Cittadini aggrappati a nuove promesse per dimenticare gli scheletri di cemento - QdS

Cittadini aggrappati a nuove promesse per dimenticare gli scheletri di cemento

Andrea Pizzo

Cittadini aggrappati a nuove promesse per dimenticare gli scheletri di cemento

mercoledì 02 Settembre 2009

Sciacca (Ag). Sviluppo urbano e lavori pubblici.
La piscina. Dopo 15 anni, la costruzione è finalmente ripartita. Se non ci saranno sorprese la struttura potrà essere utilizzata entro
la primavera del prossimo anno.
La Casa per anziani. In questo caso tutto è ancora fermo. La passata amministrazione sperava di poter sfruttare qualche finanziamento europeo. Finora nessun risultato.

SCIACCA (AG) – Insieme a Giarre, la città termale è considerata la capitale siciliana, per non dire italiana, delle “incompiute”. Un primato di cui Sciacca e i saccensi farebbero volentieri a meno, ma che, puntualmente salta fuori su questo o quel quotidiano, su questa o quella inchiesta televisiva. “Incompiuta” è l’appellativo che si guadagnano quelle opere progettate, finanziate, cominciate a costruire e mai portate a compimento. Opere figlie di un vecchio modo di fare politica (forse non tanto vecchio) e di gestire il danaro pubblico. Strutture iniziate ma finite per divenire scheletri di cemento armato insignificante, che i cittadini-contribuenti sono stanchi di “ammirare”. Casi dietro al quale ci sono sempre storie e aneddoti incredibili e allo stesso tempo scandalosi. Da lì nasce l’effetto calamita per i cronisti.
Il dito nella piaga vogliamo mettercelo anche noi, anzi rimetterglielo. Nel giugno 2008 avevamo dato conto della situazione, facendo l’elenco e approfondendo il curriculum vitae di ogni singola “incompiuta” presente a Sciacca. Venne fuori che nei 180 chilometri quadrati su cui si estende la cittadina termale c’erano: un teatro abbandonato, una piscina inutilizzata, una chiesa lasciata a metà, un viadotto fantasma, un casa di riposo in rovina.
Siamo tornati sul luogo del “delitto” e abbiamo rifatto il tour della vergogna per vedere cosa è cambiato a distanza di 13 mesi.
Partiamo, se non altro per una questione d’anzianità, dal Teatro popolare (prima pietra posta nel 1979), meglio conosciuto come Teatro Samonà, dal nome dell’architetto dalla cui matita è uscito fuori il progetto: Giuseppe Samonà appunto. I lavori per le opere mancanti furono appaltati nel dicembre del 2007, grazie a un finanziamento regionale da otto milioni di euro. Ebbene, le novità ci sono. Il progetto esecutivo è stato elaborato e depositato alla Regione, nell’ufficio del responsabile unico del procedimento, alla fine di febbraio. Anche l’area del cantiere è stata da tempo consegnata alla ditta che si è aggiudicata l’appalto. Tuttavia, a Palermo, l’esame degli elaborati sta andando per le lunghe. Dopo quasi sei mesi, infatti, gli operai non sono ancora entrati in azione. Si attende con ansia il via libera del Rup.
Sono ripresi, invece, a distanza di circa 15 anni, i lavori alla piscina comunale. Le operazioni sono iniziate il 22 dicembre scorso e per contratto dovranno durare al massimo 14 mesi. Per le prime nuotate, salvo sorprese, si dovrà aspettare la privamera del 2010. Per ultimare l’opera è stato utilizzato il residuo di un vecchio mutuo contratto nel 1990 col Credito sportivo. Il progetto elaborato prevede, tra le altre cose, la realizzazione di una vasca di otto corsie lunga 25 metri e larga 20 metri.
Lieto fine anche per il Viadotto Cansalamone, che, dopo un decennio e mille peripezie, è stato aperto al traffico veicolare a gennaio. Non poteva mancare il colpo di scena. A pochi giorni dalla chiusura del cantiere e dall’inaugurazione, il manto stradale di un tratto dell’arteria ha cominciato a sbriciolarsi.
La ditta è così dovuta intervenire un’altra volta e il viadotto chiuso nuovamente. Il tempo di ricollocare l’asfalto e, seppur privo dell’impianto di illuminazione, da qualche mese è tornato percorribile.
Ci sono buon notizie pure per la chiesa Maria Vergine di Loreto, incompleta da quasi 20 anni. Con la conclusione, alla Regione, dell’iter della “Rimodulazione e programmazione” dei fondi dell’edilizia residenziale pubblica sovvenzionata, relativamente all’accordo di programma del 19 aprile 2001, l’ex assessore regionale ai Lavori Pubblici, Luigi Gentile, nelle scorse settimane, ha potuto assegnare 2 milioni e 968 mila euro per ultimare il luogo di culto. Il cantiere dovrebbe partire a breve.
Tutto fermo, infine, per ciò che concerne la Casa di riposo anziani (iniziata nel 1989). La passata amministrazione l’aveva inserita nel Piano strategico “Terre Sciane” nella speranza di ottenere un qualche finanziamento comunitario. A oggi, però, non è arrivato un centesimo.
 

 
Il grande impegno dell’ex sindaco
 
SCIACCA (AG) – Dall’insediamento della passata amministrazione comunale (luglio 2004) a oggi le cose sono certamente cambiate. E in meglio. Non si può non evidenziare l’impegno profuso sulla questione “incompiute” dall’ex sindaco Mario Turturici e dai suoi assessori. A parte qualche piccola eccezione (il futuro della Casa di riposo per anziani era ed è rimasto un mistero), sono stati capaci di far ripartire un treno fermo sui binari per lunghissimo tempo. Rispettate pure le promesse che lo stesso Turturici aveva fatto dalle colonne del nostro quotidiano.
Adesso, per far uscire Sciacca dalla black list dei luoghi ad alta densità di incompiute ci vuole l’ultimo sforzo. A compierlo devono essere il nuovo sindaco Vito Bono e la sua giunta. Innanzitutto, urge un tiratina alla giacca del Rup incaricato di seguire l’iter per il completamento del Teatro Samonà. Dalla fine di febbraio non si hanno più notizie sull’iter e sulla data d’apertura del cantiere. Gli amministratori devono fare da pungolo. è arrivata l’ora che la città possa ospitare rappresentazioni e spettacoli di altro profilo in un struttura all’avanguardia, che le compagnie locali abbiano gli spazi dove esibirsi e i cittadini il diritto di poter saziare la propria fame di teatro, di musica, di arte. Insomma, di cultura. Poi l’attenzione di Bono e soci deve essere improrogabilmente rivolta alla Casa di riposo per anziani, non può continuare ad essere abbandonata a se stessa o peggio ancora offerta in pasto ai vandali. In una città in cui il mondo della terza età spesso viene bistrattato, non si può assistere inerti al degrado di un edificio pensato per le loro esigenze.

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