Corte Conti: spesa sanitaria 2011-13 stabile - QdS

Corte Conti: spesa sanitaria 2011-13 stabile

Andrea Carlino

Corte Conti: spesa sanitaria 2011-13 stabile

giovedì 28 Agosto 2014

Relazione sugli andamenti della finanza territoriale da parte della magistratura contabile, Sezione Autonomie. In tutti i settori accelerazione dei pagamenti correnti grazie alla liquidità immessa dallo Stato

La spesa sanitaria delle Regioni, caratterizzata da trasferimenti (e da una minima parte di gestione diretta), è stabile nel triennio 2011-2013. Lo rivela la Corte dei Conti, Sezione Autonomie, nella Relazione sugli andamenti della finanza territoriale e sull’analisi dei flussi di cassa anni 2011-2013 in base ai dati Siope (Sistema informativo delle operazioni degli Enti pubblici).
Il quadro che emerge dalle analisi effettuate sui dati di cassa risulta fortemente influenzato dall’immissione di liquidità avviata dal d.l. n. 35/2013 e proseguita dal d.l. n. 102/2013 e n.  66/2014, con la quale il Governo ha cercato di imprimere un’accelerazione dei pagamenti dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche maturati alla data del 31 dicembre 2012,  rendendo disponibili agli enti territoriali maggiori risorse per un totale di complessivi 23,7  miliardi di euro nell’anno 2013 e 24,7 miliardi di euro per il 2014. Crescono i pagamenti correnti degli enti dei servizi sanitari regionali che passano da 113,8 miliardi. del 2011, a 119,2 miliardi. del 2013. E naturalmente, trattandosi di pagamenti, cresce tra le voci più delle altre quella relativa all’acquisto di beni (nel 2013 registra +13,55% con quelli sanitari a +14,33% e quelli non sanitari invece a -2,56%).
Anche se la voce di maggior costo è quella dei servizi (che però è in calo): nel 2013 sono stati pagati 15,9 miliardi per beni e 52,5 per servizi. Tra questi 15,3 miliardi sono per i beni sanitari e 42,2 per i servizi sanitari.  
I risultati dell’indagine confermano come le misure di alleggerimento dei vincoli del patto di stabilità interno siano state interamente utilizzate da Regioni e Province ma non dai Comuni, i quali hanno usufruito degli spazi finanziari in misura inferiore del previsto. Nel complesso, sono rimasti inutilizzati circa 3,6 miliardi, pari al 15% delle risorse disponibili, nonostante l’evidente carenza di liquidità del comparto, come sembra dimostrare il diffuso ricorso alle anticipazioni di cassa, in aumento rispetto al precedente esercizio.
Sul piano della spesa, il comparto Regioni e Province autonome fa registrare movimenti di cassa in uscita con ritmo crescente (201,2 miliardi di euro nel 2011, 208,1 miliardi nel 2012 e  256,1 miliardi nel 2013). I maggiori importi sono imputabili a spesa corrente (141,7 miliardi di  euro nel 2011, circa 142 miliardi nel 2012, e 144,7 miliardi nel 2013), la metà della quale è assorbita da cinque enti regionali (Lombardia, Lazio, Campania, Sicilia e Piemonte).  
In ordine all’andamento della gestione sanitaria, si rilevano talune incertezze nella ricostruzione dei dati, dovute alle modalità di registrazione nelle contabilità speciali delle anticipazioni ricevute dallo Stato e dei relativi rimborsi. Allo stato, per quanto riguarda la spesa sanitaria delle Regioni, essenzialmente caratterizzata da trasferimenti, si evidenzia una  sostanziale stabilità nel triennio preso in considerazione.  
Sul fronte dei dati strutturali, per le Province si registra un miglioramento delle entrate correnti (+3%), nonostante la significativa riduzione, nel corso del 2013, del fondo sperimentale di riequilibrio, che nel 2013 ha generato incassi per soli 88,8 milioni contro i 241,2 milioni del 2012. Tale carenza è stata, in qualche misura, compensata da un incremento delle entrate da  trasferimenti (+11,21%), presumibilmente motivato da regolazione di partite pregresse e recupero entrate. Una dinamica virtuosa si rileva per le entrate in conto capitale, ove gli incassi  hanno fatto registrare un incremento delle alienazioni di beni immobili; la carenza di liquidità,  invece, ha verosimilmente determinato l’incremento delle anticipazioni di tesoreria. Per i Comuni, si è assistito, invece, ad una complessiva tenuta delle entrate correnti (+0,64% rispetto  al 2012).

 
Comparto Regioni e Autonomie: 550 mila dipendenti. Dati Sico (Sistema conoscitivo personale amm. pubbliche)
 
Per quanto riguarda la spesa di personale del comparto Regioni ed autonomie locali, dalla rilevazione Sico (Sistema Conoscitivo del personale dipendente dalle amministrazioni pubbliche) emerge che il comparto, complessivamente, occupa circa 550.000 dipendenti. La spesa totale dell’intero comparto ammonta a circa 15 miliardi di euro. Nelle Regioni c’è un dirigente ogni 17 "unità di personale", che diventano uno su sessanta dipendenti comunali e uno su quaranta nelle Province.
 
Un’ulteriore anomalia riscontrata è la tendenza della spesa alla crescita "in talune realtà regionali e locali caratterizzate dalla sensibile diminuzione del numero di dirigenti". Questo "appare sintomatico della reiterata prassi di ripartire le risorse del trattamento accessorio tra i dirigenti rimasti in servizio". Pertanto non sempre alla riduzione del personale corrispondono dei reali risparmi, quanto piuttosto degli ingiustificati incrementi della spesa. Nel 2012, per l’insieme degli enti esaminati a livello nazionale, la spesa media per un dipendente regionale ammonta a 35.050 euro, a fronte di 27.780 relativi al dipendente comunale e di 28.358 per il dipendente provinciale.
La spesa media per il personale dirigente è di 92.735 nelle Regioni, 87.054 nei Comuni e 96.554 nelle Province.

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