Il vecchio giovane e il giovane vecchio - QdS

Il vecchio giovane e il giovane vecchio

Carlo Alberto Tregua

Il vecchio giovane e il giovane vecchio

martedì 30 Aprile 2013

Un Governo a trazione democristiana

Nella categoria dei politici, Giorgio Napolitano ha dimostrato di essere il più giovane, per la freschezza delle idee e per la capacità di innovazione. Fino all’ultimo ha cercato di resistere all’ipotesi di una sua riconferma, ma poi ha capito che non vi erano alternative, perché il ceto politico non riusciva a trovare la via istituzionale per dare un nuovo Presidente della Repubblica al Paese.
Una volta costretto, Napolitano, pur con tutte le assicurazioni formali di non volere debordare dai suoi poteri costituzionali, ha di fatto instaurato una politica presidenziale.
Non sembri irriverente il paragone che facciamo con l’Impero romano, quando di fronte all’ingovernabilità i senatori eleggevano per un periodo transitorio il tiranno, che ha un significato molto diverso da quello corrente.
Così, Re Giorgio ha individuato in Enrico Letta il giovane moderato (non nel senso inteso da Berlusconi) ed equilibrato, che non ha mai litigato con nessuno pur avendo una linea chiara, la persona più adatta per fare il presidente del Consiglio.

Possiamo dire che Letta è il più vecchio dei giovani, come Napolitano è il più giovane dei vecchi. Nella composizione del Governo si è vista la mano ferma del Capo dello Stato. Solo tredici ministri con portafoglio ed otto senza portafoglio, più Patroni Griffi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio col rango di ministro.
La compagine ha una maggioranza di estrazione democristiana. Ma questa non è una connotazione negativa perché lo scudo crociato (non quello di Casini!) ha fatto molto bene al Paese, salvo quando la sua azione è degenerata negli incontri al caminetto, nel corso dei quali i capicorrente prendevano decisioni nel loro esclusivo interesse ignorando quasi del tutto l’interesse del Paese.
Questo comportamento fu da noi denominato democristianismo e, dopo quarant’anni, può essere adoperato nei confronti di qualunque parte politica si comporti facendo prevalere interessi particolari su quelli generali.
Nel governo Letta vi sono significative novità, fra cui la presenza di sette donne e, fra esse, quella di una campionessa di canoa, Josefa Idem, e di un medico-oculista di colore, Cecile Kyenge.
 

La compagine governativa è relativamente giovane, con la caratteristica di non avere componenti che nel passato si sono distinti per essere portati alla rissa o a posizioni estremiste non conciliabili con la situazione attuale, come Brunetta o Fassina.
Il Pdl ha avuto cinque ministri, di cui uno è vicepremier e ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Il Pd ne ha avuto sette: non si capisce perché alcuni commentatori dicono che sia sottorappresentato sol per il fatto che non sono presenti i soliti dinosauri. Scelta civica ha avuto tre ministri e, infine, sei non sono politici in senso classico.
Questo Governo nasce sotto buoni auspici anche perché non ha alternative se non nuove elezioni, che, con questa legge elettorale, produrrebbero maggiore caos. Ha un guardiano d’eccezione all’Economia, Fabrizio Saccomanni, e una donna equilibrata, conosciuta e riconosciuta in tutto il mondo come Emma Bonino.
Alla Giustizia Annamaria Cancellieri è una garanzia di equilibrio e vi è da ritenere che sia in condizione di portare avanti le riforme che l’ex ministro Paola Severino aveva cominciato.

Letta, dopo la fiducia di ieri a Montecitorio, ha dimostrato di avere cooptato la parte sinistrorsa del Pd che è stata la rovina di Bersani. Anche i testardi ex comunisti della sinistra estrema del Pd hanno dovuto convenire che questa è la soluzione migliore.
Non è improbabile che, come accade spesso in Italia, non vi sia nulla di più definitivo delle cose provvisorie. Dipenderà dagli urgentissimi provvedimenti dei primi cento giorni, a cominciare dalla rimodulazione dell’Imu (Berlusconi ha fatto capire la sua retromarcia sulla restituzione dell’imposta 2012), al reperire risorse per cassa integrati ed esodati, alla riduzione del cuneo fiscale, di cui fa parte la diminuzione delle aliquote fiscali sulle fasce più basse di reddito.
Il punto più importante riguarda il taglio della spesa pubblica per trovare le risorse indispensabili agli investimenti e alla costruzione delle infrastrutture in modo da far partire economia, produzione di ricchezza e lavoro.
Caro Letta, auguri.

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