Trasformare la spesa sociale da costo ad investimento - QdS

Trasformare la spesa sociale da costo ad investimento

Patrizia Penna

Trasformare la spesa sociale da costo ad investimento

giovedì 06 Dicembre 2012

È stato presentato dalla Fondazione Zancan di Padova il “Rapporto sulla Povertà”. Occorre passare da un welfare redistributivo ad uno moltiplicativo di risorse

ROMA – Secondo il Rapporto sulla povertà presentato ieri dalla Fondazione Zancan di Padova, le regioni a statuto speciale e le province autonome confermano la loro maggiore capacità di spesa per povertà e disagio economico. Rispetto alla povertà la loro spesa pro capite risulta essere il 58% in più di quella delle regioni a statuto ordinario (13,96 contro 8,84 euro); per il disagio economico la spesa è il 23% più alta (32,62 contro 26,60 euro). Si tratta di differenze in aumento rispetto al biennio 2007-2008.
Limitatamente alle regioni a statuto ordinario, quelle del Centro-Nord hanno una spesa sociale complessiva pro capite quasi due volte e mezza quelle delle regioni del Sud e delle Isole (134,52 contro 50,90 euro). Il divario aumenta rispetto alla spesa a supporto del disagio economico delle persone e delle famiglie (33,16 contro 9,48 euro) e diminuisce nel caso della spesa per la povertà, dove il rapporto è di quasi due a uno (10,12 euro contro 5,48 euro).
 
La Sicilia non regge il confronto con le regioni del Nord, tuttavia si colloca leggermente al di sopra della spesa media delle regioni a statuto ordinario del Sud poiché secondo l’ultimo Rapporto Istat sulla Coesione Sociale, ha speso nel 2008 appena 354 milioni di euro per interventi e servizi sociali (a fronte dei 621 spesi dal Piemonte), ma viaggia con una media di 70,3 € di spesa pro-capite.
La Fondazione Zancan di Padova, ha ribadito la necessità di trasformare la spesa di welfare da costo ad investimento. Morale della favola, occorre passare dal concetto di “spesa” a quello di “capacità rigenerativa delle risorse”, da welfare redistributivo a welfare moltiplicativo, con nuove strategie che non riguardano soltanto la perdita del lavoro ma anche altre “perdite”: di salute, istruzione, reddito, si legge nel rapporto. Molti enti no-profit, infatti, potrebbero essere interessati a gestire lavoro già temporaneamente remunerato, destinando il rendimento a investimenti di welfare. Investire in un welfare generativo richiede un passaggio strategico: da welfare che raccoglie e redistribuisce le risorse in modo solidaristico (il welfare attuale) a welfare che diventa capace di fare di più, investendo molto di più nelle persone. La sequenza “raccogliere e redistribuire” deve estendersi all’impegno di “rigenerare, rendere e responsabilizzare”.
La spesa destinata alle persone con disagio economico e per la povertà nel 2009 è stata di 37,12 euro, l’8% in più rispetto al precedente anno (era 34,29 euro). Nella maggior parte delle regioni la dinamica è stata in aumento, soprattutto nel Lazio (+36,7%), in Sardegna (+30,9%), Liguria (+18,9%) e in Piemonte (+13,8%). Si è registrato un decremento della spesa in particolare nel Molise (-46,6%), in Calabria (-31,9%), in Valle d’Aosta (-19,5%) e nella P.A. di Bolzano (-14,2%). Anche nel 2009 viene confermato lo stretto legame tra l’ammontare della spesa sociale e quella destinata alla povertà. All’aumentare della prima, aumenta in modo proporzionale anche la seconda. Un terzo della spesa dei comuni destinato a supportare il disagio economico è rivolto a minori e famiglie (12,05 euro per abitante nel 2009, erano 11,11 euro nel 2008). Circa un quarto è destinato alle persone in condizione di povertà estrema (9,61 euro pro capite nel 2009, 8,53 euro nel 2008) e poco più di un quinto alle persone anziane (7,83 euro nel 2009, 7,50 euro nel 2008).
 
Per minori e famiglie in condizione di disagio economico la spesa varia, a livello regionale, tra 1,94 e 17,77 euro pro capite; quella per le persone con disabilità tra 23 centesimi e 40,36 euro; quelle per le persone anziane tra 30 centesimi e 20,08 euro pro capite. “Mediamente – si legge nel documento- i comuni italiani destinano poco meno di un terzo (32%) della loro spesa sociale al contrasto della povertà e del disagio economico. Tuttavia i comuni della Sardegna riservano agli interventi di contrasto della povertà e del disagio economico quasi metà della loro spesa e quelli di Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Lombardia ben oltre un terzo”. Tra il 2008 e il 2009, il periodo preso in considerazione, la spesa assistenziale dei comuni è aumentata del 4,7%.
 
La spesa per la povertà è aumentata del 7,4% e quella per il disagio economico del 13,3%. Nel quinquennio 2005-2009 la spesa sociale, in termini nominali, ha registrato un trend in costante aumento, passando da 5.741 milioni di euro a 6.979 milioni di euro, con un aumento del 22%. Contemporaneamente, la spesa destinata a sostegno delle persone con disagio economico è aumentata del 42% (da 1.164 a 1.656 milioni di euro) e quella destinata alla povertà del 37% (da 423 a 579 milioni di euro). Dei 115,94 euro pro capite destinati alla realizzazione del sistema dei servizi sociali locali, quasi un terzo (32%) nel 2009 è stato destinato per rispondere a persone povere o con disagio economico. Cinque anni fa la quota era del 28%. Nel 2009 il divario di spesa pro capite tra territori regionali che spendono di più e quelli che spendono di meno è di: 1 a 12 per la spesa sociale complessiva (nel 2008 era di 1 a 9), di 1 a 17 per quella destinata alle persone con disagio economico (nel 2008 era di 1 a 11) e 1 a 11 per la spesa destinata a contrastare la povertà (l’anno prima era di 1 a 9).

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