Rendite catastali, meglio saperle - QdS

Rendite catastali, meglio saperle

Adriano Zuccaro

Rendite catastali, meglio saperle

martedì 28 Ottobre 2014

L’Agenzia delle Entrate ha posto un freno ad un’anomalia immobiliare, riclassificando buona parte delle abitazioni nei centri storici. Stop alle case classificate in categoria A4 e A5, ma a prezzi altissimi sul mercato della compravendita

CATANIA – L’Agenzia delle Entrate ha posto un freno ad una delle tante anomalie immobiliari italiane riclassificando buona parte delle abitazioni nei centri storici delle principali città. Prima di questo intenso e capillare lavoro, infatti, alcune case con quotazioni altissime, per ragioni storiche, erano state iscritte al catasto con la categoria A4 (popolari) o A5 (ultrapopolari) con tutto ciò che ne consegue in termini di rendite catastali.
Le “Statistiche catastali 2013”, pubblicate il 23 ottobre dall’AE, riportano così differenze sostanziali rispetto ai numeri del 2012. Le unità immobiliari censite nelle categorie catastali del gruppo A, dalla categoria A1 alla A11 (con eccezione della A10 uffici e studi privati), sono abitazioni e, al 31 dicembre 2013, sono 34,6 milioni, circa 170 mila unità in più di quelle rilevate con riferimento al 2012. Un aumento che si spiega anche grazie alle attività di fotoidentificazione che permettono il censimento di case già esistenti ma mai iscritte al catasto.
 
Nel dettaglio, sono aumentate nel 2013 le abitazioni nelle categorie A1, A2, A3 (abitazioni signorili, civili e di tipo economico) e A7 (ville e villini). Sono diminuite del 5,8% le abitazioni di tipo ultrapopolare (A6) grazie, appunto, al lavoro svolto dall’AE e di circa l’1% le abitazioni di particolare pregio (A9). Registra un calo del 5% la categoria “rurale A6” con l’espansione delle città. Quasi il 90% delle unità residenziali è censito in catasto tra le abitazioni civili (A2), economiche (A3) e popolari (A4).
Lo stock abitativo è soprattutto di proprietà delle persone fisiche (PF), circa 31,8 milioni di unità, quasi il 92% del totale. Alle persone non fisiche (PNF) risultano intestate 2,8 milioni di unità e sono meno di 10 mila le abitazioni tra i beni comuni. Tra le categorie catastali delle abitazioni, quelle che presentano una maggior quota di unità delle PNF rispetto al dato complessivo, sono le abitazioni di maggior pregio (A1, A8 e A9) e le abitazioni tipiche dei luoghi (A11).
Passando al quadro generale, lo stock immobiliare censito negli archivi catastali italiani consiste di quasi 73 milioni di immobili o loro porzioni, di cui circa 63,5 milioni sono censite nelle categorie catastali ordinarie e speciali, con attribuzione di rendita, oltre 3 milioni sono censite nelle categorie catastali del gruppo F che rappresentano unità non idonee, anche se solo temporaneamente, a produrre ordinariamente un reddito (aree urbane, lastrici solari, unità in corso di costruzione o di definizione, ruderi) e oltre 6 milioni sono beni comuni non censibili, cioè di proprietà comune e che non producono reddito, o unità ancora in lavorazione (circa 190 mila). Non considerando questi ultimi (beni comuni non censibili e immobili in lavorazione), la maggior parte dello stock immobiliare è censito nel gruppo A, immobili residenziali, (oltre il 50%) e nel gruppo C (quasi il 40%), dove sono compresi, oltre ad immobili commerciali (negozi, magazzini e laboratori) anche le pertinenze delle abitazioni cioè soffitte, cantine, box e posti auto.
La rendita catastale media italiana per le abitazioni è di 480 euro mentre per gli immobili in generale sale a 582 euro. Nel 2013 si registra un aumento dell’1,2 per cento rispetto all’anno precedente.
 

 
Forte distribuzione dello stock residenziale a Palermo e Catania
 
CATANIA – Analizzando, brevemente, la situazione siciliana che emerge dalle cartine tematiche, realizzate dall’Ae, si nota una forte distribuzione dello stock residenziale a Palermo e Catania (tra 450.000 e un milione di unità), tra 350.000 e 450.000 a Messina, Trapani e Agrigento tra 250.000 e 350.000. Palermo ospita 10.000-45.000 uffici e studi privati, Catania tra 5.000 e 10.000, Enna, Caltanissetta ed Agrigento meno di 1.500.  Le unità immobiliari destinate ordinariamente all’uso collettivo, come collegi, prigioni, ospedali, scuole, biblioteche, uffici pubblici sono tra 2.000 e 3.000 a Palermo, tra 1.500 e 2.000 a Catania e Messina. Numeri sconfortanti a Enna, Caltanissetta, Agrigento e Ragusa: meno di 1.000. Tali cromatismi non esaltanti sono, ovviamente, peculiarità del Sud con eccezioni in positivo solo a Napoli (oltre 5.000) e Foggia (tra 3.000 e 5.000). Una forte componente commerciale è presente a Catania: 350.000-1.000.000 di unità, bene anche Palermo e Messina che oscillano tra le 200.000 e le 350.000.  Le unità immobiliari a destinazione speciale a fine produttivo sono presenti in maniera massiccia a Ragusa (13.000-20.000).

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