Mafia, ancora carcere duro per Provenzano - QdS

Mafia, ancora carcere duro per Provenzano

redazione

Mafia, ancora carcere duro per Provenzano

giovedì 27 Marzo 2014

"Binu" resterà al 41 bis per almeno altri due anni. La decisione è arrivata dal ministro Orlando dopo i pareri della Direzione nazionale antimafia e delle procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze. Dura la reazione dei figli.

ROMA – Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha prorogato il carcere duro per il capo mafia corleonese, Bernardo Provenzano. Il provvedimento che impone il 41bis al boss, va rinnovato ogni 2 anni e sarebbe scaduto domani.
 
Pareri discordanti Soltanto qualche giorno fa le procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze, interpellate dal Guardasigilli, avevano dato parere negativo alla proroga, sostenendo che per le sue condizioni di salute il padrino non è più in grado di comunicare con l’esterno. E siccome il carcere duro è finalizzato proprio ad evitare i contatti dei boss con l’esterno una proroga del 41 bis per il capomafia corleonese sarebbe inutile. A favore del 41 bis si è espressa invece la Direzione nazionale antimafia.
 
Le reazioni Francesco Paolo e Angelo Provenzano, i figli del capomafia di Corleone, non hanno apprezzato la decisione: “Su quali ragioni si fonda un trattamento differenziato solo per nostro padre? Anzi, in verità solo per noi che siamo gli unici a subire, incolpevoli, questo regime ‘speciale’. È come se dicessero che siamo noi sospettati di portare messaggi fuori o da fuori”. Ironico il commento dell’avvocato di Provenzano, Rosalba Di Gregorio, in riferimento alle condizioni di salute del boss: "Il detenuto per cui ho chiesto la revoca del 41 bis è quello per cui le Procure hanno espresso il parere. Quello per il quale hanno confermato il carcere duro è evidentemente un altro".
 
Le condizioni precarie “Binu” Provenzano è ricoverato in ospedale a Parma, tra misure di sicurezza eccezionali. Alcune perizie mediche sostengono che non sia in grado di intendere e di volere e di partecipare validamente ai processi in cui è imputato. Da oltre un anno, inoltre, è considerato in fin di vita. Attualmente le sue condizioni sono comunque stazionarie.
 

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