Sviluppo delle fonti rinnovabili l’Europa fissa tre scadenze - QdS

Sviluppo delle fonti rinnovabili l’Europa fissa tre scadenze

Rosario Battiato

Sviluppo delle fonti rinnovabili l’Europa fissa tre scadenze

mercoledì 02 Settembre 2009

Per raggiungere la quota del 20% entro il 2020 gli Stati membri devono rispettare alcuni obblighi. Eolico, i produttori siciliani dovranno indicare dati certi sul collegamento alla rete

CATANIA – Dall’Europa giungono novità interessanti sul fronte energetico. Come già anticipato lo scorso luglio, la Commissione Europea ha varato la road map per lo sviluppo delle energie rinnovabili, adottando nei giorni scorsi un modello per i piani d’azione nazionali, come prevede la normativa europea in materia.
La prima scadenza è fissata per il 30 giugno 2010, quando i piani dovranno già contenere delle misure chiare e prevedibili in maniera da ottenere la fiducia degli investitori e contemporaneamente poter puntare sull’obiettivo del 2020: il famoso 20% di quota di energia rinnovabile tra il consumo complessivo di energia in Europa. Un ulteriore aspetto minaccioso dovrebbe convincere gli Stati membri a redigere piani fattibili, basandosi sulle reali potenzialità del proprio parco energetico, perché incombe l’ombra della Corte di Giustizia e quindi delle sanzioni amministrative che potranno essere utilizzate nei confronti di chi non rispetterà i patti scritti su carta o qualora i Piani d’azione non saranno realizzati a regola d’arte. Gli obiettivi nazionali vincolanti, contenuti nelle direttiva, e il modello di piano adottato dalla Commissione serviranno a mettere ordine in un sistema che non è ancora strutturato e omogeneo a livello europeo mirando ad uno sviluppo europeo che deve essere essenzialmente strategico.
Altra scadenza sarà il 31 dicembre del 2011, quando i Paesi membri dovranno presentare una relazione e poi, a scadenza biennale, ulteriori aggiornamenti. La Commissione dovrà invece presentare una sua relazione nel 2012, basandosi sulle varie presentazioni nazionali, e poi proseguire ogni due anni. Sempre dall’Europa giunge anche l’obbligo per le imprese esercenti attività di vendita di energia elettrica a fornire informazioni sulla composizione del mix di fonti energetiche primarie utilizzate per la produzione dell’energia elettrica per poter così comprendere e valutare l’impatto ambientale e il risparmio energetico.
L’attuazione della direttiva europea è avvenuta nel nostro ordinamento attraverso un decreto del ministero dello Sviluppo economico, che in collaborazione col ministero dell’Ambiente, Terna e il Gse, dovranno inserire sui propri siti documentazione a proposito dell’impatto ambientale prodotto dall’utilizzo di energia elettrica e inoltre dovranno compilare rapporti e studi al fine di stabilire trasparenza in un settore particolarmente delicato per le tematiche ambientali.
Due le tappe essenziali: il 31 marzo del 2010 il Gse dovrà comunicare al dicastero per lo Sviluppo economico una procedura relativa al trasferimento da produttori a venditori anche delle certificazioni di origine di energia elettrica prodotta da cogenerazione ad alto rendimento, cioè produzione combinata di calore utile ed elettricità o energia meccanica con minore uso di combustibile e minore uso di carburante, mentre nel 2012 le imprese dovranno indicare la quota di energia elettrica venduta l’anno precedente sempre derivante da cogenerazione ad alto rendimento.
Gli effetti di queste scelte europee avranno inevitabilmente conseguenze importanti in Sicilia, perché da una parte serviranno a comprendere l’effettivo sviluppo dell’eolico, che al di là degli impianti installati sul territorio dovrà fornire dati certi sulla produzione di energia elettrica collegata alla rete, mentre adesso ci sono pale che girano a vuoto, “fino al 70%” aveva denunciato Fabio Granata, deputato Pdl. Poi gli effetti benefici sullo sviluppo delle rinnovabili che tuttora continua a restare fissato a quel 4% che consacra la nomina di “Isola degli idrocarburi”. 

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