I secessionisti armati sono finiti in manette - QdS

I secessionisti armati sono finiti in manette

redazione

I secessionisti armati sono finiti in manette

giovedì 03 Aprile 2014

Blitz dei Ros e 24 arresti tra i promotori dell’indipendenza del Veneto

BRESCIA – Blitz dei Carabinieri del Ros contro un gruppo secessionista accusato di aver messo in atto “varie iniziative, anche violente”, per ottenere l’indipendenza del Veneto, e non solo. Ventiquattro gli arresti in varie regioni, su ordine della magistratura di Brescia.
Tra gli arrestati dell’inchiesta della Procura di Brescia sui secessionisti vi è anche il fondatore della Liga Veneta ed ex parlamentare, Franco Rocchetta. La Liga Veneta confluì nella Lega Nord ma poi Rocchetta abbandonò il movimento. Di recente è stato tra i promotori del referendum per la secessione del Veneto. Arrestati anche i due ex ‘Serenissimi’ Luigi Faccia e Flavio Contin, che assaltarono piazza San Marco nel 1997 e l’indipendentista sardo Felice Pani. Un leader del movimento dei Forconi figura invece tra gli indagati.
Nel blitz i Carabinieri hanno anche sequestrato un carro armato costruito “per compiere un’azione eclatante a Venezia, in piazza San Marco”. Il mezzo era perfettamente funzionante, tanto che erano state eseguite anche delle prove di fuoco. Nei piani dell’organizzazione, l’azione in piazza San Marco avrebbe dovuto coinvolgere centinaia di persone, alcune delle quali armate. Dalle indagini è emerso che alcuni militanti si sarebbero adoperati per reperire armi leggere attraverso dei contatti con la criminalità albanese, da destinare ai membri dell’organizzazione.
Nelle ordinanze di custodia cautelare sono contestati i reati di associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico e fabbricazione e detenzione di armi da guerra. Iniziative per sollecitare l’indipendenza del Veneto Secondo gli uomini del Ros, le persone arrestate avrebbero fatto parte di un “gruppo (che si sarebbe costituito nel Bresciano) riconducibile a diverse sigle di ideologia secessionista che aveva progettato varie iniziative, anche violente, finalizzate a sollecitare l’indipendenza del Veneto e di altre parti del territorio nazionale dallo Stato italiano”. Le indagini sono cominciate circa tre anni fa.
Il procuratore di Brescia, Tommaso Buonanno, ha specificato che “non vi sono elementi che evidenzino collegamenti fra Lega Nord e queste persone”, che ritenevano la linea del Carroccio troppo morbida. Il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, ha comunque commentato su Facebook: “Arrestare chi vuole l’Indipendenza è follia. Se lo Stato pensa di fare paura a qualcuno sbaglia”.
I secessionisti probabilmente avevano intenzione di replicare l’azione dei cosidetti “Serenissimi” di diciassette anni fa. La notte tra l’8 e il 9 maggio 1997 alcune persone occuparono piazza San Marco e il campanile di San Marco issando sulla cella campanaria la bandiera di Venezia, il Leone di San Marco.
Obiettivo di tutta la campagna, secondo il gip, “provocare e guidare in armi una rivolta popolare, la creazione di ambasciate presso Paesi amici, già individuati nella Serbia e nella Svizzera, al fine di ottenere un formale riconoscimento internazionale”.
La struttura secessionista sgominata dal Ros era ben definita. Tra gli associati vi era un nucleo centrale, motore propulsore dell’organizzazione, mentre la formale adesione al progetto indipendentista avveniva attraverso la compilazione e sottoscrizione di schede di adesione, contenenti la carica rivestita e le regole tassative da rispettare.
 
Infine, realizzato l’obiettivo dell’indipendenza, si sarebbe dovuto costituire una sorta di direttorio del nuovo governo Serenissimo, per le trattative con lo Stato italiano. L’Alleanza ha svolto anche una diffusa attività di autofinanziamento che ha consentito di raccogliere non meno di centomila euro, grazie a singole elargizioni e l’apertura, presso la Cassa Padana, di un conto dedicato alla raccolta dei fondi.

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