Regione siciliana, presto la legge sui Consorzi di Comuni - QdS

Regione siciliana, presto la legge sui Consorzi di Comuni

Raffaella Pessina

Regione siciliana, presto la legge sui Consorzi di Comuni

sabato 15 Giugno 2013

E’ iniziata da ieri la conta imposta dalla legge regionale n. 7/2013. Crocetta rispetti la data limite del 31 dicembre 2013

PALERMO – La Sicilia può cominciare a dire addio all’istituto della Provincia. Da ieri infatti gli enti sono entrati in una fase di transizione che si potrà concludere quando l’Assemblea regionale siciliana avrà approvato il ddl approntato dal Governo Crocetta, come previsto dall’art. 1 della L.r. 7/2013 (Norme transitorie per l’istituzione dei liberi Consorzi comunali): entro il 31 dicembre 2013 “il Governo con propria legge, in attuazione dell’articolo 15 dello Statuto speciale   della Regione siciliana, disciplina l’istituzione dei liberi Consorzi comunali per l’esercizio delle funzioni di governo di area vasta, in sostituzione  delle Province regionali”.
Non vi saranno più elezioni e saranno gli amministratori dei Comuni a fare parte dei Consorzi, il cui numero e le funzioni sono ancora da definire. Alcuni numeri: 335 gli eletti nelle nove Province che ieri hanno lasciato sedi e uffici, in base a quanto disposto da una circolare dell’assessore alle Autonomie locali, Patrizia Valenti, che ha fissato la scadenza degli organi elettivi in corrispondenza del termine del mandato quinquennale.
Secondo le stime del governo l’abolizione degli organi elettivi comporterà un risparmio per le casse pubbliche di circa 50 milioni di euro. Intanto, la giunta Crocetta si appresta a nominare i commissari prefettizi (a Catania, Ragusa, Trapani e Caltanissetta sono già insediati) che gestiranno gli enti fino alla creazione dei ‘liberi Consorzi’. Il passaggio non è semplice. Il problema principale riguarda, il personale degli enti. Secondo l’Unione delle Province regionali (Urps), sarebbero a rischio gli stipendi, a partire dal prossimo mese di luglio. Nelle casse delle Province mancherebbero circa 80 milioni di euro, a causa dei tagli nei trasferimenti da parte dello Stato e della Regione. Il governo regionale sta definendo una manovra di assestamento del bilancio, tenendo invariati comunque i saldi. Della questione, il governatore Rosario Crocetta ne ha discusso con il premier Enrico Letta. “Il personale stia tranquillo, non si perderà un solo posto di lavoro”, assicura il presidente della Regione. Un comitato dei saggi sta intanto lavorando al nuovo testo di legge per la creazione dei liberi Consorzi. “Spero sia pronto al più presto e l’Assemblea lo approvi entro i termini che ci siamo dati”, aggiunge Crocetta. L’allarme legato alla carenza di fondi potrebbe avere ripercussioni anche su alcune attività gestite dagli enti, a cominciare dalle scuole.
Una boccata d’ossigeno è arrivata in extremis con la firma dell’accordo tra Regione e Province sul patto di stabilità verticale. La Regione ha ceduto spazi finanziari alle Province per 57 milioni di euro, distribuiti ai nove enti. A Palermo vanno 13 mln, seguono Catania con 11,8 mln, Messina con 6,1 mln, Siracusa con 5,6 mln, Ragusa con 5,2 mln, Trapani con 4,4 mln, Enna con 3,3 mln e Caltanissetta con 2,8 mln.
Intanto alla Provincia di Caltanissetta l’ispettore inviato dalla Regione per svolgere accertamenti sulla situazione finanziaria dell’ente, con particolare riferimento alla difficoltà di assicurarne il regolare funzionamento a seguito delle recenti riduzioni dei trasferimenti regionali e statali. Funzionari sono stati mandati con un compito analogo anche nelle altre otto Province della Sicilia. Quello giunto a Caltanissetta è Daniela Leonelli, funzionario dell’assessorato alle Autonomie locali, che ha trenta giorni per portare a termine il suo incarico. Contro l’abolizione delle province è intervenuto  Vincenzo Vinciullo (Pdl), vicepresidente della commissione Bilancio dell’Ars, il quale ha dichiarato che “l’Ars con un Provvedimento Legislativo preso sull’onda delle emozioni e della follia politica collettiva, qualche mese fa, ha deciso di abrogare le Province, senza istituire il contenitore politico che le avrebbe dovute sostituire, assorbendone i compiti e le funzioni”. E propone: “Si ritorni in Aula, si discuta immediatamente la nuova legge, si diano maggiori competenze alle Province, com’è previsto nel mio disegno di legge, si abbattano i costi della politica, si diano certezze ai lavoratori, i quali, fra l’altro, hanno diritto ad avere gli stipendi e, soprattutto, si cominci a guardare, con attenzione, alle scuole che, dal primo settembre, devono ricominciare a funzionare e non possono essere abbandonate a se stesse, ma hanno bisogno di quella attenzione dovuta a chi si occupa dell’educazione dei giovani”.

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