Cifre positive quelle riportate dal Centro Regionale Trapianti: in calo le opposizioni. Tuttavia il numero di benefattori copre soltanto il 24,4% dei pazienti nell’Isola
PALERMO – Dati certamente incoraggianti quelli pubblicati dal centro Regionale Trapianti siciliano (crt) nel comunicato del 21 Gennaio 2013 e disponibili sul sito dell’istituto. Il numero di donatori di organi in Sicilia passa dai 68 del 2011 ai 93 del 2012, da 13 – e non 15 come riporta erroneamente il documento in questione – a 18 per milione di popolazione (pmp), con un aumento positivo del 43 %. Un risultato molto promettente si registra anche nelle “dichiarazioni di volontà”, con un incremento di consenzienti alla donazione del 22,6 % e un decremento dei dissenzienti del 40,4%.
Un consistente progresso sembrerebbe essersi registrato anche in relazione ai “casi di contrarietà alla donazione”, che stando a quanto dichiarato dal coordinatore del centro Vito Sparacino sarebbero passati dal 60 al 40 %. In realtà, però, leggendo con attenzione i numeri del documento allegato al comunicato sopracitato e provando a ricalcolarne le percentuali, notiamo che i casi di opposizione alla donazione rappresentano propriamente il 52,6 % (2011) e il 45,8 % (2012): un progresso del 6,8 % e non del 20 %. Cifre comunque positive, perché – sebbene in misura minore rispetto a quanto dichiarato – attestano pur sempre progressi in un settore dove per adesso non si può smettere di averne bisogno; numeri che diventano poi assai più significativi se messi in relazione ai dati degli anni precedenti.
Nel 2006, infatti, la quota dei donatori siciliani è stata di 7,6 pmp, il che significa un aumento di donazioni del 237 % in 6 anni. La panoramica cambia però nel momento in cui tali dati vengono confrontati con quelli delle altre regioni italiane, presentanti una media di 21 donazioni pmp, superiore cioè del 18 % rispetto a quella registrata lo scorso anno nell’isola. I dati sui casi siciliani di donazione dei primi due mesi e mezzo del 2013 mostrano invece un andamento piuttosto stabile rispetto al 2012: ma è ancora presto a dirsi, e – come insegna Trilussa – le statistiche saranno pure indicative, ma sempre fino a un certo punto.
In ogni caso è da sottolineare che il numero di donatori di organi resta nettamente inferiore rispetto a quello dei pazienti in attesa di riceverli in dono, soprattutto se si prendono come punti di riferimento i malati bisognosi di un rene. Nel 2011, ad esempio, il totale dei donatori effettivi (55) – i quali non corrispondono quasi mai al totale dei donatori procurati (73), ossia clinicamente deceduti e disponibili per la donazione – ha coperto solo il 24,4 % dei pazienti in attesa di un rene (450). Alla luce di quanto detto si comprendono meglio le riserve contenute nella dichiarazione di Sparacino, che ha dichiarato saggiamente: «non possiamo adagiarci sugli allori, perché resta ancora da raggiungere e superare la media nazionale di donatori e innescare un meccanismo di crescita altrettanto virtuoso nel settore dei tessuti».
I dati rilevati lasciano sicuramente ben sperare; ma impongono tuttavia una riflessione assai profonda sulle ragioni culturali alla base del rifiuto di donare i propri organi o quelli dei propri cari per la salvezza di altre vite umane, che sarebbero potute essere la propria o quella delle persone più amate.
