Ciss), ha insegnato diritto penale del lavoro alla Lumsa di Roma e tutt’ora insegna Misure e metodologie di contrasto alla criminalità organizzata al corso superiore di Polizia tributaria della Guardia di Finanza. È autore di diversi scritti su normativa antiriciclaggio, storia e sulla sociologia.

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