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Messina – Sanatorie, una questione irrisolta. Il Comune in cerca di vie d’uscita

Francesco Torre

Messina – Sanatorie, una questione irrisolta. Il Comune in cerca di vie d’uscita

mercoledì 26 Febbraio 2014

L’assessore all’Urbanistica, De Cola: “Integrazioni entro tre mesi per chi ha presentato istanza in passato”. Approvata a ottobre una delibera per la definizione delle pratiche di condono edilizio

MESSINA – Quando intervistammo i sei candidati a sindaco, durante la campagna elettorale, fu una delle domande specifiche in tema economico-finanziario che facemmo a tutti: “pratiche di sanatoria edilizia inevase, cosa fare?”. L’allora candidato Renato Accorinti, poi divenuto primo cittadino, ci rispose così: “È necessario operare un’immediata ricognizione dell’entità del fenomeno, definendo un’adeguata programmazione della valutazione delle pratiche, con particolare attenzione alla riscossione degli oneri concessori e alla corrispondenza delle dichiarazioni alla realtà. Occorrerà rafforzare – specificava ancora l’ex insegnante di educazione fisica – l’operatività dell’Ufficio tecnico e, come per tutti i settori dell’amministrazione, verranno definiti obiettivi raggiungibili e verrà attivato un sistema per la valutazione della produttività del personale”.
 
A distanza di circa sette mesi dall’insediamento della nuova Giunta, su quei positivi intendimenti si è adesso deciso di imprimere un’accelerata.
Dopo aver effettuato una ricognizione del problema, consistente in circa 13 mila istanze inevase, alcune delle quali ventennali o addirittura ancora più vecchie, l’esecutivo di Palazzo Zanca nell’ottobre scorso aveva approvato una delibera avente ad oggetto il “Progetto per la definizione istruttoria delle pratiche di condono edilizio ai sensi della L. 47/85, della L. 724/94 e del D.L. 30/09/2003 convertito nella L. 326/02 e s.m.i.”.
Da allora, un lungo silenzio, interrotto però qualche giorno fa da una conferenza stampa dell’assessore all’Urbanistica Sergio De Cola, nell’ambito della quale il componente della Giunta ha illustrato il progetto di Palazzo Zanca per chiudere una volta per tutte la partita delle sanatorie. “Nel quadro delle azioni di interazione con la cittadinanza – ha spiegato De Cola – l’amministrazione ha deciso di richiedere ufficialmente, a chi ha presentato le istanze in passato, di fornire all’ufficio competente le integrazioni dovute entro il termine perentorio di tre mesi dalla comunicazione, per evitare il diniego delle domande”.
Con questa mossa il Comune, in buona sostanza, ha deciso di dare tre mesi di tempo ai richiedenti per presentare le integrazioni dovute. Qualora queste non arriveranno nelle sedi preposte entro i termini stabiliti, le relative istanze verranno automaticamente rigettate.
Una mossa decisa ma rischiosa. Le somme derivanti dal pagamento delle sanatorie sono infatti fondamentali per il Comune, non soltanto per dare liquidità nelle casse dell’ente, ma anche per pagare l’Unità organizzativa Condono edilizio, la task force di 15 elementi guidata dall’architetto Grazia Marullo nata proprio con l’obiettivo di chiudere una volta per tutte le pratiche in stand-by. I cittadini risponderanno all’appello? E qualora non lo faranno, dopo il “diniego” come si procederà? Con una serie di piccole e grandi demolizioni? Questo l’assessore non lo specifica, ma immaginiamo non se lo auguri nemmeno. Tra 90 giorni, comunque, dati alla mano, sapremo quante pratiche sono state evase, quanto ha incassato il Comune, e come si procederà per le pratiche rigettate.

Una misura rischiosa. Abusi e contenziosi in caso di diniego dei cittadini
 
MESSINA – In ottobre l’assessore De Cola aveva annunciato che le pratiche in stand-by erano 13.000. Oggi annuncia invece che sono 11.000. Forse da ottobre a oggi sono state risolte 2.000 posizioni? Oppure, dato che siamo alle ultime battute dei saldi stagionali, è stato applicato uno sconto? Non si sa, ma speriamo che ciò non influisca sui ricavi annunciati, che erano pari a 4 milioni 290 mila €. Una cifra non risolutiva per un Comune che ha centinaia di milioni di debiti, ma che potrà dare ossigeno in momenti di forte emergenza. Con queste somme il Comune dovrà anche pagare le ore di straordinario effettuate dai componenti dell’Unità organizzativa Condono edilizio, un costo stimato in 895 mila €. E qui sta l’inghippo. Se la maggior parte dei cittadini interessati all’appello non risponderà, il Comune si troverà comunque a pagare queste somme senza aver raggiunto l’obiettivo economico prefissato, e senza aver risolto il problema, perché ogni diniego genererà un abuso, e dunque un contenzioso.

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