Lo Statuto è carta straccia. La L.R. 9/86 ha di fatto ignorato quanto scritto nel documento costituzionale, che prevede i liberi Consorzi di Comuni. Occorre eliminare gli inutili costi politici e ridurre al minimo la “spesa cattiva”, sbloccando così maggiori risorse per gli investimenti producendo ricchezza e occupazione
PALERMO – I conti consuntivi delle nove Province regionali parlano chiaro: nel 2011 in Sicilia questi enti sono costati, prendendo in considerazione soltanto gli apparati, oltre 537 milioni di euro. In un contesto in cui ricorre spesso, sia a livello nazionale che regionale, l’argomento “abolizione della Province”, risulta ancor più paradossale scoprire importi così elevati spesi per la gestione di tali macchine burocratiche. Ad aver speso di più per la gestione corrente, è stato naturalmente il capoluogo: la Provincia di Palermo, nel 2011, ha sborsato ben 131.083.360 euro di spese riferite al funzionamento dei pubblici servizi, con un aumento di circa 20 milioni di euro rispetto al 2010.
Un vero e proprio smacco allo Statuto siciliano del 1946, che all’art. 15 prevede i liberi Consorzi comunali, strutture più snelle ed economiche. Adesso è arrivato il momento di applicare la legge e realizzare risparmi. (
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