Ridurre gli sprechi della Sanità siciliana - QdS

Ridurre gli sprechi della Sanità siciliana

Francesco Sanfilippo

Ridurre gli sprechi della Sanità siciliana

martedì 26 Marzo 2013

Forum con Giuseppe Digiacomo, presidente Commissione Servizi sociali e sanitari dell’Ars

Qual è la situazione nella Sanità siciliana?
“Si vuole intraprendere un percorso che porti una ventata innovativa in questo settore. La percezione che si ha della sanità siciliana è quella di un fiume di denaro che scorre anche in modo improprio, ma che è protetta da una corazza trasparente impenetrabile. Il primo elemento da considerare è che sulla sanità si sono addensate incrostazioni che si sono radicate. Il secondo elemento è che la Sanità nazionale, così come quella siciliana, ha un’impostazione manageriale. A capo delle Asp, dei Policlinici e degli Ospedali ci sono dei manager che si sono distinti più per essere al servizio della politica che per raggiungere gli obiettivi. Così, la sanità siciliana non riesce a dare una sensazione di sicurezza né agli assistiti né agli operatori sanitari. Il tipo di prestazioni richieste fuori dalla Sicilia, che costano 350 milioni di euro l’anno a favore della Lombardia, Piemonte ed Emilia, sono di medio rischio, mentre quelle ad alto rischio sono contenute. Questi interventi medi potrebbero essere svolti benissimo in Sicilia, ma non c’è fiducia da parte del cittadino”.
Occorre ridare fiducia al cittadino, ma come si può fare?
“Occorre ricavare risorse dagli utilizzi impropri, mettere dei manager bravi che fissino degli obiettivi e conseguano dei risultati, contenere le spese e finalmente dare piena attuazione alla legge 5 del 2009 che è fondamentale. Si possono immaginare tutti i percorsi virtuosi che si vogliono. Se non si riesce a stabilire il ricovero di un paziente in un nosocomio funzionante a 150 euro al giorno, al posto di un altro ospedale, dove è assistito in modo improprio al costo di 1500 euro al giorno, non si otterrà mai nulla. Si disperdono risorse cospicue, perché il territorio non riesce a filtrare i pazienti, intasando gli ospedali con ricoveri superflui”.
Quali spunti suggerite al governo regionale per risolvere questi problemi?
“La commissione Sanità non è solo un organo legislativo, ma anche di programmazione e di controllo ed esprime pareri vincolanti ai provvedimenti del Governo. La commissione è un organo di grande delicatezza, perciò ho indirizzato i lavori verso alcune questioni. La prima punta al monitoraggio e al controllo delle gare, perché è un settore che può portare a risparmi cospicui, dato che la Sanità assorbe 3 miliardi e mezzo di euro l’anno, il 50% di tutte le spese sostenute dalla Regione. Ci sono tutti i presupposti per realizzare una riduzione del 20% di queste spese. Per esempio, vi sono differenze di costi di uno stesso esame tra due province diverse della Sicilia. In realtà, da un lato, i conti salati sono fatti pagare ai cittadini, dall’altro esistono sacche di privilegio importanti che continuano a essere tutelati”.
Gli attuali distretti socio-sanitari funzionano?
“Gli odierni distretti socio-sanitari accumulano debiti e non sono in condizione di pagare le cooperative se non dopo mesi, non accolgono i pazienti e li inviano negli ospedali, realizzando ricoveri impropri. Deve essere riassicurata, invece, un’organizzazione che punti al risparmio e alla sicurezza dell’assistito. Con l’attuale sistema, si creano ricoveri impropri che mandano fuori controllo i bilanci degli ospedali. Inoltre, causano uno svuotamento delle possibilità che l’Assessorato alle Politiche sociali ha per offrire servizi e che mette in difficoltà le cooperative operanti nel settore. C’è una legge, già messa all’ordine del giorno, che mira a ottenere l’appropriatezza dei ricoveri, i risparmi e la tutela del benessere dei cittadini”.
 
Esistono progetti di legge in esame sui distretti socio-assistenziali?
“C’è un progetto di legge moderno d’integrazione dei servizi socio-assistenziali. Esistono normative vecchie di almeno 27 anni e nelle prossime sedute questa legge sarà esaminata dalla commissione. Quest’ultima è rivoluzionaria e potrà dare un buon contributo nel sistemare l’offerta socio-sanitaria nel panorama siciliano”.
Come si possono realizzare i risparmi se sussistono realtà ospedaliere diverse come dimostra il caso dei Policlinici universitari e degli ospedali clinici?
“Si tratta di un problema generale, poiché i posti-letto, spesso, sono la sciabola con cui i potenti della sanità difendono il loro prestigio personale, mentre si manifesta il fallimento di un progetto manageriale perché consente questo. Se non si scardinano questi interessi, la battaglia per un miglioramento della Sanità, sarà contro i mulini a vento”.
Come si possono disincrostare il baronaggio nei centri di potere?
“Il baronaggio si demolisce attraverso degli obiettivi che la gestione manageriale deve assegnare. Se non si ha il coraggio di stabilire degli obiettivi che siano scientificamente e obiettivamente controllati, non si otterranno mai risultati positivi. Ci vuole anche una modernizzazione dei sistemi di gestione e di controllo e i manager hanno poteri di punizione cospicui che non sono applicati. Se non si fa così, si mette il sistema in condizioni d’insicurezza, perciò i nostri specialisti se ne andranno così come se ne vanno i loro specializzati”.
 
La Regione non potrebbe intervenire con una gara internazionale per affidare l’assicurazione dei medici a un’unica società?
“Il sistema sanitario va messo in sicurezza, poiché è in difficoltà come dimostrano i problemi che incontrano i medici di base. La Regione ha emanato una gara, che è stata fermata perché inibiva la partecipazione. In realtà,  non era vero, dato che c’erano almeno sei partecipanti di un certo prestigio. Se questa gara ha tutti i requisiti, che si porti avanti, anche perché è un esperimento pilota. In realtà, occorre che ci sia una società che metta in sicurezza il sistema, consentendo al medico di base di non farsi ricattare dal paziente”.
I medici di base stanno svolgendo il ruolo assegnatogli dalla legge 5?
“La centralità del medico di famiglia è il punto debole della legge 5. Questi, esaminando il paziente, decide se può essere curato nel P.t.a. di appartenenza oppure ha necessità di essere ricoverato in ospedale. Infatti, il P.t.a. stesso è al limite di demarcazione tra il territorio e l’ospedale. Dove il presidio territoriale ha funzionato, i risultati si sono visti, dove non ha svolto il suo compito, sono sorti forti problemi. Il problema è causato dalla spesa per antibiotici che costano 37 milioni di euro in più rispetto alla soglia prevista. Si abusa degli antibiotici e non si usano le molecole che sono meno dannose e meno costose”.
Voi fate delle audizioni, che idee vi siete fatti nella vostra attività?
“Le audizioni sono di diversi tipi, di cui uno è di carattere rivendicativo, che è legato al territorio. Ad esempio, l’audizione sul Muos di Niscemi è stata drammatica perché tutti quelli che avevano rilasciato i pareri favorevoli, hanno finito con il rimangierseli, non fornendo alcuna garanzia. Ciò ha contribuito alla revoca delle autorizzazioni”.
 

 
Curriculum Giuseppe Digiacomo
 
Giuseppe Digiacomo è nato a Comiso (RG) nel 1957. È laureato in Lettere moderne e ha pubblicato diversi saggi, romanzi e raccolte di poesie. È stato assessore alla Cultura dal 1990 al 1994, consigliere comunale e segretario dell´Unione comunale dei DS dal 1994 al 1998. Dal 2007 è il Segretario provinciale dei DS con il compito di traghettarlo nel Partito Democratico.  Il 24 novembre 2007 è stato eletto Coordinatore Provinciale del PD. Dal 19/12/2012, è Deputato della XVI Legislatura Ars e Presidente della VI commissione servizi sociali e sanitari.

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