Bussate e vi sarà aperto - QdS

Bussate e vi sarà aperto

Carlo Alberto Tregua

Bussate e vi sarà aperto

giovedì 21 Febbraio 2013
Ricordate il versetto del Vangelo di Luca (11,1-13): Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto. Vi sono molteplici interpretazioni di queste frasi. A noi sembra facile pensare che esse indichino la strada dell’umiltà. L’umiltà di chiedere, l’umiltà di bussare.
Spesso, però, capita di confondere la necessità di bussare o chiedere con quella di pretendere o di esigere. Nel primo caso, si illustra una esigenza o un bisogno, nel secondo, si propone una istanza arrogante. Una cosa è esigere l’esazione del dovuto, l’adempimento del pattuito, cioè l’osservanza di un accordo scritto o verbale, altra cosa è esigere qualcosa cui non si ha diritto.
Le regole vanno sempre osservate. Pacta sunt servanda. Una volta bastava una stretta di mano per confermare un accordo che poi si eseguiva. Oggi non bastano neanche molte pagine per fare contratti che poi chi non vuol rispettare utilizza come carta da gabinetto.
Si dice che gli affari sono affari, ma gli affari senza etica non sono affari, bensì, comportamenti delinquenziali.

Chi ha bisogno deve chiedere, ma anche offrire. Dichiarare la propria disponibilità a fare per ottenere qualcosa in cambio. Caso diverso è chi non è in condizioni fisiche o mentali di dare qualcosa. In questo caso deve intervenire la solidarietà umana che dà senza nulla chiedere, che offre il proprio tempo e i propri mezzi, anche finanziari, a coloro che ne hanno bisogno.
Il chiedere è un segno di umiltà. Il bussare alla porta altrui è un segno di umiltà. Spesso si è portatori di istanze collettive, di bisogni di tanta gente. Anche in questo caso bussare o chiedere è un atto altruistico perché si bussa o si chiede non per sé stessi, ma per gli altri, il che spinge i terzi a valutare nel modo migliore la richiesta che viene proposta.
L’altruismo non è una dote comune perché le persone nascono egoiste, ma temperano questo peccato, via via, con la cultura e con la capacità di comprendere cosa sia la vita. Quando il corpo cessa di vivere mentre lo spirito continua a vivere, non si potrà più godere alcun aspetto della vita corporale. In compenso,  l’altra vita è eterna.

 
Nel mondo vi sono due miliardi di esseri umani che vivono sulla soglia della povertà, 3,5 miliardi che vivono in modo normale e 1,5 miliardi di persone che stanno bene o benissimo.
Dal quadro che precede si desume che il benessere non è diffuso equamente: c’è chi sta molto bene, c’è chi vive miseramente.
Milioni di bambini, in Africa, muoiono per denutrizione o malattie. Eppure multinazionali sfruttano le ricchezze di quei territori asportandole, e non innestando negli stessi quei processi di crescita che partono dalla conoscenza e dalla formazione.
è difficile mutare le cose, anche se complessivamente la razza umana migliora il suo stato, tanto che la vita media in un secolo si è allungata di quasi venti anni.
Anche all’interno dei Paesi avanzati vi sono forti squilibri fra classi ricche e classi povere. Le Istituzioni dovrebbero servire proprio a riequilibrare, anche mediante la leva fiscale, le condizioni di chi sta bene e di chi sta male. Ma questo non avviene  perché chi ha voce impedisce quella di chi stenta a parlare.

Chiedere per gli altri, bussare alla porta per ottenere qualcosa, non è elemosinare, bensì ottenere risorse di varia natura da distribuire a chi non le possiede. L’aspetto più importante di questo comportamento è che bisognerebbe far funzionare, all’interno di una Comunità, l’ascensore sociale degli studi.
La scuola e l’università, infatti, dovrebbero servire proprio a consentire a chi ha mezzi ridotti di potere raggiungere livelli professionali e sociali più elevati. Perché ciò avvenga è necessario che siano presenti, nelle regole dei cittadini, i valori di merito e responsabilità, senza i quali l’ascensore, cui prima accennavamo, non   funziona.
Bussare all’uscio e chiedere qualcosa è simbolico. Il simbolo consiste nel bisogno collettivo di maggiore equilibrio fra i componenti di un Consorzio umano.
Anche a questo dovrebbero servire le associazioni di volontariato e quelle di servizio. Ma spesso nulla fanno al di là dei buoni propositi e delle enunciazioni. L’egoismo è diffuso anche dietro una sorta di perbenismo. Occorre conoscerlo per combatterlo, in modo da aiutare chi ha bisogno.

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